622
volontari di Gladio
Sono
passati molti anni da quel lontano 6 gennaio 1991 da quando i 622
volontari di Gladio sono stati scaricati pubblicamente in
maniera sconsiderata dal governo italiano.
La
divulgazione dei loro nomi ha sottoposto questi sventurati ad un
lungo periodo di accuse false ed infamanti, caso unico fra gli Stati
della NATO dove esisteva Stay Behind.
Tanta
gente nel frattempo ha dimenticato, i più giovani non sanno nulla, è
pertanto essenziale ricordare, ma ricordare la verità.
Lo Stato
italiano ha la responsabilità di aver tradito i suoi figli
più generosi, quelli che volontariamente avevano accettato, senza
alcun compenso, di servirlo nella malaugurata evenienza di un’
invasione di forze militari straniere dell’Italia.
Gli
aderenti erano perfettamente consapevoli che, alcuni giorni prima
dell’ora fatidica, se fosse avvenuta l’invasione, almeno il 50%
di loro sarebbe stato eliminato dai Servizi Segreti del nemico
aggressore oppure da quelle formazioni italiane pronte ad appoggiare
l’invasore (aveva suscitato scalpore l’on.
Armando Cossutta quando accusò pubblicamente i Gladiatori
definendoli traditori della Patria. Denunciato dalla Associazione
Italiana Volontari Stay Behind fu assolto da un compiacente
magistrato perché, secondo lui, l’offesa
rientrava nella
normale dialettica politica. Cossutta, comunista italiano inserito
nelle gerarchie sovietiche con particolari relazioni con il KGB,
usando il sistema di Goebbels e Stalin , incolpa i tuoi
avversari dei tuoi misfatti , aveva tentato di
infangare i Gladiatori attribuendo a loro le sue personali colpe).
Un
ulteriore 25% sarebbe certamente caduto sotto l’urto dell’attacco
a causa dei bombardamenti e dei combattimenti. Il rimanente 25%
sarebbe stato quindi la residua forza operativa di Gladio, forse
ulteriormente ridotto per chi improvvisamente avesse fatto prevalere
l’istinto di sopravvivenza e gli affetti familiari.
Gli
appartenenti a Gladio avevano precise consegne: restare inseriti, se
possibile, nel proprio contesto sociale, oppure, qualora la
situazione non lo avesse permesso, operare in clandestinità,
attendendo le direttive dalla Centrale Operativa.
Tali
disposizioni avrebbero potuto arrivare subito o anche
molto tempo
dopo a secondo delle varie situazioni e delle necessità che si
sarebbero determinate. stay Behind – Gladio Stay Behind,
che vuol dire “stare dietro le linee” , sul territorio
occupato dal nemico, era un’organizzazione che ricalcava, in forma
aggiornata, quella che era stata adottata dalle forze di resistenza
partigiana in Europa durante l’occupazione nazista.
Era una rete
clandestina, inserita nell’ambito NATO, da
impiegare
nell’eventualità di un’occupazione nemica del
territorio.
Dalla
creazione di Gladio, nei primi anni ’50, fino alla caduta del
Muro
di Berlino il pericolo fondamentale d’invasione, per non
dire
l’unico, veniva dall’Unione Sovietica.
I
Gladiatori pertanto si addestravano simulando di operare sul
territorio occupato dall’esercito dell’invasore sovietico.
Su
questo fatto il PCI prima, e poi il PDS – DS, deliberatamente hanno
equivocato definendo la struttura Stay Behind
un’organizzazione
politica anticomunista e accusandola in particolare di aver attuato
arbitrarie repressioni contro i comunisti italiani.
Tutto
questo al chiaro fine di ergersi a vittime sacrificali e giustificare
al contempo la mancata presa del potere in Italia. Gladio è divenuto
il capro espiatorio del fallimento
dell’ideologia e della storia
del partito comunista italiano.
La
realtà è che Stay Behind era necessariamente una rete clandestina
anti invasione, con l’obbligo di tenere rigorosamente segreta la
struttura, che operava in piena legittimità, in quanto coordinata da
Organi Ufficiali dello Stato che a loro volta erano subordinati ai
massimi vertici del Governo italiano.
La
qualità del personale era verificabile in qualsiasi momento; nessun
agente di "Gladio” ha mai avuto autonoma disponibilità di
armi e di altro materiale bellico predisposto per le esigenze della
guerra non ortodossa.
L’origine
di GLADIO viene fatta risalire all’organizzazione “O” la quale
era originata da una formazione partigiana bianca, la “OSOPPO”.
Nel
primo dopoguerra appena ebbe inizio la Guerra Fredda e divenne
concreto il pericolo che la nostra frontiera del Nord-Est soccombesse
alla prorompente forza degli eserciti del Patto di Varsavia, questa
organizzazione, composta da civili provenienti dalle file degli ex
partigiani bianchi fu inserita legalmente nelle Forze Armate
italiane.
Fu dotata di vertici militari e fatta confluire nella
struttura N.A.T.O. denominata Stay Behind.
Pertanto
mentre gli ex partigiani bianchi si istituzionalizzavano finendo alle
dipendenze della Difesa, gli ex partigiani rossi tendevano a
riorganizzarsi in una struttura interna del PCI, la cosiddetta GLADIO
ROSSA con tendenze rivoluzionarie.
Stay
Behind era costituita da 5 unità di pronto impiego in regioni di
particolare interesse strategico, denominate: STELLA ALPINA nel
Friuli, STELLA MARINA nella zona di Trieste, RODODENDRO nel
Trentino
Alto Adige, AZALEA nel Veneto e GINESTRA nella zona dei laghi
lombardi.
L’arruolamento
Il
reclutamento di nuovi Gladiatori avveniva tramite un sistema
di
valutazione e controllo molto lungo e complesso per poter
garantire la segretezza e la sicurezza della Rete. Il Capo Rete
proponeva ai vertici della Base Operativa un nominativo ritenuto, per
le sue doti di serietà e di equilibrio, conforme ai requisiti
necessari il quale non doveva avere nessuna propensione per alcun
genere di estremismo. Non doveva nemmeno essere troppo giovane,
perché in caso di guerra sarebbe stato richiamato nell’esercito
regolare e così non avrebbe potuto essere disponibile; l’età
ideale era fra i 35 ed i 55 anni.
Per
il momento costui non doveva essere assolutamente informato di essere
un candidato Gladiatore.
Dopo
i necessari accertamenti eseguiti dalla Base, che potevano durare dai
6 ai 12 mesi, ed in caso di risposta positiva, “l’aspirante”
veniva avvicinato dal Capo Rete, che con la massima cautela sondava
il suo pensiero e le sue intenzioni ad una eventuale proposta di far
parte della Struttura.
Il
dialogo avveniva per gradi, in modo che se il prescelto non era
interessato alla proposta, si potesse troncare o deviare la
conversazione per far si che non fossero divulgate informazioni più
di quanto necessario.
Per
questo motivo nelle liste
dei 622 furono trovati alcuni nomi di
persone che nulla sapevano di
tutto ciò, infatti si trovavano nel
periodo della verifica di
preavvicinamento.
Il
fondatore della Rete Stay Behind nella provincia di Bolzano fu il
Cav. Giuseppe Landi, per molti anni anche Presidente dell’A.N.d’P.I.
di Bolzano (Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia), che
reclutò fra i suoi più fidati paracadutisti gli aderenti alla
Struttura segreta.
Giuseppe
Landi, nato a Caserta nel 1921, morì nel marzo del 1991, a distanza
di solo due mesi dalla divulgazione delle liste.
Era
stato contattato dal Ministero della Difesa nei primi anni ’60 per
costituire a Bolzano la Rete clandestina di cui ne divenne poi Capo
rete.
La
scelta era caduta su di lui, oltre che per le sue elevate qualità
morali, anche perché durante la seconda guerra mondiale aveva fatto
parte dei Guastatori dell’Aeronautica, un gruppo denominato
ADRA,
che era addestrato ad essere paracadutato nelle zone dell’Africa
settentrionale occupate dagli Alleati per operare in clandestinità
con azioni di guerriglia e sabotaggio contro aeroporti, caserme o
concentrazioni di mezzi militari nemici.
Il
12 agosto 1979 il Landi subì un gravissimo incidente durante un
lancio effettuato con il paracadute “LISI” (un paracadute
speciale usato dai sabotatori durante l’ultima guerra).
A
causa della grave invalidità che lo colpì, gli subentrò nella
carica di Capo rete , Lino Trettel già campione italiano ed europeo
di paracadutismo.
La
Centrale, la Scuola presso il C.A.G. di Alghero
“SILENDO
LIBERTATEM SERVO”:
questo era il motto ed il simbolo che
appariva all’esterno della Base
Scuola denominata “la
Centrale” che stava a pochi chilometri da Alghero su una
meravigliosa scogliera, dove i volontari di Stay Behind frequentavano
i corsi di preparazione alle tecniche della Guerra non ortodossa sui
temi di Infiltrazione, Esfiltrazione, Sabotaggio e Guerriglia
che avrebbero poi simulato nelle esercitazioni, sui rispettivi
territori di competenza.
Infiltrazione
si intende il metodo per favorire l‘introduzione clandestina di
team di Reparti Speciali Alleati sul territorio occupato;
Esfiltrazione , si intende il metodo per favorire l’uscita
dalle zone occupate di persone a rischio o di spicco come politici o
scienziati, oppure piloti alleati abbattuti, oltre naturalmente i
team entrati clandestinamente.
Presso la Scuola operavano i
militari effettivi della 7ª Div. del SISMI (Servizio per le
Informazioni e la Sicurezza Militare), specialisti altamente
qualificati, chiamati gli “interni”.
Erano
anche incaricati di formare gli “esterni”, i cosiddetti
Gladiatori reclutati fra i civili. Dagli anni ’50 fino al 1974 i
Gladiatori venivano richiamati con regolare cartolina precetto e
svolgevano l’addestramento suddiviso in corsi della durata di 15
giorni, il primo dei quali considerato basico ed i successivi di
specializzazione nelle diverse branche.
Il
richiamo con cartolina precetto fu poi giudicato troppo “
divulgatore” di notizie, in quanto restava una traccia burocratica
dappertutto (Distretti, Caserme dei Carabinieri, Messi comunali,
datori di lavoro, parenti dell’ interessato ecc.) e per essere una
rete assolutamente segreta questo era troppo imprudente.
Dal
1974 fu deciso pertanto di rinunciare ai richiami ufficiali
confidando nella disponibilità degli affiliati di rispondere alla
“convocazione diretta” giustificando l’assenza dal posto
di lavoro con ferie o permessi non retribuiti.
Ilvantaggio
di questo sistema era quello, oltre il mantenimento della segretezza,
di poter estendere il reclutamento anche a chi non aveva fatto il
servizio militare e quindi anche alle donne, infatti per certi
incarichi non servivano certo dei guerrieri del tipo Rambo.
Gli
“esterni” arrivavano con loro mezzi a Roma la domenica e da lì
condotti al CAG (Centro Addestramento Guastatori) in Sardegna a
Poglina, vicino ad Alghero, con un aereo tattico, un bimotore G222
del SISMI, e con un pulmino, entrambi con i finestrini oscurati in
modo che i “passeggeri” non individuassero il luogo dove venivano
condotti.
In
passato il trasferimento avveniva con il famoso aereo “Argo 16”
precipitato nel 1973 a Marghera dove perirono i 5
componenti dell’equipaggio.
Secondo
la Magistratura fu sabotato dai Servizi segreti israeliani per
ritorsione contro il Governo italiano il quale aveva liberato 5
terroristi palestinesi.
Infatti,
poche settimane prima, lo stesso aereo con lo stesso equipaggio aveva
rimpatriato, su ordine del Governo, i 5 terroristi.
Scesi
a terra vicino alla palazzina “C” del complesso militare
si trovavano davanti il mare aperto, immediatamente alle spalle
la montagna, tutt’intorno una fitta vegetazione mediterranea.
Era
pressoché impossibile capire dove si trovavano; all’Elba o in
Corsica, alle Eolie o in Sardegna od in qualche altro territorio
straniero?
Ai
neofiti, prima di salire sull’aereo militare, veniva spiegato
in termini molto chiari che cosa stavano per diventare e cosa
dovevano fare, inoltre erano tenuti a sottoscrivere la dichiarazione
impegnativa di accettare tutti i doveri del caso, in modo che chi
solo allora avesse capito, avrebbe potuto rinunciare ed eventualmente
essere riportato in città.
Il
punto di non ritorno infatti era proprio l’accettazione
dell’impegno; alla Centrale i nuovi Gladiatori venivano poi
schedati, fotografati, prese le impronte digitali e tutto quello che
riguardava la loro identità per una precisa identificazione futura e
facilmente riscontrabile anche in luoghi lontani e per interposta
persona.
Questa schedatura veniva trasmessa anche ad un
Settore
preposto della NATO che raccoglieva i dati di tutti i
Gladiatori di tutti gli Stati che facevano parte dell’Alleanza.
I
dati erano coperti da segreto assoluto con la garanzia che sarebbero
stati distrutti in caso d’emergenza perché non cadessero in mano
al nemico.
Tuttavia
la garanzia risultò non attendibile tanto è vero che nel 1990 la
pressione politica della sinistra riuscì a scardinare questa
riservatezza.
Lo
Stato italiano non era stato in grado di difendere quel segreto che
semplici Gladiatori avevano custodito con fedeltà per tanti anni.
Purtroppo non era stato previsto che il nemico potesse essere lo
stesso Stato che i Gladiatori servivano, ovvero quella parte di paese
che per opportunismo, indifferenza, protagonismo, spirito di vendetta
aveva ritenuto di sbattere i “mostri” in prima pagina.
Nella
Base, da quel momento, gli aderenti a Stay Behind erano in
isolamento, potevano telefonare qualche volta, ma non ricevere
telefonate, niente radio e macchine fotografiche; il recapito per
casi urgentissimi dai familiari era il Ministero Difesa Esercito –
Reparti Speciali Roma.
Avevano
la proibizione di dire il proprio cognome ai colleghi di corso, di
parlare di se stessi e della propria città.
Era
proibito allontanarsi dalla palazzina se non con uno degli
istruttori.
Questi
erano sempre presenti, in aula, in poligono, a tavola, al bar, e
naturalmente durante l’addestramento pratico che avveniva sia in
mare che sul terreno, di giorno e di notte.
Al
termine del corso di addestramento intensivo venivano riportati
a
Roma con il medesimo sistema “oscurato”, e da lì
rientravano nelle loro residenze con aerei di linea , con il treno o
con mezzi propri.
La
Base Scuola serviva anche agli specialisti del CAG, infatti oltre
che
i Gladiatori si addestravano anche molti altri Reparti Speciali
delle
Forze Armate Italiane ed Alleate.
I
depositi di armi (NASCO)
Presso
la Scuola CAG i Gladiatori imparavano la tecnica per l’occultamento
e riesumazione di depositi di armi, detti in gergo NASCO.
Veniva
insegnato il metodo per eseguire operazioni di protezione del
materiale, ricerca del luogo adatto ed interramento,
catalogazione dell’ubicazione e ricerca successiva del NASCO.
Tutto
questo solo teoricamente, perché i NASCO furono depositati nel 1963
da personale “interno” e nessuno dei Gladiatori conosceva le
ubicazioni in quanto sarebbero state segnalate, tramite messaggi
cifrati, solo in caso di necessità d’uso.
Questi
materiali erano stati forniti dagli Stati Uniti confezionati in
speciali involucri al fine di assicurarne il perfetto stato di
conservazione ed interrati in appositi contenitori metallici.
Tali
materiali erano composti da armi portatili, esplosivi, bombe a mano,
pugnali, fucili di precisione, radio trasmittenti, binocoli
ed utensili vari.
Tuttavia
a causa di un ritrovamento fortuito nel 1972, da parte di persone
estranee, di uno dei contenitori nella zona di Aurisina i NASCO
furono ricuperati.
I
materiali esplosivi furono concentrati alla Base di Alghero, le armi
ed il loro munizionamento dati in consegna fiduciaria presso le
caserme dei Carabinieri sigillati ed etichettati come “scorte di
copertura”.
All’emergenza
era previsto il rifornimento agli agenti sui territori occupati
tramite avio lancio.
La maggior parte dei NASCO (100) erano stati
ovviamente ubicati nel Friuli Venezia Giulia, zona a maggior rischio
di invasione sovietica.
In Trentino Alto Adige i depositi erano
solo 5, ma nessuno dei Gladiatori ne ha mai conosciuto
l’ubicazione, perché l’interramento ed il ricupero fu eseguito
solo da personale “interno”.
Le
esercitazioni sul territorio
Le
esercitazioni realizzate sui territori di competenza delle
Reti venivano pianificate dal Comando della Centrale in
collaborazione con i Comandi NATO in quanto venivano coinvolte unità
delle Forze Speciali Alleate, di solito americani od inglesi, le
quali dovevano simulare di essere le punte avanzate degli eserciti
liberatori che penetravano clandestinamente nei territori occupati
dall’invasore.
L’attività durava circa 15-20 giorni e veniva
progettata almeno 8-10 mesi prima.
I
Capi Rete delle zone prescelte per l’operazione venivano
allertati almeno 6 mesi prima, tramite messaggio cifrato e
compresso,inviato mediante speciali radio ad onde corte.
Veniva
definito il luogo, il giorno, l’ora ed il minuto preciso in cui
sarebbe avvenuto l’aviolancio dei “team” Alleati.
Durante
i sei mesi disponibili i componenti di tutta la Rete si
attivavano
per predisporre l’infiltrazione e la successiva
esfiltrazione
delle Forze Speciali, per raccogliere le informazioni relative
agli obbiettivi da attaccare e più in generale quelle relative a
tutta l’area per tutelare la sicurezza e le possibilità di
movimento di tutta l’operazione.
Di
primaria importanza era la ricognizione della zona dove avrebbe
dovuto avvenire il lancio in modo da definire l’esatto punto,
studiare i venti della zona, verificare eventuali pericoli
rappresentati da ostacoli ambientali e morfologici della zona o della
possibilità di intrusione di estranei.
Inoltre
dovevanoricercare ed imparare i percorsi dove avrebbero poi fatto
transitare i “team”, trovare dei rifugi sicuri (baite, fienili, o
ripari naturali) dove avrebbero condotto i gruppi “alleati” per
trascorrere le ore del giorno, al riparo da sguardi indiscreti, in
quanto venivano fatti transitare sui percorsi solamente di notte.
Una
delle esercitazioni invernali classiche degli ultimi anni
nella provincia di Bolzano, era programmata di solito per il mese
di marzo.
Veniva scelta l’Alpe di Siusi quale zona dell’avio
sbarco, infatti
l’altopiano è l’ideale per questa attività.
Nel
giorno fissato i Gladiatori, dopo mesi di febbrili preparativi, erano
sul posto, pronti a “guidare” da terra, con tecniche speciali,
l’aereo sulla verticale del luogo di lancio.
Puntuale
al minuto prestabilito 8 mesi prima (che di solito era fissato fra
l’una e le due di notte) il rombo dei motori dell’aereo
militare, un quadrimotore Lockheed C130 Hercules proveniente dalla
Germania o dall’Inghilterra o direttamente dagli Stati Uniti,
annunciava il suo arrivo. Di lì a pochi secondi una enorme sagoma
nera, a quota poco superiore ai cento metri, avrebbe sorvolato il
punto esatto di lancio, paracadutando i “team” alleati.
Nella
zona di lancio erano presenti, in luoghi ben defilati e
nascosti, anche militari e mezzi del IV Corpo d’Armata di
Bolzano con l’ordine di intervenire, per prestare soccorso, solo in
caso d’incidenti durante il lancio.
I
“team” Alleati venivano poi presi in consegna dai Gladiatori che
li trasferivano, guidandoli lungo i percorsi in precedenza
prestabiliti, al primo rifugio sicuro, dotandoli delle necessarie
vettovaglie.
In
tale luogo arrivavano, poco prima dell’alba, dopo 4 o 5 ore di
marcia notturna nella neve a quote non inferiori ai 1800-2000metri.
I militari alleati trascorrevano il giorno nel nascondiglio ed
i Gladiatori nel frattempo ritornavano alle loro attività civili
diurne.
Durante tutte le notti successive avvenivano altri
spostamenti, con lo stesso metodo dell’assoluta segretezza finché
gli alleati, coadiuvati dai Gladiatori, avessero portato a termine la
loro missione e attraversato tutta la regione.
Dopo
aver simulato attacchi agli obbiettivi prestabiliti oppure contro le
ipotetiche forze nemiche occupanti, venivano affidati alle Reti dei
territori limitrofi per farli rientrare poi nelle zone “libere”.
IL
CONGEDO
Il
Governo italiano nella persona dell’allora Presidente del
Consiglio dei Ministri Giulio ANDREOTTI nel novembre del 1990
dichiarò sciolta la Struttura Stay Behind e fornì al Parlamento e a
tutti gli organi d’informazione i nomi dei 622 componenti dando
inizio così ad una sorta di caccia alle streghe.
Per
mitigare la durezza delle vessazioni a cui erano sottoposti da quel
momento, e per molti anni successivi, l’allora Direttore del SISMI
Ammiraglio Fulvio MARTINI inviò a tutti loro una lettera di congedo
che così riassume:
“Per
ordine del Governo la struttura S/B è stata sciolta in data 27
novembre 1990 .
Pertanto alla ricezione della presente la S.V. Deve
considerarsi sciolta da ogni vincolo connesso alla predetta
struttura.
Viene quindi a cessare ogni forma di riservatezza.
Il
Servizio La ringrazia per la consapevole disponibilità offerta nella
possibile prospettiva di un compito legittimo e generoso nella
malaugurata evenienza di un’occupazione militare dell’Italia.
È con questi sentimenti che Le invio il mio grazie ed i miei più
cordiali saluti
.
”
Firmato:
Ammiraglio
Fulvio MARTINI
Direttore del SISMI
Questo
poteva servire almeno a precisare ai loro datori di lavoro,
ai parenti, agli amici la realtà della situazione.
Nonostante
questo, diversi Gladiatori ebbero gravi difficoltà sul posto di
lavoro ed qualcuno anche in famiglia.
Alcune
consorti chiesero la separazione perché il marito per tanti anni
aveva loro mentito sul reale motivo delle prolungate assenze.
Ma
questo era l’impegno che tutti Gladiatori avevano sottoscritto,
nessuno doveva sapere.
I
Gladiatori erano patrioti che difendevano la democrazia
È
definitivamente passata in giudicato la sentenza di assoluzione
di Gladio e di tutti i gladiatori, sia per non aver commesso il
fatto, sia perché il fatto non costituisce reato.
I
pubblici ministeri hanno rinunciato a ricorrere di fronte alla Corte
d’Assise d’Appello di Roma che aveva mandato tutti assolti già
nel luglio 2001.
Il
termine per il ricorso scadeva in febbraio 2002, ma nessuno degli
accusatori se l’è sentita di prorogare ulteriormente un processo
che non aveva più niente da svelare, gli imputati erano
inequivocabilmente innocenti.
Quegli
organi d’informazione che negli anni precedenti non perdevano
occasione per sparare pagine violentissime contro Gladio ed i
gladiatori, indicandoli come eversori, spie, stragisti, servi degli
americani, hanno passata sotto silenzio la sentenza dell’assoluzione
oppure relegando nelle pagine interne le poche righe della notizia.
Oltre
dieci anni dopo l’inizio di quel vergognoso tiro al bersaglio della
sinistra contro organi dello Stato perfettamente legali, la Giustizia
italiana ha messo definitivamente la parola fine.
I vertici di
Gladio e tutti i suoi 622 aderenti sono stati assolti da ogni
accusanel modo più limpido e chiaro : “il
fatto non costituisce reato” – “il fatto non sussiste” –
“la struttura era perfettamente legale”
.
La
Gladio, quell’organizzazione militare segreta che nel gennaio
del 1991 aveva scatenato l’indignazione della sinistra non ha
commesso alcun reato, i suoi aderenti non erano traditori della
Patria come disse spudoratamente in Tv il comunista stalinista
Armando
Cossutta.
Un
brutto colpo per certi retrivi “
pensatori” della
sinistra, professionisti di campagne di stampa, esperti in caccia
alle streghe, per loro Gladio dietro la strage di Bologna, dietro la
strage di Peteano, dietro il piano Solo, dietro tutto quello che di
nefando è successo in Italia negli ultimi 50 anni.
Era
auspicabile che venisse dato un minimo di risalto alla
notizia dell’assoluzione piena per ripagare in parte i torti
subiti per anni.
Il
Gladiatore è un uomo d’onore e un patriota, soprattutto il
Gladiatore e' innocente, lo dice la II Corte di Assise di Roma.
I
Volontari di Stay Behind erano dei
civili reclutati del Sismi per essere utilizzati solo nel caso di una
infausta invasione dall’esterno. Non hanno mai partecipato a
nessuna guerra, ma solo a fasi di addestramento per lo
scopo menzionato.
Le
notizie di cui sopra sono tratte dal sito di Franco Bortolameolli
deceduto nel 2010, classe 1941, uno dei 622 volontari della struttura
di difesa Stay Behind denominata Gladio.
Ha
esercitato la sua carriera professionale nei quadri Fiat presso lo
Stabilimento Iveco di Bolzano.
Socio
dell’ANPd’I di Bolzano ha svolto per diversi anni l’attività
paracadutistica..e mi raccomando, leggete a bassa voce e guardatevi
alla schiena e soprattutto niente pane e mortadella. (ricordatevi che
mangiano i bambini..occhio).
Franco
(r.i.p dal 2010) non me ne volere e sono giustificati quei periodi di
assenza ciclici in cui uno/a poteva pensare di tutto vero?
Complimenti a te a tutti i componenti della Gladio
Stay Bekind.