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sabato 24 dicembre 2022

"Olgiate Olona, 26 Giugno 1959" -

Tutti abbiamo un fatto da ricordare che ci ha colpito durante la nostra esistenza. Uno di questi a me è successo nel 1959.. avevo 17 anni e stavo sistemando in garage il mio motom 49 4 tempi che era alimentato a benzina mentre tutti i miei amici utilizzavano miscela per i loro motorini.. il mio lo avevo truccato, cambiando il carburatore, abbassando la testata.. avevo tolto i pedali (per legge i motorini andavano anche a pedale)..il cambio marce non era effettuato a manubrio ma direttamente sul motore..quel pomeriggio il tempo non era dei migliori in quanto si preannunciava un temporale classico estivo, il cielo si faceva sempre piu' buio rischiarato da lampi.. e quindi mi stavo accingendo a ritornare a casa quando in alto puntando lo sguardo verso il campanile ho visto accendersi un aereo e ad un certo punto qualcosa si è staccato e sembrava una di quelle foglie che cadono dagli alberi che cadeva a vite e l'aereo era poi nascosto alla mia vista dal campanile ma non ho visto dove fosse andato. Al momento non mi sono reso conto cosa stesse succedendo e cominciava a piovere quindi ho proseguito il mio rientro e mentre entravo nel portone di casa sentivo gridare delle persone che dicevano “è cascato un aereo”.. Erano le cinque e mezza pomeridiane del 26 giugno 1959.

Il giorno successivo mi sono reso conto di aver assistito agli ultimi minuti di vita di 70 persone su un aereo colpito dal fulmine e le notizie allora si ricevevano dal giornale radio e non erano immediate.. ad ogni modo sono andato nella zona dove è caduto l'aereo e conoscendo i posti


son riuscito ad eludere i blocchi stradali e sono arrivato attraversando i boschi vicino alla cascina dove era caduta la fusoliera.. i vigili del fuoco stavano ancora spegnendo i rottami e mi sono avvicinato col mio motom sino alla cascina dove la fusoliera è caduta..

qui un carabiniere mi ha fatto cambiare direzione e ancora oggi la puzza di cherosene, legna bruciata e altro..mi è rimasta nel naso.

Ho proseguito poi la mia ricerca andando nel campo di mais dove una parte dell'aereo (ala destra)


era caduta e anche da li mi hanno fatto allontanare e dalle indicazioni di chi era sul posto mi son recato dove era cascata la tricoda (timone)...

sempre con le indicazioni di chi era li sono andato anche dove era caduto un motore (tranciando tralicci e cavi dell'alta tensione)...
Questi sono i miei ricordi di quel disastro che sono poi terminati con la visione nei giorni successivi di tutte le bare messe in fila nella chiesa di BustoArsizio...

 

Ora dopo 63 anni ho letto i dettagli di quel disastro e mi colpisce il fatto che le persone ufficiali erano 68 piu' un clandestino e un feto ancora nel grembo materno... 

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Report dal sito https://www.olgiateolona26giugno1959.org

IL DISASTRO AEREO DEL 26 GIUGNO 1959 A OLGIATE OLONA




Lo Starliner L-1649A della TWA numero di registrazione N7313C fotografato all’Aeroporto di Roma Ciampino.


 

Olgiate Olona, venerdì 26 giugno 1959, ore 17.33: mentre infuriava un violento nubifragio, un quadrimotore Lockheed Super Constellation L-1649A Starliner (numero di registrazione N7313C, msn 1015, nome assegnato Star of the Severn) della compagnia aerea statunitense Trans World Airlines (TWA) decollato alle 17.20, con quindici minuti di ritardo, dall’aeroporto Milano-Malpensa (aveva fatto scalo con ventuno passeggeri a bordo, imbarcandone altri quaranta) e diretto, come stabilito dalla rotta del volo 891, prima a Parigi-Orly (con arrivo previsto alle ore 19, sbarco di ventotto passeggeri, partenza alle ore 20) e poi a Chicago-O’Hare (con arrivo alle ore 6.40 del giorno successivo), dopo aver comunicato alle ore 17.32 la posizione al radiofaro di Saronno, nel cielo sopra il paese venne colpito da un fulmine, esplose, si incendiò, si disintegrò in varie parti che precipitarono in un raggio di centinaia di metri, sotto lo sguardo della gente attonita richiamata da sinistri rumori e forti bagliori.
Il volo TWA 891 era cominciato ad Atene alle 10.15 con il Lockheed
Super Constellation L-1649A numero N8083H con sei passeggeri a bordo. Dopo l’atterraggio a Roma-Ciampino alle 12.15, l’aereo venne sostituito dal numero N7313C e vi fu il cambio di parte dell’equipaggio come da programma. A Roma si imbarcarono altre quindici persone.
A terra, i resti del velivolo furono rinvenuti assai distanti tra loro: i timoni sul muro di cinta di uno stabilimento tessile, i quattro motori tra Marnate e Castellanza, fusoliera e carrello a Olgiate Olona nella zona boschiva di via per Marnate, a pochi metri da cascina Agnese, la semiala destra a oltre cinquecento metri di distanza dalla fusoliera in un campo di granoturco nel territorio di Marnate.
L’arrivo delle Forze dell’ordine e dei soccorritori fu tempestivo, ma i Vigili del fuoco riuscirono a dominare le fiamme solo alle ore 21 circa.
Si precipitò sul luogo dello schianto il sindaco di Olgiate Olona, cavalier Carlo Ferrari (che sul fatto relazionò dettagliatamente parlando al Consiglio comunale di Olgiate Olona e con lettera alla Prefettura di Varese), accompagnato dal segretario comunale, ragionier Giovanni Capozza, e dall’ufficiale sanitario, dottor Lorenzo Fraenza.
Verso le venti sotto furiose raffiche di pioggia giunse sul luogo della tragedia accompagnato dal parroco olgiatese don Aldo Zecchin (che descrisse la sciagura sul
Liber Chronicus parrocchiale), anche l’arcivescovo di Milano, cardinale Giovanni Battista Montini, che partì da Milano dopo aver appreso la notizia: impartì la benedizione ai resti delle vittime intrappolati tra le lamiere accartocciate della fusoliera.
La sera stessa arrivarono a Olgiate Olona alcuni familiari delle vittime; i parenti dei morti appresero quasi tutti la notizia dai mass media i cui operatori - giornalisti e fotoreporter - giunsero in poco tempo davanti ai resti della sciagura.

 

Giornalisti e fotoreporter di tutti gli organi di stampa e radiotelevisivi giunsero a Olgiate Olona mentre il nubifragio imperversava; il fatto era notizia di rilevanza internazionale, non solo per compagnia aerea e velivolo coinvolti nel disastro e per il numero delle vittime, ma anche per la loro provenienza: sedici italiane, tra cui la sorella del celebre scienziato Enrico Fermi e noti imprenditori, trentasette statunitensi (quattordici nate in Italia o di origini italo-americane), sette francesi, quattro britanniche, tre cilene (moglie e figli del console cileno a Tokyo), una tedesca, una israeliana (milanese di adozione), una egiziana.
Giornalisti e fotoreporter raccolsero il drammatico e concitato racconto dei testimoni ancora sotto choc: i componenti le quattro famiglie residenti a cascina Agnese (le due famiglie Adobati, i Barbieri, i Facchinetti), il sindaco di Busto Arsizio, Giovanni Rossini (al momento dell’incidente si trovava a poche decine di metri), i vigili del fuoco di Gallarate, i bersaglieri della caserma di Solbiate Olona, la popolazione che in vari punti del paese aveva assistito, impietrita, alla caduta del velivolo della TWA.
L’evento determinò pure lavoro e spese extra per la macchina amministrativa comunale di Olgiate Olona chiamata a gestire una eccezionale emergenza.

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Ed ancora altro report che conservo a ricordo..

OLGIATE OLONA (VA) - 26 GIUGNO 1959

Il volo TWA n° 891, proveniente da Atene, decollò alle ore 17:28 del 26 giugno 1959, durante un violento nubifragio, dall'Aeroporto di Malpensa, diretto all'Aeroporto di Parigi-Orly e a Chicago.

Alle ore 17:30 il velivolo comunicò la propria posizione al radiofaro di Saronno per poi sparire dai radar alle ore 17:33, quando si disintegrò in mille pezzi e si schiantò in località Cascina Agnese, Olgiate Olona.

Appena decollato dall'Aeroporto di Milano-Malpensa, venne colpito da un fulmine che causò l'esplosione del carburante e il conseguente cedimento strutturale che portò alla distruzione dell'aereo.

All'epoca fu il peggior incidente aereo accaduto in Italia.

A terra, i resti del velivolo furono rinvenuti assai distanti tra loro: i timoni sul muro di cinta di uno stabilimento tessile, i quattro motori tra Marnate e Castellanza, fusoliera e carrello a Olgiate Olona nella zona boschiva di via per Marnate, a pochi metri da cascina Agnese, la semiala destra a oltre cinquecento metri di distanza dalla fusoliera in un campo di granoturco nel territorio di Marnate.

L’arrivo delle Forze dell’ordine e dei soccorritori fu tempestivo, ma i Vigili del fuoco riuscirono a dominare le fiamme solo alle ore 21 circa.

Verso le venti sotto furiose raffiche di pioggia giunse sul luogo della tragedia accompagnato dal parroco olgiatese don Aldo Zecchin, anche l’arcivescovo di Milano, cardinale Giovanni Battista Montini, che partì da Milano dopo aver appreso la notizia: impartì la benedizione ai resti delle vittime intrappolati tra le lamiere accartocciate della fusoliera.

Giornalisti e fotoreporter di tutti gli organi di stampa e radiotelevisivi giunsero a Olgiate Olona mentre il nubifragio imperversava; il fatto era notizia di rilevanza internazionale, non solo per compagnia aerea e velivolo coinvolti nel disastro e per il numero delle vittime, ma anche per la loro provenienza: sedici italiane, tra cui la sorella del celebre scienziato Enrico Fermi e noti imprenditori, trentasette statunitensi (quattordici nate in Italia o di origini italo-americane), sette francesi, quattro britanniche, tre cilene (moglie e figli del console cileno a Tokyo), una tedesca, una israeliana (milanese di adozione), una egiziana.

Su disposizione della Procura della Repubblica di Busto Arsizio, il recupero delle vittime iniziò all’alba di sabato 27 giugno 1959; il parroco olgiatese don Aldo Zecchin seguì ogni istante della certosina e macabra operazione di ricerca e composizione dei resti dei cadaveri che furono rinvenuti quasi tutti gravemente mutilati e carbonizzati.

Non si può dire a parole lo scenario agghiacciante del luogo dove la fusoliera del Super Constellation si schiantò: un bosco diventato un inferno di rottami e cadaveri che emerse con maggiore nitidezza alle prime luci del giorno.

I passeggeri (fatta eccezione per una bambina che si trovò abbracciata a una delle due hostesses) morirono tutti al loro posto, seduti sui sedili e con le cinture allacciate mentre il Super Constellation esplodeva in volo e che il violentissimo schianto della fusoliera mutilò tutte le vittime i cui resti finirono al suolo sparpagliati ovunque qua e là, divenendo spesso una sola cosa coi neri rottami del velivolo e col terreno.

Tra i rottami del velivolo fu rinvenuto anche un settantesimo corpo: quello di un bimbo maschio di circa due anni, non registrato tra i passeggeri del velivolo.

Secondo alcune fonti si sarebbe trattato di un bambino del posto, che si trovava a giocare sul prato dello schianto al momento del disastro, ma in realtà non risulta nessuna denuncia della scomparsa di bambini in quei giorni ad Olgiate Olona.

Sulla lapide commemorativa si parla di "settanta vite umane" e non di sessantanove, essendo la settantesima vittima il feto ritrovato insieme alla salma di una donna incinta.

Sessantanove bare vennero allineate e numerate vicino al luogo dello schianto, una delle quali, la numero 67, contenente i resti di cadaveri non riconducibili a nessuna delle vittime.

Una grande folla partecipò al solenne rito funebre; la chiesa fu gremita da familiari delle vittime e autorità; migliaia di persone invasero piazza San Giovanni, via Milano, piazza Vittorio Emanuele II e le vie limitrofe.

Alcune vittime non erano ancora identificate e le bare di alcuni morti di nazionalità italiana erano già partite alla volta dei comuni dove si tennero esequie e sepoltura.

Dopo le esequie solenni, al cimitero di Busto Arsizio proseguì l’identificazione dei resti delle vittime senza nome; nelle due settimane successive tutte le salme partirono alla volta dei Paesi di origine; furono sepolte nel cimitero di Busto Arsizio due vittime statunitensi e la bara contenente i resti mortali non riconducibili a nessuna delle vittime (contenente anche i resti delle due vittime britanniche mai identificate).

Il 29 giugno 1959 nel cimitero di Olgiate Olona in una tomba perpetua concessa gratuitamente dal Comune fu sepolta Maria Fermi Sacchetti, sorella del celebre scienziato Enrico Fermi: i tre figli esaudirono le volontà della madre che espresse il desiderio di essere sepolta dove la sua vita fosse terminata.

In assenza della scatola nera, l’autorevole opinione dei vertici dell’aviazione civile e militare italiana e internazionale e dei maggiori esperti del settore aeronautico indicò come causa del disastro aereo di Olgiate Olona una fatalità (il fulmine) e sollevò da qualsiasi responsabilità l’equipaggio del velivolo (qualificato ed espertissimo) e gli operatori dell’aeroporto di Milano-Malpensa.

Sebbene “in pratica” un fulmine non poteva danneggiare un velivolo, la sciagura di Olgiate Olona fu causata da una saetta fatale: caso eccezionale e raro, colpì i vapori di carburante fuoriusciti dalle condotte di sfiato del serbatoio dell’ala destra, facendo esplodere e schiantare il Super Constellation.


 


 

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