Un insulto, un’esplosione verbale che oltraggia, un’ingiuria, un improperio, un’insolenza.. il turpiloquio e’ una costante del comportamento umano, una corrente elettrica che attraversa da sempre il linguaggio individuale e collettivo, che compare dagli esordi della comunicazione verbale, in ogni civilta’.
Davanti a un’emozione, il parlante, attonito, rimane a corto di parole e ricorre a un intercalare, o a un’espressione che ha piu’ valore di mille parole messe insieme.. e’ quell’emozione che, essendo tale, non si riesce a verbalizzare in altro modo se non rifacendosi a un’espressione che, pero’, molto spesso, risulta volgare.
Se da una parte le parolacce diventano un segno di poverta’ lessicale, dall’altra il giusto peso, nonche’ uso, del significato sono prerogativa del parlante nativo.
E tutto quanto sopraddetto e' sorto in un discorso di chat...espongo..
« Meeee cara collega di chat ma mi vedi a parlare cosi’ ?
Trasecolo. Sbalordisco. Sbarabaquakko, ma e’ vero quello che mi hai accennato?».
Certo che e’ vero caro mio… dire le “parolacce” e’ reato.
<< Oh, minchia. Non ci posso credere,tutte cazzate ».
No Carlo, e’ la Cassazione che lo dice.
« Tutte Cassate (da Cassazione, l’hai capita?eheh) ».
Fai… fai dell'ironia gnugnu. Guarda che tu non avrai altro futuro che la galera. Leggi qua, talpaccia ottusa. La condanna e’ per le parolacce evocative (richiamanti) degli organi sessuali.
« Sarebbe? ».
Che non si possono dire quelle che hanno di mezzo riferimenti ad organi di sesso.
« Tipo? ».
Tipo che testa di cazzo non si puo’ dire ma faccia di merda si’.
« Mmmm…Non sarei cosi’ sicuro tu mi prendi per il culo ».
Lo dice la Cassazione. Leggi il labiale. Stronzo si puo’ dire mentre non mi rompere i coglioni no...e tu ce l’hai sempre in bocca sta frase..
« Basta. Ho capito. Non e’ il caso di fare altri esempi poi ho gia’ smesso di fumare a suo tempo, vorra’ dire che smettero’ anche di dire le parolacce, ma non credo di farcela sai? ».
Devi resistere Carlo. Mordi il fazzoletto.
« E' che non reggo proprio l'astinenza. Non vendono neanche le gomme da masticare come quelle alla nicotina per chi vuole cessare il fumaggio ».
Basta fare con le parolacce come per le sigarette.
« cioe'» ?
Ne dici solo tre al giorno. Una dopo pranzo, una dopo cena e una la sera guardando la tv. Quella te la godi proprio. Ti metti in poltrona, in pigiama e via che ti liberi. Il programma di Vespa in TV di solito fa venire molta voglia.
« Cazzo…Il problema e’ che io sono un'estimatore della parolaccia. Ci sono momenti nella vita in cui la parolaccia e’ d'obbligo. E' proprio necessaria. E non parlo della bestemmia che non mi sfagiola. La parolaccia vera, liberatoria, autentica. Quella che scarica i nervi, spegne la furia, scioglie il magone ti slega i coglioni insomma. Odio quelli che dicono.. porco tubo, vaffanbrodo, acciderba, mi stai rompendo i cosiddetti, porca puzzola, cazzarola… Ma che tristezza. Ma di’ sta parolaccia e falla finita. E liberati. Altrimenti godi solo a meta’ e’ come una sega fatta col preservativo. Oppure non dirle proprio ».
E' una scelta. Anzi, sai che li stimo quelli che le parolacce non le dicono mai. Mai mai mai.
« Vabbuo' approntero' un piano d'emergenza-parolaccia. Non usero’ piu’ riferimenti sessuali. Diro’ solo.. Non farmi girare i Bumbastik, merdarola e Vacheron Constantin ».
Ma quella e’ una marca di orologi.
«Si’, ma vien bene come parolaccia».
E basta?
«Anche vaffancul, con la u francese, poetica. Di quella parolaccia li non posso proprio farne a meno e del resto non e' punibile in quanto ritenuta di uso comune».
Hai ragione Carlo. Ci sono cose nella vita che si risolvono solo con un vaffancul e chiudiamola qui e preparati a pagare 516 eurini e trascorrere sei mesi non a Casalcoso a sole pieno ma al gabbio con sole a strisce.
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