La
canonizzazione di Carlomagno nel 1165 da parte dell'antipapa Pasquale
III non è che un momento dello straordinario destino postumo
dell'imperatore d'Occidente.
Qui
si ricorderà brevemente ciò che, nella sua vita e nella sua opera,
ha fornito occasione a un culto in alcune regioni cristiane.
Nato
nel 742, primogenito di Pipino il Breve, gli succedette il 24
settembre 768 come sovrano d'una parte del regno dei Franchi,
divenendo unico re alla morte (771) del fratello Carlomanno. Chiamato
in aiuto dal papa Adriano I, scese in Italia, contro Desiderio, re
dei Longobardi, nell'aprile 774.
In
cambio d'una promessa di donazione di territori italiani al sommo
pontefice, riceve il titolo di re dei Longobardi quando lo sconfitto
Desiderio fu rinchiuso nel monastero di Corbie.
Nel
777 iniziò una serie di campagne per la sottomissione e
l'evangelizzazione dei Sassoni, capeggiati da Vitichindo.
Dopo
una cerimonia di Battesimo collettivo a Paderborn, la rivalsa dei
vinti fu soffocata, nelle campagne del 782-85, con tremendi massacri,
fra i quali quello di molte migliaia di prigionieri a Werden.
Spintosi oltre i Pirenei, nella futura Marca di Spagna, Carlomagno
subì nel,778 un grave rovescio a Roncisvalle.
Nelle
successive discese in Italia (781 e 787) stabilì legami con l'Impero
d'Oriente (fidanzamento di sua figlia Rotrude col giovane Costantino
VI), e s'inserì sempre più a fondo, attraverso i missi carolingi,
nella vita di Roma.
Consacrato
re
d'Italia
e spinto a occuparsi del patrimonio temporale della Chiesa, non
trascurò il suo ruolo di riformatore, continuando l'opera iniziata
dal padre col concorso di S. Bonifacio. Nel 779, benché
occupatissimo per le rivolte dei Sassoni, promulgò un capitolare sui
beni della Chiesa e i diritti vescovili, e accentuò la sua azione
riformatrice sotto l'impulso dei chierici e dei proceres
ecclesiastici e, soprattutto, di Alcuino e di Teodulfo d'Orleans.
La
celebre “Admonitio generalis” del 789 mostra
a pieno la concezione di Carlomagno in materia di politica religiosa,
richiamandosi all'esempio biblico del re Giosia per il quale il
bisogno più urgente è ricondurre il popolo di Dio nelle vie del
Signore, per far regnare ed esaltare la sua legge. Nascono da questa
esigenza il rinascimento degli studi, la revisione del testo delle
Scritture operata da Alcuino, la costituzione dell'omeliario di Paolo
Diacono.
Al concilio di Francoforte del 794, Carlomagno si erge
di fronte a Bisanzio come il legittimo crede degli imperatori
d'Occidente, promotori di concili e guardiani della fede.
Non
è un caso che i testi relativi alla disputa delle immagini (Libri
Carolini), benché redatti da Alcuino o da Teodulfo, portino il nome
di Carlomagno.
Pertanto,
l'incoronazione imperiale del giorno di Natale dell'anno 800 non fu
che il coronamento d'una politica che il papato non poté fare a meno
di riconoscere, sollecitando la protezione del sovrano e
accettandolo, nella persona di Leone III, come giudice delle sue
controversie.
Ma
Carlomagno (come mostrano le origini della disputa sul “Filioque”)
estese la sua influenza fino alla Palestina.
La
sua sollecitudine per il restauro delle chiese di Gerusalemme e dei
luoghi santi mediante questue (prescritte in un capitolare dell'810)
gli
valse più tardi il titolo di primo dei crociati.
Del
patronato esercitato sulla Chiesa dalla forte personalità di
Carlomagno restano monumenti documentari ed encomiastici negli
“Annales”, che ricordano i concili da lui presieduti, le chiese e
i monasteri da lui fondati.
La vita privata di Carlomagno fu
obiettivamente deplorevole.
E
non si possono certo dimenticare due ripudi e molti concubinati, né
i massacri giustificati dalla sola vendetta o la tolleranza per la
libertà dei costumi di corte.
Non
mancano, tuttavia, indizi di una sensibilità di Carlomagno per la
colpa, in tempi piuttosto grossolani e corrotti.
Il
suo biografo Eginardo informa che Carlomagno non apprezzava punto i
giovani, sebbene li praticasse, e, per quanto la sua vita religiosa
personale ci sfugga, sappiamo che egli teneva molto all'esatta
osservanza dei riti liturgici che faceva celebrare, specialmente ad
Aquisgrana (odierna Aachen), con sontuoso decoro.
Cosi,
quando mori ad Aquisgrana il 28 gennaio 814, Carlomagno lasciò
dietro di sé il ricordo di molti meriti che la posterità
si incaricò di glorificare.
La
valorizzazione del prestigio di Carlomagno assunse il carattere di
un'operazione politica durante la lotta delle Investiture e il
conflitto fra il Sacerdozio e l'Impero.
La
prima cura di Ottone I, nel farsi consacrare ad Aquisgrana (962), fu
quella di ripristinare la tradizione carolingia per servirsene.
Nell'anno 1000, Ottone III scopri ad Aquisgrana il corpo di
Carlomagno in circostanze in cui l'immaginazione poteva facilmente
sbrigliarsi. Nel sec. XI, mentre Gregorio VII scorgeva
nell'incoronazione
imperiale di Carlomagno la ricompensa dei servigi da lui resi alla
cristianità,
gli Enriciani esaltarono il patronato esercitato dall'imperatore
sulla Chiesa.
Quando
l'impero divenne oggetto di competizione fra principi germanici,
Federico I, invocando gli esempi della canonizzazione di Enrico II
(1146), di Edoardo il Confessore (1161), di Canuto di Danimarca
(1165), pretese e ottenne dall'antipapa Pasquale III la
canonizzazione
di Carlomagno col rito dell'elevazione agli altari
(29 dic. 1165).
Egli
pensò di gettare in tal modo discredito su Alessandro III, che gli
rifiutava l'impero, e, insieme, sui Capetingi che lo pretendevano. E
se più tardi Filippo Augusto, vincitore di Federico II a Bouvines
nel 1214, si richiamò alle analoghe vittorie di Carlomagno sui
Sassoni, lo stesso Federico II si fece incoronare ad Aquisgrana il 25
luglio 1215 e dispose, due giorni dopo, una solenne traslazione delle
reliquie di Carlomagno. Intanto Innocenzo III, risoluto sostenitore
della teoria delle “due spade”, ricordava che è il papa che
eleva all'impero e dipingeva Carlomagno come uno strumento passivo
della traslazione dell'impero da Oriente a Occidente.
La
grande figura di Carlomagno venne piegata a interpretazioni opposte
almeno fino all'elezione di Carlo V.
Ma a parte le utilizzazioni
politiche contrastanti, il culto di Carlomagno appare ben radicato
nella tradizione letteraria e nell'iconografia.
Il
tono agiografico è già evidente nei racconti di Eginardo e del
monaco di S. Gallo di poco posteriori alla morte dell'imperatore.
Rabano Mauro, abate di Fulda e arcivescovo di Magonza, iscrive
Carlomagno nel suo Martirologio. La leggenda di Carlomagno è
soprattutto abbellita dagli aspetti missionari della sua vita.
A
Gerusalemme, la chiesa di S. Maria Latina conservava il suo ricordo.
Alla
fine del sec. X si credeva che l'imperatore si fosse recato in
Terrasanta in pellegrinaggio. Urbano II, nel 1095, esaltava la sua
memoria davanti ai primi crociati.
Nel
1100 l'avventura transpirenaica dei paladini si trasfigurò in
crociata, attraverso l'interpretazione della Chanson de Roland.
Ognuno ricorda la frequenza di interventi soprannaturali nelle
“chansons de gestes”: Carlomagno
è assistito dall'angelo Gabriele; Dio gli parla in sogno;
simile a Giosué, egli arresta il sole; benché il suo esercito
formicoli di chierici, benedice o assolve lui. stesso i combattenti,
ecc.
Dal sec. XII al XV si moltiplicano le testimonianze di un
culto effettivo di C., connesse da un lato con la fedeltà delle
fondazioni carolingie alla memoria del fondatore, dall'altro con
l'atteggiamento dei vescovi verso gli Staufen, principali promotori
del culto imperiale.
A
Strasburgo si trova un altare prima del 1175, a Osnabruck e ad
Aquisgrana prima del 1200.
Nel
1215, in seguito alla consacrazione di Federico II e alle cerimonie
che l'accompagnarono, si stabilirono due festività: il 28 genn.
(data della morte di C.), festa solenne con ottava, e il 29 dic.,
festa della traslazione.
Roma
rispose istituendo la festa antimperiale di S. Tommaso Becket,
campione della Chiesa di fronte al potere politico; ma nel 1226 il
cardinale Giovanni di Porto consacrò ufficialmente ad Aquisgrana un
altare “in
honorem sanctorum apostolorum et beati Karoli regis”.
A
Ratisbona, il monastero di S. Emmerano e quello di S. Pietro,
occupato dagli Irlandesi, adottarono, nonostante l'estraneità
dell'episcopato, il culto di Carlomagno che, secondo M. Folz, si andò
estendendo in un’area esagonale con densità più forti nelle
regioni di Treviri, di Fulda, di Norimberga e di Lorsch. Nel 1354,
Carlo IV fondò presso Magonza, nell'Ingelheim, un oratorio in onore
del S. Salvatore e dei beati
Venceslao e Carlomagno.
Toccato
l'apogeo nel sec. XV, il culto di Carlomagno non fu abolito neppure
dalla Riforma, tanto da sopravvivere fino al sec. XVIII in una
prospettiva politica, presso i Febroniani.
In Francia, nel sec.
XIII, una confraternita di Roncisvalle si stabilì a S. Giacomo della
Boucherie. Carlo V (1364-80) fece di Carlomagno un protettore della
casa di Francia alla pari di S. Luigi, e ne portò sullo scettro
l'effigie con l'iscrizione “Sanctus
Karolus Magnus”.
Nel 1471, Luigi XI estese a tutta la Francia la celebrazione della
festa di Carlomagno il 28 genn. Nel 1478, Carlomagno fu scelto come
patrono della confraternita dei messaggeri dell'università e, dal
1487, fu festeggiato come protettore degli scolari (nel collegio di
Navarra si celebrò fino al 1765, il 28 genn., una Messa con
panegirico).
Per
queste ragioni il cardinale Lambertini, futuro Benedetto XIV, indicò
nel caso di Carlomagno un tipico esempio di equivalenza fra una
venerazione tradizionale e una. regolare beatificazione
(De servorum Dei beatificatione, I, cap. 9, n. 4). Oggi
il culto di Carlomagno si celebra solo ad Aachen, con rito doppio di
prima classe, il 28 genn. con ottava; la solennità è fissata alla
prima domenica dopo la festa di S. Anna.
A
Metten ed a Múnster (nei Grigioni) il culto è “tollerato” per
indulto della S. Congregazione dei Riti.
Andate a votare e non fate come la pensa Stefano..
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