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lunedì 24 agosto 2020

Lo scafista Garibaldi trasportava cinesi che poi venivano venduti come schiavi.


Ehi camicia rossa, lo sai che il tuo heroe de ambos mundos oltre aver venduto anzi svenduto il Sud Italia ai Savoia, oltre ad accordarsi coi mafiosi e camorristi durante le imprese dei mille in Sicilia e poi a Napoli, oltre che aver provato (lui massone) ad offrire i propri servigi alla Chiesa di Roma..l'eroe dei due mondi faceva pure il negriero?
Sti catz ...Se fosse vissuto oggi sarebbe un giorno si' e l’altro pure, ospite fisso in Sicilia tra Augusta, Pozzallo e Porto Empedocle e pure Settimo Torinese .
Ti hanno mai raccontato i libri di storia che il nostro ‘eroe’, oltre che avventuriero, corsaro e predone, quando era esule in America fu scafista ante litteram e anche negriero?
Altro che heroe de ambos mundos...
Garibaldi fu l’effimera rivoluzione dei generale gattopardo.
La sua spedizione fu una grande mistificazione storica con conseguenze deleterie che poi si ripercossero sui siciliani.
Una volta si diceva che era impossibile e quasi un reato parlare male di Garibaldi quindi muti e rassegnati..ma non tutti neh.
Oggi i tempi sono cambiati, anche se da parte di alcuni...che per fortuna sono sempre molti di meno .. stoicamente, si e' tenta ancora di stendere un pietoso velo di complice omerta' su verita che riguardano questo equivoco personaggio, verita' sconosciute ai piu' e anche ai meno.
Ma torniamo al buco nero e infamante dell’attivita' di negriero del predicatore della “fratellanza universale”...
Siamo nel 1850. Garibaldi, dopo la caduta della Repubblica Romana e la morte di Anita (qui faro' un capitolo a parte in quanto e' stata forse strangolata e non si sa da chi ed era di peso al fuggitivo Giuseppe... essa era incinta alsesto mese e pure malata), e' di nuovo in fuga e costretto a un secondo esilio.
Va in Africa, prima a Tunisi poi a Tangeri e infine si imbarca sul veliero americano Waterloo alla volta di New York ove giunge la mattina del 30 luglio.
Al suo arrivo, anziche' scendere dalle scalette come tutti gli altri passeggeri e' calato dalla nave, poiche' immobilizzato dall’artrite, con un paranco assieme ai bauli dei passeggeri.
Per qualche tempo lavorera' nella fabbrica di candele di Antonio Meucci; poi, stanco di un lavoro a lui per niente congeniale, nell’ottobre del 1851, raggiunge il Peru'.
A Lima ottiene da un suo connazionale, l’armatore Pietro Denegri, il comando di una nave, la Carmen, con un equipaggio di quindici uomini. Scopo dell’ingaggio era il trasporto di un carico di guano (sterco di uccelli e ottimo fertilizzante) in Cina.
Il 10 gennaio 1852, la Carmen, battente bandiera peruviana, al comando di Garibaldi, carica di guano, parte da Lima per raggiungere Canton tre mesi dopo, il 10 aprile. Dalla Cina, dopo aver venduto il fertilizzante, ripartira' per il Sudamerica con un carico di differenti generi: seta e “cineserie”.
Pronto il carico, lasciammo Canton per Lima”, riporta Garibaldi nelle sue memorie.
Ma di quale carico si trattasse non viene precisato dal nostro ‘eroe’, al contrario di altri casi dove nei suoi ricordi e' pieno di dovizie di particolari.
Chi, invece, e' nella fattispecie prodigo di notizie e di lodi nei confronti del nizzardo e' il suo armatore, Giuseppe Denegri, il quale mai si stancava di ripetere che “Garibaldi mi ha sempre portato cinesi (‘coolies’) grassi e in buona salute”.
L’armatore era contento perche', normalmente, avveniva che l’indice di mortalita' fosse altissimo: tra il 15 e il 20% degli schiavi trasportati.
Quindi, Garibaldi nel suo lavoretto da negriero era, in buona sostanza, a detta di Denegri, abbastanza umanitario, perche' durante il viaggio, trattava i ‘coolies’ piu' come uomini che come bestie.
Praticamente, con queste affermazioni l’armatore intendeva ringraziare Garibaldi, schiavista buono, che non gli aveva deteriorato il “carico”, consentendogli così piu' lauti guadagni.
Ovviamente, il Denegri ometteva di dire quale fine facessero poi i coolies trasportati in genere dalle navi negriere, secondo gli usi e gli abusi di quei tempi e di quelle terre.
I cinesi sbarcati a Cuba erano venduti in un apposito mercato e trattati come cani e maiali!
In Peru' la situazione di quei poveretti era altrettanto tragica, in particolare per quelli impiegati nelle cave di guano (le guaneras) dove venivano sfruttati e giorno e notte sorvegliati da guardie armate per evitare che si suicidassero.
Gli estimatori e gli agiografi di Garibaldi, su questa infamante parentesi della sua vita, si prodigarono nel dire che non c’era niente di vero e che era tutta una montatura.
Ma al di sopra di tutto vi e' la disinteressata e anche, per quanto detto, per certi versi interessata, testimonianza del Denegri che, suo malgrado, getta un’ombra di infamante sospetto su questo “apostolo” della liberta' delle razze e della fratellanza universale e mai come in questo caso il sospetto fu l’anticamera della verita'.
Come se son bastasse, in una intervista del 20 gennaio 1982 nel centenario della morte del plurieroe, anche Giorgio Candeloro, storico del cosiddetto risorgimento, alla giornalista Laura Lilli che gli chiedeva una “valutazione su un Garibaldi vero, fuori retorica”, lo storico confidava:
Comunque Garibaldi, un po’ avventuriero, un po’ uomo d’azione, non era tipo da lavorare troppo a lungo in una fabbrica di candele.
Va in Peru'; e, come capitano di mare, prende un ‘comando’ per dei viaggi in Cina.
All’andata trasportava guano (depositi di escrementi di uccelli che si trovano nelle isole al largo del Peru'), al ritorno trasportava cinesi per lavorare il guano: la schiavitu' in Perú era stata abolita e il guano non voleva lavorarlo piu' nessuno”.
Insomma – afferma Candeloro – un lavoretto un po’ da negriero.
E così lo storico conclude l’intervista a proposito di Garibaldi:
Era un avventuriero, un uomo contraddittorio, fantasioso, un personaggio da romanzo“.
In sostanza il risorgimentalista Candeloro da' per scontato che la Carmen avesse trasportato ‘coolies’.
Quei cinesi, come gia' detto, venivano venduti come bestiame, per l’esattezza “come cani e maiali”, sui mercati di carne umana di Cuba, Stati Uniti e Peru', e in quest’ultimo Paese, guarda un po’, venivano dirottati nelle cave di guano dove il manico del mestolo lo manovrava anche quel Don Pedro Denegri armatore della Carmen la nave di Garibaldi che gli trasportava i ‘coolies’.
L’Italia e' il Paese dove, qualche tempo fa, qualcuno ha definito lo stalliere di Arcore un eroe ed a questo punto non c’e' tanto da meravigliarsi se, per 160 anni a questa parte, un negriero, un avventuriero, un corsaro e un predone e' stato, a sua volta, dalla storiografia ufficiale e di regime, definito parimenti un eroe.
Sic transit gloria mundi..



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