Nella mia seconda casa in quel dell'Abruzzo senza Molise, esistono delle cantine dove puoi andare ad acquistare il vino prodotto con l'uva.. ebbene si.. il vino qui si fa ancora con l'uva e dovete capire sti poveri centromeridionali che conoscono poco o affatto che il vino si deve fare con lieviti che mantengono gradazioni e danno il sapore o retrogusto di fragola, pomodoro, peperoncino, melone e chi più ne ha piu' ne metta..
In Italia dove sverno dicono e fanno il vino col bastone ovvero aggiungono lieviti secchi al mosto pigliato e sta al vignaiolo scegliere la giusta composizione della cultura starter prendendo in esame aspetti quali il vigore fermentativo e il potere fermentativo. Vabbuo' non vi rompo il cazzo sugll'anidride solforosa e sugli eventuali fitofarmaci utilizzati vigna capaci di influenzare la componente aromatica del vino ma vi dico qual'e' il vino dicui vado alla ricerca e si tratta del .. dadadannn.. del CLINTO.
Questo è il vino illegale dei nostri nonni, e fin dal lontano 1931, quando fu emessa la legge n.376 che vietava sia la coltivazione, sia la commercializzazione dell’uva prodotta dai vitigni ibridi, il privilegio di berne qualche bicchiere doveva essere considerato una rarità e un onore, oltre che un piacere proibito.
Ma faccio un passo indietro: l’uva clinto è approdata in Europa dall' America nella prima metà dell’Ottocento.
Il vitigno clinto è un produttore ibrido diretto tra Vitis Riparia e Vitis Lambrusca; si tratta quindi di un vitigno non innestato, caratterizzato da una grande resistenza alle malattie crittogramiche e alla fillossera.
Il vitigno clinto si propone quindi come soluzione ai problemi dei vitigni di allora, prima con l’oidio e con la peronospera (due funghi patogeni) e poi con la fillosera (un insetto), che si diffusero ampiamente minacciando i vitigni nostrani.
Per questo motivo venne promulgata la legge del 1931, che ne permetteva la coltivazione solo per produrre uva per consumo “diretto”.
Nel 1965 il destino del vitigno clinto si complico' ulteriormente: una legge riconobbe la vitis vinifera come unica pianta dalla quale si poteva ricavare vino, escludendo quindi il vino clinto dal mercato.
Porco cazzo a me gusta da Dio anche perchè il clinto è quasi sparito dalle tavole degli italiani, ma rimane certamente nella mia memoria.
Sto vino ha un colore violaceo intenso, che lascia una traccia densa nelle bottiglie e nei bicchieri, e una macchia particolare nelle tovaglie e se vi cade la gocce sentirete santi e madonne da parte di Lella costretta a buttare via la tovaglia fatta a mano e che ha ricevuta in dote.
Comunque sto intruglio ha un forte profumo fruttato e un inconfondibile aroma, detto “volpino”; ha una bassissima gradazione alcolica, tra i 6 e gli 8 gradi in volume: è quindi poco conservabile; mai oltre la primavera successiva alla vendemmia altrimenti lo potrete usare solo per tingere i baffi-
Vi ebbi incuriuosito del clinto? Lo so di essere un cesso in fatto di arte culo in aria e di avere tendenze leggermente fuori dal municipio, ma a me piace un casino e credetemi che non sembrano trovare invece fondamento le leggende sui danni alla salute umana causati da supposti valori elevati di metanolo e tannino.
Del resto all'eta' dei datteri a cui sono arrivato fatemi godere selvaggiamente con un paio di bicchieri di sto vino.. alla faccia dei degustatori che se lo assaggiano sbattendolo in bocca avranno le fauci da decolorare nei prossini lustri..buon vino a tutti.
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