Cambio argomento altrimenti vado in rotta con la transilvania, meglio parlare degli amici con invito matrimoniale che detto tra noi, gli amici, ai matrimoni, son sempre i piu’ sfigati. I parenti in chiesa si siedono, al rinfresco si sbracano, nella pennichella si svaccano. E gli amici? Quelli stanno in piedi. Agli amici spetta al massimo un cabaret di bignole e un bicchiere di lemonsoda sgasato, mentre i parenti si strafogano di stragi di mare e cabernet. I congiunti possono andare via dopo la torta a venti piani e dodici pianerottoli, gli amici sono costretti a bailare sotto la luna piena come quella disgraziata della Morena di Zucchero. Sembrerebbe un bilancio decisamente in negativo. E invece e’ li’ che ci si sbaglia. Perche’ alla fine, al momento del congedo, ai parenti viene distribuita in gran pompa la megabomboniera imperiale con tanto di imballaggio e agli amici uno straccetto di iuta ripieno di confetti. Nei casi piu’ fortunati i compagni di merende possono fare incetta di bombon direttamente a manate. «Iddio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per regalarne una certa e piu’ grande», diceva il Manzoni. Tra l’altro nei «Promessi Sposi», manco a farlo apposta. La bomboniera, diciamolo, e’ un oggetto di cui il mondo degli ominidi potrebbe tranquillamente fare a meno. E’ un rabadan. Una carabattola. In termine tecnico… un prendi polvere soprammobile. Cioe’ una roba che deve stare sopra il mobile a cuccarsi il polverame, che pero’ di solito sto mobile ne e’ gia’ pieno che versa. Un ricordo. Ma per chi? Il matrimonio e’ una giornata che il 90% degli invitati spera di dimenticare il piu’ in fretta possibile quasi come le cene dai parenti serpenti. La bomboniera e’ un oggetto che ci ravana per casa impunito e nessuno ha il coraggio di buttare. C’e’ gente che compra apposta un gatto solo per scagliarlo sulla libreria e far si’ che sia lui il colpevole delle rotture. E poi costa da maledetto. C’e’ chi alle nozze d’argento paga ancora le rate delle bomboniere del matrimonio dopo aver firmati tre kg di cambiali senz’osso. Eppure per qualcuno e’ diventato un lavoro. E sembra brutto sputare sulla fatica degli altri, con la penuria di impiego che ci abbiamo di questi tempi. Quindi urge una soluzione alternativa. Io un’idea ce l’avrei. Conserviamo l’usanza della bomboniera ma regaliamo qualcosa di utile e di figo. Che so. Un grattaghiaccio per il parabrezza della macchina, un fermatovaglia per i giorni di vento, uno schiacciamosche, una chiave del 7 che porcapputtana non la trovi mai quando serve, una museruola (per il cane non per la suocera), uno svitol per le serrature che si intabaccano spesso. Sono robe che servono sempre no? E poi vedi come ti ricordi del cugino di terza che si e’ sposato a luglio quando usi il suo grattaghiaccio i giorni della merla per andare in ufficio. O quando ti si intruppica la serratura del garage e lo svitol ti salva la vita. Quindi. Ricapitolando. Basta con i cappellini di limoges, le pipette di ceramica, i barbagianni di Capodimonte. Vogliamo roba che serva. W gli sposi. Auguri e figli maschi. E per ricordo uno sturalavadini con il suo bel sacchettino di confetti legato al manico di oggi sposi.
lunedì 11 ottobre 2010
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