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lunedì 12 dicembre 2016

Addio all'euro?


E adesso occorre pensarci bene dopo la vittoria del NO e non farci prendere dal sensazionalismo populista (termine ormai in uso) e dalle ostilita’ contro manovre di austerity che saranno sempre piu’ rigorose e per chi vuol tornare alla moneta nazionale ed uscire dall’euro, come risorsa deve fare un poco i conti.

Abbiamo perso quando siamo entrati col rapporto mille lire 1 euro quando agli effetti erano 1.936,27..chi vendeva prodotti a 1.000 lire (vedi supermercati) e’ passato ad 1 euro, ma i soldini in tasca nostra non sono raddoppiati e adesso vogliamo rientrare e staccarci dalla moneta unica..ma non sara’ leggermente pericoloso?
Il buon Draghi Mario dice che ci sono due opzioni:
1° - tramite negoziato che associa il ritorno alle monete nazionali peri il SudEuropa e la creazione di una moneta comune per il NordEuropa quindi il classico Nordici e Sudici.
2° - Attraverso una disintegrazione dell’euro (questa e’ molto dolorosa per le conseguenze di crisi politiche e speculazioni finanziarie dall’estero).
Certo e’ che queste soluzioni porterebbero non poche ripercussioni sui mercati e sui nostri portavuoti ormai fogli (invertendo i termini il prodotto non cambia).
Chi vuole un rientro e’ perche’ ormai e’ alla frutta e tanto di fame morrebbe lo stesso e quindi malcomune mezzo gauDio, ma cerchiamo di capire a cosa andremo incontro uscendo dall’euro…




Ripercussioni sui risparmi
La forte svalutazione della moneta - ipotizzata al 20% - farebbe perdere il 30% dei risparmi e dei patrimoni degli italiani, una cifra non da poco se si considera che l’Italia e’ tra i Paesi europei con il piu’ alto risparmio personale.


Stangata sui mutui
La situazione varia da mutuo a mutuo, in generale la differenza sta tra il tipo di tasso, se fisso o variabile. Nel primo caso, con la riconversione degli stipendi in lire e l'aumento dell'inflazione, anche un mutuo a tasso fisso sarebbe una spesa eccessiva. Nel secondo caso, invece, sparisce l’Euribor, il tasso a breve sull’euro, sostituito da un tasso corrispondente alla lira, con un aumento delle rate mensili da pagare.





Stipendi e pensioni dimezzate
La svalutazione della Lira porterebbe ad un crollo della moneta locale rispetto all'euro del 60%, con gravi ripercussioni sugli stipendi e le pensioni che varrebbero il 60% in meno. Pagare la rata del computer o del frigorifero diventerebbe un'impresa titanica.





Inflazione e svalutazione
Svalutazione corrisponde ad inflazione elevata, a causa del maggior costo dei prodotti importati. E maggiore inflazione corrisponde a rendimenti più elevati sui titoli di Stato, a prezzi alle stelle e aumento del debito pubblico.




Perdita del valore immobiliare
Il ritorno alla moneta nazionale farebbe perdere valore alle case, sempre come conseguenza dell'inflazione.



Il carburante
La svalutazione e l'inflazione porteranno ad un aumento dei prezzi importati, quindi anche del carburante, con la benzina che sfiorerebbe dai 3 ai 4 euro a litro.



Deficit delle importazioni
Se il ritorno alla moneta nazionale porta come beneficio il rilancio delle esportazioni, dall'altra parte porta un deficit nelle importazioni, soprattutto di materie prime, i cui prezzi schizzerebbero alle stelle.



Welfare
Secondo gli analisti, un fattore positivo previsto con l'uscita dell'euro sarebbe il ripristino del welfare state. "Se restera’ l’Euro, le forze del libero mercato ridurranno la quota del settore pubblico e distruggeranno gli Stati sociali e paesi Mediterranei".

Aumento debito pubblico e capitali all'estero
La svalutazione della lira e la conseguente inflazione favorirebbero l' aumento del debito pubblico, con gravi rischi per il sistema bancario che rischierebbe di perdere completamente la liquidita’ a causa
della fuga di capitali all’estero.


Le ripercussioni a livello europeo
Il ritorno alla Lira influirebbe negativamente sulle economie nazionali e internazionali. Le principali ricadute sarebbero sul crollo del Pil, su ingenti perdite di posti di lavoro - in Francia si ipotizza un milione, in Italia anche di piu’ - e la perdita di competitivita’ a livello europeo.

Ma si, vediamo il bicchiere mezzo piene, siamo ad un passo dal Natale e diventiamo piu’ buoni compreso il parroco con la p minuscola che non fa il presepe per non urtare la suscettibilita’ di chi professa altre religioni (ancora qualche sbarco e poi la maggioranza non sara’ certo la nostra).




1 commento:

Carlo Bonzi ha detto...

chi era gia' quello che diceva..Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di piu'??...forse quello che al referendum ha tirato i dadi e dal NO e' passato al SI? e lo paghiamo anche..bah (a Natale colletta per far avere una bici da corsa ma senza sellino)..