L’operazione in se’, appare crudele.. si deve selezionare, decidere che cosa ha senso conservare ancora, e cosa invece puo’ essere gettato senza rimpianti. Cos’e’ quel bigliettino? L’invito ad una festa dei diciott’anni di un compagno di scuola ormai senza volto.. la cartolina di una fuggevole conoscenza estiva.. il biglietto d’ingresso a un museo visitato chissa’ quando e chissa’ con chi e ci accorgiamo che di tanti affetti, di tante passioni, di tante speranze, ormai ben poco resta. Quelle che pensavamo reliquie dell’eta’ piu’ bella, sono soltanto cartaccia, buona per la differenziata.
Alla fine contempliamo quella montagna di rifiuti ..dei momenti di vita negati, dimenticati, lasciati scivolare via. E di fianco, la modesta scatola di cartone dove abbiamo riposto cio’ che ancora conserva un significato, ancora ci parla, ancora ci commuove. E’ una scatola molto piccola, non terra’ molto posto. E cio’ che ci portiamo dietro, e’ la misura tangibile del nostro esistere. E poco quel che resta di noi. Poco, pochissimo. Nulla a confronto dell’importanza che ci attribuiamo, ogni mattina, svegliandoci. Sapete che vi dico? Me ne vado al mare tre mesi e chi s’e’ visto s’e’ visto e al ritorno si ricomincera’ da capo ad accumulare gli acchiappapolvere.
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