Fino ad oggi c'e’ stato un patto tacito con lo Stato. Io pago e tu in cambio mi eroghi dei servizi. Il contribuente non si e’ preoccupato di dove finissero i suoi soldi per due motivi, il primo e’ che il livello di tassazione era gestibile mentre adesso si lavora solo per lo Stato fino ad agosto inoltrato, il secondo e’ che i servizi erano accettabili o a costi contenuti. Ora questo non e’ piu’ vero. I servizi fanno schifo al cazzo e li paghiamo doppi con le scuole private, gli ospedali privati, la sicurezza a spese nostre con porte blindate, sistemi di allarme e grate alle finestre. Una delle prime voci di spesa sono gli interessi sul debito pubblico, pari a circa 100 miliardi all'anno. Li paghiamo con le nostre tasse. Ma perche’ siamo indebitati per duemila miliardi, per fare che cosa? Qualcuno ci ha il chiesto il permesso per ridurci in miseria? Mentre Rigor Montis fa il curatore fallimentare, chi ha causato la bancarotta del Paese e’ ancora a piede libero, a pontificare cazzate.
E' corretto pagare le tasse. E' corretto che tutti le paghino in proporzione al reddito. Non e’ corretto lavorare come gli schiavi ai tempi dei faraoni per vedere dilapidato il frutto del nostro lavoro da presuntuosi e incompetenti nel migliore dei casi, corrotti e ladri nel peggiore, che si spacciano per statisti e ci propongono le loro ricette per la crisi in prima serata televisiva. Il Patto con lo Stato va ridiscusso presto e con altri interlocutori. Se, per ipotesi, si raddoppiasse il gettito fiscale, io sono piu’ che certo che, senza cambiare le regole e dare ai cittadini la possibilita’ di entrare nel merito dei meccanismi della spesa pubblica per decidere su base referendaria on line, ad esempio l'intervento in Afghanistan o l'abolizione delle Province, la situazione si aggraverebbe. La Grecia ci sembrerebbe un Paradiso. I conti dello Stato peggiorerebbero. E' come buttare i soldi in un pozzo senza fondo. E' necessario introdurre la destinazione d'uso per le nostre tasse. Io pago se so dove minchia vanno a finire i miei soldi. Il tempo della fiducia sulla parola a questa gente e’ alle nostre spalle. Loro non si arrenderanno mai. Noi neppure. Ci vedremo in Parlamento.
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