lunedì 30 luglio 2012
Congiuntivi-te
Intanto
che aspetto lella che e’ andata a far danni a Lanciano mi butto sui
congiuntivi usati negli scritti togolani ani per gli amici o anche
togolesi idem 4 lettere finale sempre per gli amici, dove detti
congiuntivi litigano (accento sulla seconda i e non sella a di ano) con
verbi non indicati sul quattrogatti,duetopi e trecani..detto questo, mi
sovviene la storia di quel bimbo di nove anni milanese che va’ matto per
i congiuntivi e con compagni scolastici che non lo cagano e che lo
isolano dal gruppo riempiendo la lavagna di scritte contro di lui..
lasciatemi pensare a sto povero ragazzo e non posso fare a meno di
meindignare come non mai per chi ama i congiuntivi e non la
congiuntivite dovuta a sputo che indirizzerei nell’occhio di chi lo
mette in quarantena..ena ena.. Quanto imbarazzo, quanta vergogna scusate
se non ho messo la virgola prima (le ho messe tutte in fondo e voi
ficcatele dove volete o riterrete opportuno). Quale futuro potra’ mai
avere un bimbo che e’ affascinato dalle parole, ne chiede il significato
e poi le usa a proposito inserendole nel posto giusto e non come faccio
io e del resto tutto cio’ per la serie, fate cio’ che dico io e non
quello che faccio sempre io.. Cazzo..se per disgrazia il problema
dovesse protrarsi fino all’eta’ adulta (eta’ a cui io non ebbi ancora
arrivato), gli sarebbero precluse moltissime attivita’, a cominciare da
quella politica senza fare riferimenti al tonino che abita a due passi
da me. Avrebbe serie difficolta’ anche in televisione e nei giornali. Il
congiuntivo non e’ solo la brutta malattia degli occhi sopraccitata, ma
un modo sbagliato di affrontare la vita. Se incominci a parlare bene,
poi desideri pensare bene. E magari - orrore - agire bene. Funziona
cosi’, purtroppo. Per fortuna i compagni del piccolo mostro stanno
cercando di riportarlo sulla retta via con un sistema quasi
infallibile.. la legge del branco, che tutti conforma e appiattisce al
livello piu’ basso e rassicurante. Pare pero’ che il diavoletto cocciuto
testadicazzo persista nell’errore. Di questo passo imparera’ a memoria i
primi dodici articoli della Costituzione e allora per rieducarlo non
basteranno piu’ nemmeno i compagni… bisognera’ chiamare direttamente il
Trota o peggio ancora il suo venerando padre anagrafico, quello che ce
l’ha sempre duro (l’orecchio) dal dito medio perennemente evidenziato. (,,,,,,;;;;:::::…..)
domenica 29 luglio 2012
Faida te..
L’aver
superato gli Anta ha inevitabili conseguenze sulla memoria causa
effetto inizio di Alzheimer alias demenza pettorale, ci dimentichiamo i
nomi dei seipiu’uno re di Roma, lasciamo accesa l’auto nel box, inseriamo
arbitrariamente un Brontolo o un Cucciolo nell'elenco degli Apostoli,
scordiamo la data della presa della Bastiglia scordiamo pure la presa
della Pastiglia della pressione e persino quella del nostro anniversario
di matrimonio. Eppure..grattagratta sto fondo del barile, c'e’ qualcosa
che ricordiamo sempre perfettamente.. gli slogan pubblicitari dei
vecchi tempi, quelli che ti martellano il cum grano salis. Ad es.. Avete
presente quello dell'Alpitour? «Turista fai da te? – diceva
testualmente - No Alpitour? Ahi, ahi, ahi…». Credo si fosse nei primi
Anni Novanta e nessuno, all'epoca, immaginava quanto il viaggio sarebbe
diventato davvero un «fai da te».
Oggi, tanto in aereo quanto in treno, e’ il cliente a fare tutto.. guarda gli orari, prenota, sceglie i posti, stampa il biglietto… tempo fa’, onde non gravare sui bilanci del diversamente lavoratore, sono andato a fare un tour nell’UK con un volo lowcost (30 euro andata e ritorno mance ed uso del cesso comprese) e, come dicevo, ho fatto tutto io.. prenotazione, stampa del biglietto, check-in, leccata al pezzo preincollato da sbattere sul bagaglio, stampa della carta d'imbarco. Quando, in aeroporto, mi sono incolonnato con gli altri passeggeri davanti al Gate 16, credevo che i miei compiti fossero finiti, ma, dopo un istante, una voce imperiosa un poco sull’incazzato ha intimato, attraverso gli altoparlanti … I viaggiatori in partenza per l’UK, sono pregati di piegare e strappare la parte inferiore della loro carta di imbarco per consegnarla al personale... Anche il controllo biglietti ci tocca.. Cosi’ ho pensato e fantasticato anzi cocasticato ai futuri sviluppi del fai da te. ..I passeggeri del volo UK6916 sono pregati di spingere le scalette fino all'aeromobile. Quelli della classe economica sono invitati a caricare nella stiva i bagagli dei passeggeri di Business Class. Se c'e’ qualche ingegnere e’ pregato di dare una controllatina al reattore di destra e se qualcuno ha il brevetto da pilota e’ bene accetto perche’ il comandante ha le mestruazioni e non puo’ fare tutto da solo.. in alternativa il ruolo di Secondo puo’ essere assunto anche da chi sia in possesso della patente C da almeno cinque anni o abbia un parente in cosa nostra. Le bibite le portano quelli con il cognome che inizia da A a M, gli altri portano i panini e chi non ha cognome e’ addetto alla pulizia del cesso di destra anche se lui e’ di sinistra».
Beh..In fondo, non sarebbe una cattiva idea vero? Ognuno e anche ognidue.. mette a disposizione degli altri le proprie competenze, ognuno o ognidue si impegnano a fare qualcosa per la comunita’ e tutti ne traggono benefici ad effetto scala. Tempo fa’ a pensarci bene.. avevano proposto qualche cosa del genere per la guida del Paese.. l'avevano chiamata «Democrazia», ma non ha funzionato e io pagaaa…
Oggi, tanto in aereo quanto in treno, e’ il cliente a fare tutto.. guarda gli orari, prenota, sceglie i posti, stampa il biglietto… tempo fa’, onde non gravare sui bilanci del diversamente lavoratore, sono andato a fare un tour nell’UK con un volo lowcost (30 euro andata e ritorno mance ed uso del cesso comprese) e, come dicevo, ho fatto tutto io.. prenotazione, stampa del biglietto, check-in, leccata al pezzo preincollato da sbattere sul bagaglio, stampa della carta d'imbarco. Quando, in aeroporto, mi sono incolonnato con gli altri passeggeri davanti al Gate 16, credevo che i miei compiti fossero finiti, ma, dopo un istante, una voce imperiosa un poco sull’incazzato ha intimato, attraverso gli altoparlanti … I viaggiatori in partenza per l’UK, sono pregati di piegare e strappare la parte inferiore della loro carta di imbarco per consegnarla al personale... Anche il controllo biglietti ci tocca.. Cosi’ ho pensato e fantasticato anzi cocasticato ai futuri sviluppi del fai da te. ..I passeggeri del volo UK6916 sono pregati di spingere le scalette fino all'aeromobile. Quelli della classe economica sono invitati a caricare nella stiva i bagagli dei passeggeri di Business Class. Se c'e’ qualche ingegnere e’ pregato di dare una controllatina al reattore di destra e se qualcuno ha il brevetto da pilota e’ bene accetto perche’ il comandante ha le mestruazioni e non puo’ fare tutto da solo.. in alternativa il ruolo di Secondo puo’ essere assunto anche da chi sia in possesso della patente C da almeno cinque anni o abbia un parente in cosa nostra. Le bibite le portano quelli con il cognome che inizia da A a M, gli altri portano i panini e chi non ha cognome e’ addetto alla pulizia del cesso di destra anche se lui e’ di sinistra».
Beh..In fondo, non sarebbe una cattiva idea vero? Ognuno e anche ognidue.. mette a disposizione degli altri le proprie competenze, ognuno o ognidue si impegnano a fare qualcosa per la comunita’ e tutti ne traggono benefici ad effetto scala. Tempo fa’ a pensarci bene.. avevano proposto qualche cosa del genere per la guida del Paese.. l'avevano chiamata «Democrazia», ma non ha funzionato e io pagaaa…
mercoledì 25 luglio 2012
Spread. questo e' serio.
Sino
ad oggi ho satiricamente dissertato sugli Spread e affini.. ma mi
domando se avete grippo per i vostri soldini depositati in banca. Cazzo
sentite parlare di Spread che aumenta, Grecia,Irlanda Portogallo ed euro
che affondano? Italia come la Grecia? Tredicesime inchiodate? Stringe
il culo vero? Ne avete ben donde e quindi se vi interessano informazioni
prese sul posto continuate a leggere quello che l’amico FabPat72 mette
sul blog e poi traetene le conseguenze con il vostro cranio e non con le
idee degli altri.. Ad es,, come ve la immaginate la Spagna? Un cumulo
di macerie? Mendicanti per le strade? Infrastrutture fatiscenti? E la
politica con i suoi costi, roba che neanche la Grecia? No neanche per
idea, la crisi Spagnola e’ molto diversa da quella italiana, e fatti i
giusti correttivi, peraltro appena varati da Rajoy, Madrid uscira’ molto
velocemente dalla crisi lasciandoci soli in compagnia della Grecia
(perche’ intanto Irlanda e forse persino il Portogallo ne saranno
usciti). Ecco uno spaccato della Spagna di oggi di Maurizio Blondet che
e’ in anzi l’inviato speciale all’estero, copio e incollo quello che
scrive e traetene il succo….
Di
ritorno dalle Canarie: se devo valutare da quest’angolo della Spagna
che ho visto, penso che quel Paese sia meglio attrezzato dell’Italia di
fronte alla crisi, e che si solleverà prima di noi. Anche là vige il
disprezzo per i politici e la politica; cresce, persino più che da noi,
la consapevolezza dei privilegi e del parassitismo delle burocrazie
pubbliche, il che è un buon segno di vitalità politica della
popolazione, che mette sotto accusa i salari sicuri degli statali mentre
nel settore privato la disoccupazione è alle stelle. Ma visto come
stiamo messi noi, vorrei fare il cambio. Ecco alcuni motivi:
Infrastrutture
D’accordo,
durante il boom edilizio (causato dai tassi eccessivamente bassi che
l’euro «germanico» ha chiesto per indebitarsi, e dalle banche tedesche,
rigurgitanti di capitali, che li hanno offerti in eccesso agli iberici)
s’è costruito troppo, ed ora è scoppiata la bolla edilizia. Ma ciò che
colpisce, è la quantità e la qualità delle infrastrutture progettate ed
attuate dalla «politica». Se i politici spagnoli hanno rubato, non si
sono tenuti tutto loro; hanno anche attrezzato il Paese per la
modernità. Strade extra-urbane nuove fiammanti a Lanzarote, autostrade a
quattro corsie (e gratis) a Tenerife; non una buca nell’asfalto, non un
lampione bruciato, e ovviamente non un cartello perforato da gragnuole
di proiettili (tipico del folklore in Sicilia e Calabria). Nella
capitale Santa Cruz, che è pur sempre una cittadina di nemmeno 230 mila
abitanti, grandiosi spazi culturali firmati da archistar (tipico
l’auditorium ideato da Calatrava, e lo Espacio de Las Artes dello
svizzero Herzog) che possono non piacere, ma testimoniano l’impegno dei
pubblici poteri per la cittadinanza, ospitano mostre, biblioteche,
teatri.
Due
aeroporti che non sono affatto cattedrali nel deserto, anzi
frequentatissimi da voli internazionali (arrivano 5 milioni di turirsti –
che poi tornano, al contrario di quelli che vengono in Sicilia).
Immensi parcheggi sotterranei publici, che da noi non si sono mai fatti
perchè «il Comune non ha i soldi» o «il comitato di quartiere si oppone»
o non ci si mette d’accordo sulle mazzette. Un sistema-modello di
trasporti pubblici: la piccola capitale canaria ha una metropolitana
leggera nuova fiammante (del 2004, finanziata da Fondi UE) che tocca
tutte le zone che contano, e fa’ capolinea all’Intercambiador: ossia
alla grande stazione dei bus («guaguas», nel gergo locale), su sei
livelli con scale mobili, da cui si può raggiungere qualunque villaggio
dell’isola a prezzi popolari dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio
sottostante, che basta a 1400 veicoli.
Come
dire che questo Interscambiador è una delle installazioni che mi ha più
colpito? Fate un confronto mentale con una stazione di corriere o anche
dei treni in Italia, dove arrivino e partano, come qui, 3500 bus al
giorno: immaginate le cartacce e le cicche per terra, la polvere (e
peggio) che si addensa negli angoli, gli odori di urina; immaginate i
barboni che dormono sulle panchine, i mendicanti molesti, o i personaggi
più loschi e pericolosi che, nelle ore notturne, abitano le stazioni
italiane. Immaginate, perchè qui è l’esatto contrario: nella monumentale
hall i pavimenti sono lucidi; il bar-ristorante offre bocadillos e
tapas invitanti (io ci ho mangiato un pasto completo per 10 euro),
anzichè quelle oltraggiose cartilagini di prosciutto rinsecchito che
vengono vendute a peso d’oro nelle nostre stazioni da qualche innominata
entità che «s’è aggiudicata l’appalto». I gabinetti pubblici,
ovviamente usatissimi dai passeggeri di ogni nazione e livello sociale,
sono uno specchio, benchè gratuiti. Non ne ho mai trovato uno reso
inservibile con occlusioni di carta igienica cacca e piscio, com’è
regola da noi. Misteriosamente, nelle loro pareti mancano del tutto le
scritte oscene che tanto rallegrano i cessi pubblici italioti. Miracolo,
gli addetti alle pulizie fanno effettivamente il lavoro per cui
percepiscono il modesto salario pubblico, e li vedi sempre in giro con
scopino e scopa a raccogliere anche una sola cicca che per altro solo
gli Italiani buttano a terra oltre che nelle spiagge dove giocano i loro
figli.
Immaginate
i bus? Come minimo, direte voi, avranno l’aria scalcinata, rotta e
bisunta di quelli di Roma (si sa, ci sale tanta gente, il Comune è in
rosso), perchè dopotutto parliamo di isole arretrate e marginali di un
Paese meno ricco e sviluppato del nostro. Macchè: i «guaguas» sembrano
tutti nuovissimi, in perfetto stato di manutenzione, con aria
condizionata funzionante. Ogni mattina, prima di partire, passano sotto
il lavaggio-auto comunale lì a fianco, alla vista di tutti.
E
non basta. Il Cabildo (l’antico Consiglio) ha mandato due emissari a
Bruxelles per chiedere soldi per costruire dal nulla una linea
ferroviaria. Siccome Madrid ha tagliato i finanziamenti, i due inviati
di Tenerife sono andati a chiedere all’Europa di coprire il buco:
dopotutto è un progetto europeo, che il Cabildo ha presentato ed è stato
approvato in sede UE, e che sarà completato coi fondi europei:
esattamente come la giunta della Sicilia o delle altre regioni
meridionali, che non riescono ad usare i fondi europei per incapacità
progettuale, o se li fanno ritirare per malversazioni (1); o che nemmeno
li chiedono, perchè che gusto c’è a fare opere pubbliche su cui non si
possono estrarre tangenti perchè Bruxelles ti controlla?
Taccio,
per non farla troppo lunga, delle infrastrutture immateriali e
culturali; dal Wi-Fi in tutti i bar e ristoranti al museo della Natura,
che vale una visita non solo perchè espone parecchie mummie del popolo
guancio (i nativi delle Canarie), ma per godersi un esemplare di
gestione museale limpida e interessante, con tanto di «laboratori»
affollati di scolari che fanno piccole sperimentazioni e imparano
facendo, sotto la guida di maestri e maestre. Taccio dell’università di
La Laguna, nient’affatto periferica nel sistema di studi spagnolo (che
il governo sta per rendere più severo, avendo annunciato che il livello
di istruzione deve migliorare). Taccio delle spiagge tutte libere e
gratuite e non come quelle di Casalbordino patria dell’ing. togo29,
fornite dall’amministrazione cittadina di docce, spogliatoi e Wc. E
della polizia sempre presente e visibile sulle strade urbane ed
extraurbane invece che imboscata negli uffici.
A
Lanzarote, l’edilizia è basata su un modulo della casa tradizionale
elaborato dall’artista locale Manrique, da cui nessun costruttore si
discosta con fantasiosi villini da geometra; tale architettura è basata
su muri bianchi immacolati, mai bruttati da graffiti e firme di dementi
come da noi; dovrei parlare delle auto che si fermano – non rallentano,
si fermano – appena fai l’atto di voler attraversare la strada sulle
striscie. Perspicua, e per un italiano stupefacente, l’assenza di cumuli
di monnezza per le strade, di discariche improvvisate nelle scarpate, e
l’assenza di vandalismi tipo cabine telefoniche spaccate e smerdate.
In
una parola, vige in Spagna quella civiltà che ormai è un costume in
tutta Europa, salvo che in questa Italia fiera del suo sedimento
incancellabile di volgarità.
Anche
il Re senza tredicesima quindi caro Carlo alias togo29 fregatene della
tua su cui non hai mai fatto affidamento (parole tue).
Tra
le misure per affrontare la crisi del debito statale, il governo Rajoy
ha sospeso (ossia tagliato) la tredicesima di tutti i dipendenti
pubblici. Anche la sua; anche dei membri del governo, anche dei 350
deputati e dei 266 senatori, non esclusi gli ex parlamentari pensionati.
Nessuno l’aveva chiesto al Rey: ebbene, il chiacchieratissimo Juan
Carlos s’e tagliato di sua spontanea volontà di 20 mila euro l’anno
l’emolumento, l’equivalente della sua tredicesima. Dunque oggi il Rey,
la più alta istituzione dello Stato riceve, 271.842 euro lordi annui;
risulta così che un qualunque governatore italiota di regione arraffa
più del re di Spagna; il direttore generale della Rai, quel tal
banchiere Gubitosi messo lì da Monti, ci costa come due re e mezzo.
Il
principe di Asturia, l’erede al trono, s’è tagliato 10 mila euro, in
quanto il suo emolumento è esattamente la metà di quello paterno,
135.921 euro. Il capo della Real Casa, che ha il rango e il soldo di un
ministro, s’è ridotto anche lui lo stipendio nella stessa proporzione
dei membri del governo. Niente a che vedere con quelli che godono i
direttori della Real Casa italiana, detta Quirinale, di cui basta
ricordare i 2 milioni di euro l’anno, più appartamento e ufficio
permanente sul Colle, dell’immarcescibile Gaetano Gifuni.
El
Rey de Espana è notoriamente molto criticato per i suoi lussi, per il
suo amore delle gonnelle, e per le sue cacce all’elefante in compagnia
di una cacciatrice bianca che sarebbe la sua amante. D’accordo, ma a
metà luglio, l’84enne Juan Carlos è partito per Mosca ad incontrare
Vladimir Putin a capo di una delegazione di ministri e imprenditori
iberici. Scopo del viaggio, raccomandare la partecipazione delle
industrie spagnole nel progetto di TGV russo (Mosca-San Pietroburgo a
300 all’ora) che costerà 17,5 miliardi di euro. Già, perchè la Spagna
possiede il know-how allo stato dell’arte: le sue linee ad alta velocità
sono operative già da 25 anni, ed oggi il TGV ispanico (che si chiama
AVE, Alta Velocidad Espanola) dispone in Spagna della più grande rete ad
alta velocità d’Europa, e seconda solo alla Cina: 2665 chilometri. Fu
il governo socialista di Felipe Gonzales a lanciare questo grande
progetto strategico per l’economia spagnola; un governo che rubava come
quello di Craxi, si disse; ma che fece i compiti a casa. E non si ha
notizia di contestazioni dal basso, tipo No-Tav. Oggi, le imprese
spagnole dell’alta velocità si sono aggiudicate il progetto per il treno
Mecca-Medina, una linea che i sauditi pagheranno 6,7 miliardi di euro.
I costi della politica
Il
governo ha tagliato del 50% il sussidio di disoccupazionee dopo il
sesto mese; ma ha anche tagliato del 20% le sovvenzioni ai partiti
politici quindi caro Carlo non raccogliere ste 500.000 firme tanto non
serviranno e ai sindacati (che si aggiunge al 20% già tagliato da
Zapatero), del 30% il numero dei consiglieri degli «ayuntamientos», del
5% le paghe degli statali a cui ha decurtato i permessi sindacali e i
giorni «di libera disponibilità». Tali misure incontrano un diffuso
favore della cittadinanza, consapevole (l’ho già detto) che la crisi
mette in questione i «privilegi» del settore pubblico, nonchè la
corruzione e l’impunità delle caste politiche; privilegi e stipendi e
impunità che tuttavia non hanno alcuna dimensione paragonabile a quella
dei pubblici italiani. Sul quotidiano ABC ho letto un commento durissimo
contro i 266 senatori «che non servono a niente» e prendono – udite
udite – 2.813 euro al mese, a cui il commentatore unisce «una
sovvenzione annuale per ogni partito, che per i due partiti maggiori
ammonta rispettivamente a 3,5 milioni e a 1,5 milioni per il 2012», che
però non vanno agli individui ma ai partiti; uno scandalo che il
commentatore invita a «trattare con l’ascia».
La
mente corre ai 200 milioni di euro che i partiti italiani si incamerano
ogni anno, a dispetto di un referendum che glieli ha negati; e prende
la voglia di abbracciarli, quei poveri senatori sotto accusa per 2.800
euro mensili.
Anche
in Spagna le «autonomie» regionali spendono e spandono – dicono gli
spagnoli – senza controllo, e le più battagliere (prima fra tutti
ovviamente la Catalogna) si sono opposte ai tagli del governo,
minacciando ritorsioni (la Catalogna, elezioni anticipate); i governanti
di Asturie e Canarie hanno annunciato che non taglieranno la
tredicesima ai «loro» dipendenti. La differenza con la situazione
italiana sta non solo nella levità delle cifre dei presunti sprechi
(niente di paragonabile ai 5 miliardi di debiti della Sicilia in
bancarotta, o i 70 complessivi contratti dai nostri comuni, o
l’inaccertabile debito miliardario di Roma Capitale, inaccertabile
perchè nascosto dietro bilanci truccati), ma anche nell’ostilità che le
«autonomie» stanno riscuotendo in quanto, appunto, autonome nella spesa.
«Questi
governi autonomici si sono mutati in un ariete contro gli interessi
nazionali – ha scritto l’editoriale di ABC – mostrano il lato oscuro di
un autonomismo che si pensa come non dovessero mai sorgere problemi di
finanziamento». Le Regioni come il Lato Oscuro della Forza: come
vorremmo aver sentito almeno una volta simili valutazioni in Italia.
Da
questi sparsi esempi si può vedere che i governi spagnoli i compiti a
casa li hanno fatti, nel complesso, molto prima di noi; ed il Paese ha
le infrastrutture e la cultura per eventualmente ripartire. Se non
riuscirà, sarà essenzialmente perchè è sbagliata la cura imposta dalle
Merkel, è sbagliato l’euro, è sbagliato il metodo di assoggettare i
bisogni finanziari del Paese sovrano agli umori dei «mercati». E forse,
perchè quello che stiamo vivendo è un capolinea della storia, in cui
l’Europa – con tanta storia dietro – è smarrita e non sa più che fare.
L’immane
disoccupazione giovanile degli spagnoli è forse un sintomo di questa
fase terminale, additando un futuro di lavoro raro e precario per le
masse. Basterà dire solo che i giovani spagnoli stanno reagendo con
l’emigrazione di massa. E dove emigrano? Sì, 117 mila in Germania e 86
mila negli Usa; ma 368 mila in Argentina, 179 mila in Venezuela, 94 mila
in Messico, 44 mila in Cile, persino 89 mila a Cuba, più che negli
Stati Uniti. Insomma il vasto mondo di lingua ispanica fa’ da
ammortizzatore sociale, ed è inutile far notare cosa vuol dire emigrare
in un Paese dove si parla la tua lingua-madre: significa andare a fare
non solo le pulizie e gli scaricatori ma fare, poniamo, il giornalista,
far valere la propria laurea e le proprie qualificazioni, inserirsi nei
piani alti del Paese ospite. Andare in Argentina e in Venezuela è pur
sempre sfociare in quella grande «Spagna dell’anima» che dura ancora, di
quel mondo che continua a vedere Madrid come la sua patria capitale.
Significa non perdere i contatti con la patria di tutti. Significa poi
più facilmente ritornare a casa, se riparte la crescita; laddove i
nostri giovani italiani che emigrano, i migliori, non tornano più ed a
hanno ragione.
È
un effetto forse imprevisto di quel che resta negli spiriti del grande
impero spagnolo su cui «non tramontava mai il sole». Ma l’argomento –
l’impero spagnolo – è così importante, che merita presto un nuovo post.
Concludo
leggendo dai giornali di metà luglio: «l’Unione Europea ha sospeso il
trasferimento di 600 milioni di fondi alla regione siciliana, motivando
questa decisione con la cattiva gestione degli appalti e l’inadeguatezza
dei controlli. (…) In una dura relazione di poche settimane fa i
magistrati contabili avevano scritto di “eccessiva frammentazione degli
interventi programmati” (troppi soldi distribuiti a pioggia anziché
investiti su pochi obiettivi-chiave), di “scarsa affidabilità” dei
controlli, di “notevolissima presenza di progetti non conclusi”, di
“tassi d’errore molto elevati” tra “la spesa irregolare e quella
controllata”, di “irregolarità sistemiche relative agli appalti”». (…)
«Tra il 2000 e il 2006 l’isola ha ricevuto 16,88 miliardi di fondi
europei pari a cinque volte quelli assegnati a tutte le regioni del Nord
messe insieme. Eppure su 2.177 progetti finanziati quelli che un anno
fa, il 30 giugno 2011, risultavano conclusi erano 186: cioè l’8,6%. La
metà della media delle regioni meridionali».
Interrompo qui data la lunghezza ma se ti interessano opinioni prese sul posto ci risentiamo neh..
Sempre Spread ma stavolta e' serio.
Sino
ad oggi ho satiricamente dissertato sugli Spread e affini.. ma mi
domando se avete grippo per i vostri soldini depositati in banca. Cazzo
sentite parlare di Spread che aumenta, Grecia,Irlanda Portogallo ed euro
che affondano? Italia come la Grecia? Tredicesime inchiodate? Stringe
il culo vero? Ne avete ben donde e quindi se vi interessano informazioni
prese sul posto continuate a leggere quello che l’amico FabPat72 mette
sul blog e poi traetene le conseguenze con il vostro cranio e non con le
idee degli altri.. Ad es,, come ve la immaginate la Spagna? Un cumulo
di macerie? Mendicanti per le strade? Infrastrutture fatiscenti? E la
politica con i suoi costi, roba che neanche la Grecia? No neanche per
idea, la crisi Spagnola e’ molto diversa da quella italiana, e fatti i
giusti correttivi, peraltro appena varati da Rajoy, Madrid uscira’ molto
velocemente dalla crisi lasciandoci soli in compagnia della Grecia
(perche’ intanto Irlanda e forse persino il Portogallo ne saranno
usciti). Ecco uno spaccato della Spagna di oggi di Maurizio Blondet che
e’ in anzi l’inviato speciale all’estero, copio e incollo quello che
scrive e traetene il succo….
Di
ritorno dalle Canarie: se devo valutare da quest’angolo della Spagna
che ho visto, penso che quel Paese sia meglio attrezzato dell’Italia di
fronte alla crisi, e che si solleverà prima di noi. Anche là vige il
disprezzo per i politici e la politica; cresce, persino più che da noi,
la consapevolezza dei privilegi e del parassitismo delle burocrazie
pubbliche, il che è un buon segno di vitalità politica della
popolazione, che mette sotto accusa i salari sicuri degli statali mentre
nel settore privato la disoccupazione è alle stelle. Ma visto come
stiamo messi noi, vorrei fare il cambio. Ecco alcuni motivi:
Infrastrutture
D’accordo,
durante il boom edilizio (causato dai tassi eccessivamente bassi che
l’euro «germanico» ha chiesto per indebitarsi, e dalle banche tedesche,
rigurgitanti di capitali, che li hanno offerti in eccesso agli iberici)
s’è costruito troppo, ed ora è scoppiata la bolla edilizia. Ma ciò che
colpisce, è la quantità e la qualità delle infrastrutture progettate ed
attuate dalla «politica». Se i politici spagnoli hanno rubato, non si
sono tenuti tutto loro; hanno anche attrezzato il Paese per la
modernità. Strade extra-urbane nuove fiammanti a Lanzarote, autostrade a
quattro corsie (e gratis) a Tenerife; non una buca nell’asfalto, non un
lampione bruciato, e ovviamente non un cartello perforato da gragnuole
di proiettili (tipico del folklore in Sicilia e Calabria). Nella
capitale Santa Cruz, che è pur sempre una cittadina di nemmeno 230 mila
abitanti, grandiosi spazi culturali firmati da archistar (tipico
l’auditorium ideato da Calatrava, e lo Espacio de Las Artes dello
svizzero Herzog) che possono non piacere, ma testimoniano l’impegno dei
pubblici poteri per la cittadinanza, ospitano mostre, biblioteche,
teatri.
Due
aeroporti che non sono affatto cattedrali nel deserto, anzi
frequentatissimi da voli internazionali (arrivano 5 milioni di turirsti –
che poi tornano, al contrario di quelli che vengono in Sicilia).
Immensi parcheggi sotterranei publici, che da noi non si sono mai fatti
perchè «il Comune non ha i soldi» o «il comitato di quartiere si oppone»
o non ci si mette d’accordo sulle mazzette. Un sistema-modello di
trasporti pubblici: la piccola capitale canaria ha una metropolitana
leggera nuova fiammante (del 2004, finanziata da Fondi UE) che tocca
tutte le zone che contano, e fa’ capolinea all’Intercambiador: ossia
alla grande stazione dei bus («guaguas», nel gergo locale), su sei
livelli con scale mobili, da cui si può raggiungere qualunque villaggio
dell’isola a prezzi popolari dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio
sottostante, che basta a 1400 veicoli.
Come
dire che questo Interscambiador è una delle installazioni che mi ha più
colpito? Fate un confronto mentale con una stazione di corriere o anche
dei treni in Italia, dove arrivino e partano, come qui, 3500 bus al
giorno: immaginate le cartacce e le cicche per terra, la polvere (e
peggio) che si addensa negli angoli, gli odori di urina; immaginate i
barboni che dormono sulle panchine, i mendicanti molesti, o i personaggi
più loschi e pericolosi che, nelle ore notturne, abitano le stazioni
italiane. Immaginate, perchè qui è l’esatto contrario: nella monumentale
hall i pavimenti sono lucidi; il bar-ristorante offre bocadillos e
tapas invitanti (io ci ho mangiato un pasto completo per 10 euro),
anzichè quelle oltraggiose cartilagini di prosciutto rinsecchito che
vengono vendute a peso d’oro nelle nostre stazioni da qualche innominata
entità che «s’è aggiudicata l’appalto». I gabinetti pubblici,
ovviamente usatissimi dai passeggeri di ogni nazione e livello sociale,
sono uno specchio, benchè gratuiti. Non ne ho mai trovato uno reso
inservibile con occlusioni di carta igienica cacca e piscio, com’è
regola da noi. Misteriosamente, nelle loro pareti mancano del tutto le
scritte oscene che tanto rallegrano i cessi pubblici italioti. Miracolo,
gli addetti alle pulizie fanno effettivamente il lavoro per cui
percepiscono il modesto salario pubblico, e li vedi sempre in giro con
scopino e scopa a raccogliere anche una sola cicca che per altro solo
gli Italiani buttano a terra oltre che nelle spiagge dove giocano i loro
figli.
Immaginate
i bus? Come minimo, direte voi, avranno l’aria scalcinata, rotta e
bisunta di quelli di Roma (si sa, ci sale tanta gente, il Comune è in
rosso), perchè dopotutto parliamo di isole arretrate e marginali di un
Paese meno ricco e sviluppato del nostro. Macchè: i «guaguas» sembrano
tutti nuovissimi, in perfetto stato di manutenzione, con aria
condizionata funzionante. Ogni mattina, prima di partire, passano sotto
il lavaggio-auto comunale lì a fianco, alla vista di tutti.
E
non basta. Il Cabildo (l’antico Consiglio) ha mandato due emissari a
Bruxelles per chiedere soldi per costruire dal nulla una linea
ferroviaria. Siccome Madrid ha tagliato i finanziamenti, i due inviati
di Tenerife sono andati a chiedere all’Europa di coprire il buco:
dopotutto è un progetto europeo, che il Cabildo ha presentato ed è stato
approvato in sede UE, e che sarà completato coi fondi europei:
esattamente come la giunta della Sicilia o delle altre regioni
meridionali, che non riescono ad usare i fondi europei per incapacità
progettuale, o se li fanno ritirare per malversazioni (1); o che nemmeno
li chiedono, perchè che gusto c’è a fare opere pubbliche su cui non si
possono estrarre tangenti perchè Bruxelles ti controlla?
Taccio,
per non farla troppo lunga, delle infrastrutture immateriali e
culturali; dal Wi-Fi in tutti i bar e ristoranti al museo della Natura,
che vale una visita non solo perchè espone parecchie mummie del popolo
guancio (i nativi delle Canarie), ma per godersi un esemplare di
gestione museale limpida e interessante, con tanto di «laboratori»
affollati di scolari che fanno piccole sperimentazioni e imparano
facendo, sotto la guida di maestri e maestre. Taccio dell’università di
La Laguna, nient’affatto periferica nel sistema di studi spagnolo (che
il governo sta per rendere più severo, avendo annunciato che il livello
di istruzione deve migliorare). Taccio delle spiagge tutte libere e
gratuite e non come quelle di Casalbordino patria dell’ing. togo29,
fornite dall’amministrazione cittadina di docce, spogliatoi e Wc. E
della polizia sempre presente e visibile sulle strade urbane ed
extraurbane invece che imboscata negli uffici.
A
Lanzarote, l’edilizia è basata su un modulo della casa tradizionale
elaborato dall’artista locale Manrique, da cui nessun costruttore si
discosta con fantasiosi villini da geometra; tale architettura è basata
su muri bianchi immacolati, mai bruttati da graffiti e firme di dementi
come da noi; dovrei parlare delle auto che si fermano – non rallentano,
si fermano – appena fai l’atto di voler attraversare la strada sulle
striscie. Perspicua, e per un italiano stupefacente, l’assenza di cumuli
di monnezza per le strade, di discariche improvvisate nelle scarpate, e
l’assenza di vandalismi tipo cabine telefoniche spaccate e smerdate.
In
una parola, vige in Spagna quella civiltà che ormai è un costume in
tutta Europa, salvo che in questa Italia fiera del suo sedimento
incancellabile di volgarità.
Anche
il Re senza tredicesima quindi caro Carlo alias togo29 fregatene della
tua su cui non hai mai fatto affidamento (parole tue).
Tra
le misure per affrontare la crisi del debito statale, il governo Rajoy
ha sospeso (ossia tagliato) la tredicesima di tutti i dipendenti
pubblici. Anche la sua; anche dei membri del governo, anche dei 350
deputati e dei 266 senatori, non esclusi gli ex parlamentari pensionati.
Nessuno l’aveva chiesto al Rey: ebbene, il chiacchieratissimo Juan
Carlos s’e tagliato di sua spontanea volontà di 20 mila euro l’anno
l’emolumento, l’equivalente della sua tredicesima. Dunque oggi il Rey,
la più alta istituzione dello Stato riceve, 271.842 euro lordi annui;
risulta così che un qualunque governatore italiota di regione arraffa
più del re di Spagna; il direttore generale della Rai, quel tal
banchiere Gubitosi messo lì da Monti, ci costa come due re e mezzo.
Il
principe di Asturia, l’erede al trono, s’è tagliato 10 mila euro, in
quanto il suo emolumento è esattamente la metà di quello paterno,
135.921 euro. Il capo della Real Casa, che ha il rango e il soldo di un
ministro, s’è ridotto anche lui lo stipendio nella stessa proporzione
dei membri del governo. Niente a che vedere con quelli che godono i
direttori della Real Casa italiana, detta Quirinale, di cui basta
ricordare i 2 milioni di euro l’anno, più appartamento e ufficio
permanente sul Colle, dell’immarcescibile Gaetano Gifuni.
El
Rey de Espana è notoriamente molto criticato per i suoi lussi, per il
suo amore delle gonnelle, e per le sue cacce all’elefante in compagnia
di una cacciatrice bianca che sarebbe la sua amante. D’accordo, ma a
metà luglio, l’84enne Juan Carlos è partito per Mosca ad incontrare
Vladimir Putin a capo di una delegazione di ministri e imprenditori
iberici. Scopo del viaggio, raccomandare la partecipazione delle
industrie spagnole nel progetto di TGV russo (Mosca-San Pietroburgo a
300 all’ora) che costerà 17,5 miliardi di euro. Già, perchè la Spagna
possiede il know-how allo stato dell’arte: le sue linee ad alta velocità
sono operative già da 25 anni, ed oggi il TGV ispanico (che si chiama
AVE, Alta Velocidad Espanola) dispone in Spagna della più grande rete ad
alta velocità d’Europa, e seconda solo alla Cina: 2665 chilometri. Fu
il governo socialista di Felipe Gonzales a lanciare questo grande
progetto strategico per l’economia spagnola; un governo che rubava come
quello di Craxi, si disse; ma che fece i compiti a casa. E non si ha
notizia di contestazioni dal basso, tipo No-Tav. Oggi, le imprese
spagnole dell’alta velocità si sono aggiudicate il progetto per il treno
Mecca-Medina, una linea che i sauditi pagheranno 6,7 miliardi di euro.
I costi della politica
Il
governo ha tagliato del 50% il sussidio di disoccupazionee dopo il
sesto mese; ma ha anche tagliato del 20% le sovvenzioni ai partiti
politici quindi caro Carlo non raccogliere ste 500.000 firme tanto non
serviranno e ai sindacati (che si aggiunge al 20% già tagliato da
Zapatero), del 30% il numero dei consiglieri degli «ayuntamientos», del
5% le paghe degli statali a cui ha decurtato i permessi sindacali e i
giorni «di libera disponibilità». Tali misure incontrano un diffuso
favore della cittadinanza, consapevole (l’ho già detto) che la crisi
mette in questione i «privilegi» del settore pubblico, nonchè la
corruzione e l’impunità delle caste politiche; privilegi e stipendi e
impunità che tuttavia non hanno alcuna dimensione paragonabile a quella
dei pubblici italiani. Sul quotidiano ABC ho letto un commento durissimo
contro i 266 senatori «che non servono a niente» e prendono – udite
udite – 2.813 euro al mese, a cui il commentatore unisce «una
sovvenzione annuale per ogni partito, che per i due partiti maggiori
ammonta rispettivamente a 3,5 milioni e a 1,5 milioni per il 2012», che
però non vanno agli individui ma ai partiti; uno scandalo che il
commentatore invita a «trattare con l’ascia».
La
mente corre ai 200 milioni di euro che i partiti italiani si incamerano
ogni anno, a dispetto di un referendum che glieli ha negati; e prende
la voglia di abbracciarli, quei poveri senatori sotto accusa per 2.800
euro mensili.
Anche
in Spagna le «autonomie» regionali spendono e spandono – dicono gli
spagnoli – senza controllo, e le più battagliere (prima fra tutti
ovviamente la Catalogna) si sono opposte ai tagli del governo,
minacciando ritorsioni (la Catalogna, elezioni anticipate); i governanti
di Asturie e Canarie hanno annunciato che non taglieranno la
tredicesima ai «loro» dipendenti. La differenza con la situazione
italiana sta non solo nella levità delle cifre dei presunti sprechi
(niente di paragonabile ai 5 miliardi di debiti della Sicilia in
bancarotta, o i 70 complessivi contratti dai nostri comuni, o
l’inaccertabile debito miliardario di Roma Capitale, inaccertabile
perchè nascosto dietro bilanci truccati), ma anche nell’ostilità che le
«autonomie» stanno riscuotendo in quanto, appunto, autonome nella spesa.
«Questi
governi autonomici si sono mutati in un ariete contro gli interessi
nazionali – ha scritto l’editoriale di ABC – mostrano il lato oscuro di
un autonomismo che si pensa come non dovessero mai sorgere problemi di
finanziamento». Le Regioni come il Lato Oscuro della Forza: come
vorremmo aver sentito almeno una volta simili valutazioni in Italia.
Da
questi sparsi esempi si può vedere che i governi spagnoli i compiti a
casa li hanno fatti, nel complesso, molto prima di noi; ed il Paese ha
le infrastrutture e la cultura per eventualmente ripartire. Se non
riuscirà, sarà essenzialmente perchè è sbagliata la cura imposta dalle
Merkel, è sbagliato l’euro, è sbagliato il metodo di assoggettare i
bisogni finanziari del Paese sovrano agli umori dei «mercati». E forse,
perchè quello che stiamo vivendo è un capolinea della storia, in cui
l’Europa – con tanta storia dietro – è smarrita e non sa più che fare.
L’immane
disoccupazione giovanile degli spagnoli è forse un sintomo di questa
fase terminale, additando un futuro di lavoro raro e precario per le
masse. Basterà dire solo che i giovani spagnoli stanno reagendo con
l’emigrazione di massa. E dove emigrano? Sì, 117 mila in Germania e 86
mila negli Usa; ma 368 mila in Argentina, 179 mila in Venezuela, 94 mila
in Messico, 44 mila in Cile, persino 89 mila a Cuba, più che negli
Stati Uniti. Insomma il vasto mondo di lingua ispanica fa’ da
ammortizzatore sociale, ed è inutile far notare cosa vuol dire emigrare
in un Paese dove si parla la tua lingua-madre: significa andare a fare
non solo le pulizie e gli scaricatori ma fare, poniamo, il giornalista,
far valere la propria laurea e le proprie qualificazioni, inserirsi nei
piani alti del Paese ospite. Andare in Argentina e in Venezuela è pur
sempre sfociare in quella grande «Spagna dell’anima» che dura ancora, di
quel mondo che continua a vedere Madrid come la sua patria capitale.
Significa non perdere i contatti con la patria di tutti. Significa poi
più facilmente ritornare a casa, se riparte la crescita; laddove i
nostri giovani italiani che emigrano, i migliori, non tornano più ed a
hanno ragione.
È
un effetto forse imprevisto di quel che resta negli spiriti del grande
impero spagnolo su cui «non tramontava mai il sole». Ma l’argomento –
l’impero spagnolo – è così importante, che merita presto un nuovo post.
Concludo
leggendo dai giornali di metà luglio: «l’Unione Europea ha sospeso il
trasferimento di 600 milioni di fondi alla regione siciliana, motivando
questa decisione con la cattiva gestione degli appalti e l’inadeguatezza
dei controlli. (…) In una dura relazione di poche settimane fa i
magistrati contabili avevano scritto di “eccessiva frammentazione degli
interventi programmati” (troppi soldi distribuiti a pioggia anziché
investiti su pochi obiettivi-chiave), di “scarsa affidabilità” dei
controlli, di “notevolissima presenza di progetti non conclusi”, di
“tassi d’errore molto elevati” tra “la spesa irregolare e quella
controllata”, di “irregolarità sistemiche relative agli appalti”». (…)
«Tra il 2000 e il 2006 l’isola ha ricevuto 16,88 miliardi di fondi
europei pari a cinque volte quelli assegnati a tutte le regioni del Nord
messe insieme. Eppure su 2.177 progetti finanziati quelli che un anno
fa, il 30 giugno 2011, risultavano conclusi erano 186: cioè l’8,6%. La
metà della media delle regioni meridionali».
Interrompo qui data la lunghezza ma se ti interessano opinioni prese sul posto ci risentiamo neh..
martedì 24 luglio 2012
Caro Lungomare..
Secondo
giorno di Circe e mi stanno crescendo i funghi sotto i piedi con tutta
l’acqua che sta versando, ho fatto di tutto..persino sostituito le guide
di scorrimento tapparelle, visitato megaipermercati e mi rimane il blog
che dovrebbessere closed..quindi comincio a rimembrare qualcosa del
passato..ahhh il discooo..Fra poco lo ritroveremo sulla bancarella di
Mohamed detto Giuan..quello del lungomare di Casalbrodetto, accanto alle
schede telefoniche sbattute via dal nuovo telefoninare e destinate ai
collezionisti di memorie.. sto parlando del cartoncino per il permesso
di sosta, che ogni automobilista per anni ha usato, che ancora tiene in
qualche tasca dell’auto alla memoria, ma che con l’avvento rapido e
dilagante delle zone blu, praticamente non serve piu’, pure qui a
Casalcoso si usano da luglio i gratta e paga in vendita presso l’orefice
del superiperlittlemarket che ve li vendera’ dopo che avrete fatto
l’acquisto della merce esposta in sede..con due piccioni prenderanno una
fava o viceserva. Questi dischetti li ricordiamo ormai al passato.
Venivano chiamati dischi orario, offertoci dal benzinaio,
dall’assicuratore, dalla vulvivendola della provinciale per
Villalfonsina, grosso, con tanto di scritta pubblicitaria. C’era il
cartoncino del club di calcio beneamato, quello dato come gadget da una
pubblicazione in edicola.. c’era quello da attaccare al vetro anteriore,
in alto perche’ non disturbasse la visibilita’. Era in plastica e si
incollava subito, poi c’erano due destini..o si scollava dopo qualche
giorno, o andava a far parte del vetro ed era non piu’ asportabile ma
grattabile. Quelli tenuti nelle tasche dell’auto avevano la
caratteristica di non farsi mai trovare al momento del bisogno. Forti di
straordinari capacita’ mimetiche, sparivano, si negavano a tutte le
ricerche, riapparivano soltanto quando di essi non c’era assolutamente
bisogno. Molti automobilisti in diverse occasioni li hanno sostituiti
alla brutto cane, scrivendo su un foglietto, l’ora di arrivo assieme ad
una supplica per il vigile, al quale della frase stessa, non poteva
fregare di meno..”spiacente dott. Vigile, non trovi il disco orario, ti
supplico di accettare questo foglio”. Lo stesso automobilista che non li
trovava mai quando ne aveva impellente bisogno, li incontrava
facilmente quando non aveva nessun foglio di carta su cui annotare
qualcosa, e allora scriveva su di essi numeri di telefono, date e ore di
appuntamenti, frasi in codice per ricordarsi cose clandestine. Poi i
dischi sparivano, quando venivano ritrovati i numeri di telefono, le
date, le ore, le frasi apparivano all’automobilista oscuri, criptici, e
lo facevano andar fuori da matto. Adesso ripeto anche sul lungomare di
Casalfreghino ci sono i “gratta e posteggia” per la zona blu che hanno
dipinto di tuttafretta con le macchine sopra, dove si puo’ anche pagare
con monete o con una costosa tessera speciale per scalar denaro e da
notare che anche nei prati si parla di zona blu..un cartello indicatore
recita e indica con P il prato precisando che trattasi di zona
incustodita ma assolutamente a pagamento e non si sa se orario
settimanale mensile o biennale, persino Romeo il gatto randagio e’ stato
dipinto parzialmente di blu datosi che si trovava in direzione
posteggio mentre dipingevano per terra. Chissa’ quando anche queste cose
verranno sbattute via da altri sistemi di posteggio.. anche perche’
tutto il mondo cittadino, paesano o contradaiolo si sta tramutando in un
posteggio.
lunedì 23 luglio 2012
Cabina Mortis.
Attenzione,
allarme rosso che fa’ passare in secondordine lo Spread.. qui nello
stivale la statistica ha confermato che il male del secolo sta
dilagando.. cazzo stiamo invecchiando e come ben si sa diventar vecchi
e’ una tragedia. Ma fortunatamente non piu’ per i vecchi ma per
l’umanita’ intera ..occhio che se entro il 2050 la vita media dovesse
aumentare di tre anni piu’ delle stime attuali gli elevati costi del
Welfare crescerebbero del 50 per cento. Lo scenario e’ da film
catastrofico. Milioni di vecchi pirla che faranno spola negli ospedali
terremotando i bilanci delle Asl e le mazzette dei politici. I prezzi
delle badanti andranno alle stelle, basta vedere quanto ci e’ costata
Rosy Mauro. Il peso di un esercito di indomiti e canuti
diversamentefacenti a gravare sulle spalle di quei pochi lavoratori
precari rimasti e precocemente invecchiati. I fondi pensione, senza piu’
nessuno che paghera’ la pensione finiranno per andare dal culo,
trascinandosi dietro le Borse, gli Stati e lo stesso Fondo Monetario,
che per la gioia del suo ex presidente Strauss che non e’ quello del
valzer che sara’ costretto a rifugiarsi in Brasile, uno degli ultimi
luoghi del pianeta dove le scuole di samba hanno piu’ iscritti delle
bocciofile e nelle universita’ della terza eta’. Come minchia faremo per
scongiurare lo sfacelo annunciato? Qualcuno dovra’ pur sacrificarsi.
Escludendo che quel qualcuno sia il Fondo Monetario, non resteranno che i
vecchietti del 2050. Se l’assenza di diluvi universali dovesse
malauguratamente protrarsi, tocchera’ mettere in pratica la soluzione
estrema che non sara’ quella del kit della morte dolce ma sara’ quella
indicata da Amis quello che ha depositato il brevetto della cabina della
morte e in un suo famoso libro dove illustra come entrare nella cabina
al compimento del novantesimo anno, dopo aver fatto una bella
bicchierata, schiacciare un bottone e adios mondo de mierda. Per lo
spread, questo e altro.
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