mercoledì 17 febbraio 2010
Primavera
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Ci siamo ecco i primi giorni di sole, in quest’inverno infinito e duro, aprono davvero il cuore spiace per quei paesi del sud che si trovano montagne che franano in casa. Magari, quando mettero’ il post saremo ancora sotto la neve, o la pioggia.. ma intanto sono bastati pochi giorni a farmi scorgere, qua e la’, i segni nell’aria di una primavera che non potra’ farsi attendere a lungo, almeno lo spero anche se avro’ una primavera in piu’ o un ain meno dipende dal bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno.
Uno dovrebbe godersela, la primavera. Rigenerarsi. Approfittarne per depurare lo spirito, avvelenato dalle tossine negative del buio, del freddo, della stagione morta. La primavera e’ un regalo stupendo che ogni anno riceviamo, quasi senza accorgercene, quasi senza apprezzarlo. E invece dovremmo viverla ogni volta come se fosse un’occasione unica, irripetibile, preziosa e magari l’ultima. Tanto piu’ che, prima o poi, lo sara’... Dovremmo viverla facendoci del bene.. amandoci… rispettandoci senza veleni. E cosi’ facendo saremmo poi capaci di amare e rispettare il nostro prossimo.
L’inferno quotidiano in cui ci tocca di vivere (e non faccio riferimento alla tragedia che sta capitando) - e nel quale facciamo, per lo piu’ inconsciamente, vivere quanti ci stanno attorno - ce lo costruiamo con le nostre mani e il nostro cuore, con la nostra incapacita’ di staccarci dai storielle miserabili, di superare le nostre frustrazioni, le nostre doppie personalita’, di guardare all’esistenza con gli occhi della moderazione, e forti dell’antidoto del ridicolo. Facciamo pagare a noi stessi e a chi incontriamo sul nostro cammino il prezzo - fuori mercato - dei nostri fallimenti, delle nostre inadeguatezze, delle nostre insoddisfazioni, delle nostre bugie, delle nostre illazioni. Attribuendone la responsabilita’ sempre e soltanto agli altri, a una «cupola » di figure negative jellanti e avverse sotto la quale comprendiamo, a seconda dei casi e delle convenienze, colleghi di lavoro e famigliari, amori in corso ed ex, entita’ vaghe e minacciose («i politici», «i potenti», o semplicemente «quelli li’» insomma quelle mezzi frasi che lasciano intendere di tutto e ci fanno cadere sempre piu’ in basso). Consolàti (accento sulla a e stavolta lo metto) anzi cambio e scrivo..accontentàti (niente altro accento sulla a).. in fondo per l’autoassoluzione che deriva dall’invenzione di tanti nemici. Incapaci di renderci conto di una piccola, banale verita’.. non c’e’ nulla di male a chiedere il massimo alla Vita.. a condizione di non serbarle rancore, se non ce lo concede, e di capire che prima o poi tutte le false verita’ verranno a galla mentre noi andremo sempre piu’ in fondo.
Ci siamo ecco i primi giorni di sole, in quest’inverno infinito e duro, aprono davvero il cuore spiace per quei paesi del sud che si trovano montagne che franano in casa. Magari, quando mettero’ il post saremo ancora sotto la neve, o la pioggia.. ma intanto sono bastati pochi giorni a farmi scorgere, qua e la’, i segni nell’aria di una primavera che non potra’ farsi attendere a lungo, almeno lo spero anche se avro’ una primavera in piu’ o un ain meno dipende dal bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno.
Uno dovrebbe godersela, la primavera. Rigenerarsi. Approfittarne per depurare lo spirito, avvelenato dalle tossine negative del buio, del freddo, della stagione morta. La primavera e’ un regalo stupendo che ogni anno riceviamo, quasi senza accorgercene, quasi senza apprezzarlo. E invece dovremmo viverla ogni volta come se fosse un’occasione unica, irripetibile, preziosa e magari l’ultima. Tanto piu’ che, prima o poi, lo sara’... Dovremmo viverla facendoci del bene.. amandoci… rispettandoci senza veleni. E cosi’ facendo saremmo poi capaci di amare e rispettare il nostro prossimo.
L’inferno quotidiano in cui ci tocca di vivere (e non faccio riferimento alla tragedia che sta capitando) - e nel quale facciamo, per lo piu’ inconsciamente, vivere quanti ci stanno attorno - ce lo costruiamo con le nostre mani e il nostro cuore, con la nostra incapacita’ di staccarci dai storielle miserabili, di superare le nostre frustrazioni, le nostre doppie personalita’, di guardare all’esistenza con gli occhi della moderazione, e forti dell’antidoto del ridicolo. Facciamo pagare a noi stessi e a chi incontriamo sul nostro cammino il prezzo - fuori mercato - dei nostri fallimenti, delle nostre inadeguatezze, delle nostre insoddisfazioni, delle nostre bugie, delle nostre illazioni. Attribuendone la responsabilita’ sempre e soltanto agli altri, a una «cupola » di figure negative jellanti e avverse sotto la quale comprendiamo, a seconda dei casi e delle convenienze, colleghi di lavoro e famigliari, amori in corso ed ex, entita’ vaghe e minacciose («i politici», «i potenti», o semplicemente «quelli li’» insomma quelle mezzi frasi che lasciano intendere di tutto e ci fanno cadere sempre piu’ in basso). Consolàti (accento sulla a e stavolta lo metto) anzi cambio e scrivo..accontentàti (niente altro accento sulla a).. in fondo per l’autoassoluzione che deriva dall’invenzione di tanti nemici. Incapaci di renderci conto di una piccola, banale verita’.. non c’e’ nulla di male a chiedere il massimo alla Vita.. a condizione di non serbarle rancore, se non ce lo concede, e di capire che prima o poi tutte le false verita’ verranno a galla mentre noi andremo sempre piu’ in fondo.
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