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domenica 21 marzo 2010

Spaccianeve e i 7 Nasi



SpacciaNeve viveva ai margini del bosco fatato,

un monolocale fuori equo-canone semi arredato,

e si guadagnava da vivere non vendendo rose,

bensi’ campava smerciando la dose.

Con lei abitavano i sette Nasi contenti

che poi erano i suoi migliori clienti:

c'erano Spinolo, Passalo, Scaldalo, Pillolo, Trippolo e Rollo,

e infine Sniffolo, che era di tutti il rampollo,

si alzavan di mattina a un'ora molto presta

e prendevano la pista attraverso la foresta,

era una pista lunga e polverosa

che conduceva a una radura erbosa,


dove i Nasi lavoravano tutta la settimana

coltivando papaveri e canapa indiana.
Ritornello :


"Andiam (sniff-sniff) andiam (sniff-sniff),

andiamo a coltivar tanti bei papaveri da raffinar,

e noi vogliam (sniff-sniff) vogliam (sniff-sniff),

vogliamo respirar la polverina che ci dara’ la felicita’!"



Ma Spaccianeve dirigeva la piantagione

e suggeriva dotta moderazione:

"Portate pazienza miei giovani amici,

mettete un freno alle vostre narici,
soltanto se i raccolti saranno buoni

verranno soddisfatte le vostre aspirazioni"

Intanto la malvagia Regina

nel suo superattico con piscina
stava armeggiando senza fretta

con uno specchio e una lametta,


ah, no, scusate, mi son sbagliato,

con uno specchio si’ ma fatato
"Specchio, specchio delle mie brame

chi ha la roba piu’ buona del reame?"


"Regina, una volta l'avevi tu,

ma ora Spaccianeve ne ha piu’ buona e molta di piu’!

"Ah, sciagurata! Come osa ostacolarmi?

Dimmi dov'e’, sicche’ io possa vendicarmi!"


"Ai bordi del bosco valla a cercare

e questo strano frutto in regalo le dovrai portare."

Cosi’ la Regina parti’ un bel mattino

sotto mentite spoglie di un pusher marocchino

e giunse poco dopo alla casina

portando in tasca una siringa piena di stricnina.



"Benvenuto amico mio, posso darti una mano?"

disse Spaccianeve quando vide l'Africano,

gradisci un chilom, un trip, un caffe’ con la panna?"

aggiunse poi, rollandosi una canna.



"Gara Sbaggianeve, di ringrazio dell'invido

e g'hai gulo ghe sdasera sono brobrio ben fornido!

Gosa ne digi di farmi endrare

gosi’ questa bella bera gi bossiamo sbarare?"



Spaccianeve accetto’ volentieri la proposta,

senza neanche immaginare la malvagita’ nascosta,

ma poco dopo cadde riversa sulla schiena

con l'ago ancora piantato nella vena.



Ora la Regina, tornata normale,

quella sventurata si mise a sbeffeggiare:

"Guardati, Spaccianeve, sei ridotta ad uno straccio,

ed ho di nuovo io il monopolio dello spaccio!

Vedi cosa succede alle persone golose?

Chi troppo vuole alla fine si ritrova in overdose!"



Immaginate voi lo strazio e la disperazione

che colse i nasetti di ritorno dalla piantagione,

il primo di essi aprendo la porta
la vide distesa che sembrava morta:

"Oh, Spaccianeve, dicci chi e’ stata

chi ti ha venduto roba tagliata!

Come faremo noi la mattina

senza la magica polverina?"



E rimasero a fissare quel corpo inerte

che aveva le gambe tutte scoperte:

"Certo pero’ che e’ proprio carina!"

sussurro’ Sniffolo con la sua vocina,


rispose Rollo "Che vuoi che ti dica,

e’ sempre stata un gran pezzo di fica,

ma adesso che e’ li e non sente niente,

potremmo farcela tranquillamente!"



Cosi’ si disposero in fila indiana

davanti all'ingresso di quella tana,

entrando a turno per pochi minuti,

finche’ tutti quanti non furon venuti.,


quindi riposero quel corpo giallo

dentro una bara di puro cristallo

e dopo un viaggio di pochi minuti

la scaricarono in mezzo ai rifiuti.



Da quel di’ vissero nella disperazione

trascurando persino la piantagione,

e diedero fondo con ritmi indecenti

alle riserve di stupefacenti.



Era da tempo finita la scorta

Quando qualcuno busso’ alla porta,

e di chi era quel tocco lieve?

Ma che domande,… di Spaccianeve!



L'accolsero tutti con entusiasmo,

addirittura quasi sfiorando l'orgasmo,

quindi le chiesero come si chiamava

quel tipo strano che l'accompagnava.



"Cari Nasetti, prestate attenzione,

e’ a lui che devo la resurrezione,

e’ dolce come il miele, tenero come il burro

ed il suo nome e’ Principe Buzzurro!"



Costui era un tipo very alternativo,

capelli lunghi, la barba, lo sguardo primitivo,

i jeans unti e strappati, portava un grosso anello,

gli puzzavan le ascelle, fumava lo spinello,

e quando i sette Nasi gli chiesero una spiegazione

lui rispose cos’, grattandosi un coglione:


"A nase’, cioe’, io stavo a rovista’ n'a monnezza

quando d'un tratto te vedo 'sta bellezza,

stava ferma, distesa, tutta sbracata,

e che dovevo fa’, io m'a so’ chiavata!"



"E lei - chiesero stupiti i Nasi - si e’ svegliata?"

"No, pero’ la voja mica m'era passata,

e lei stava sempre la, dentro 'sta scatola de vetro,

aho, io l'ho ggirata, m'a so' fatta pure di dietro!"


"Ed a a quel punto - insistettero i Nasi - che lei si e’ risvegliata?"

"Manco pe' gnente, pero’ la voja io me l'era levata.

Me ne stavo a anna’, abbonandome i carzoni

quando questa caccia n'urlo - mi cojoni!


'A more’ - me dice - pe' tutta 'sta trafila

vedi un po' de cala’ na bbella centomila!"

E siccome che 'sta cifra nu je la potevo da’

m'ha chiesto de seguirla, ed ora eccoce qua!"


E da quel giorno vissero ai margini del bosco

Spaccianeve, i sette Nasi, con in piu’ quel tipo losco,

ripresero a coltivare, e tutto andava bene

anche perche’ avevano le narici sempre piene,

mentre invece la Regina, travolta dall'egoismo

si era data addirittura all'alcoolismo.



"Tutto e’ bene cio’ che ti fa star bene", dice il saggio

e a volte ne basta appena un assaggio.

Ma... lunga la pista, stretta la via,

occhio che arriva la Polizia!!
E come disse il mio amico Gargiulo..
Vedete n’ poco d’anna’ a prennerlo ner…

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