Tutti abbiamo un fatto da ricordare che ci ha colpito durante la nostra esistenza. Uno di questi a me è successo nel 1959.. avevo 17 anni e stavo sistemando in garage il mio motom 49 4 tempi che era alimentato a benzina mentre tutti i miei amici utilizzavano miscela per i loro motorini.. il mio lo avevo truccato, cambiando il carburatore, abbassando la testata.. avevo tolto i pedali (per legge i motorini andavano anche a pedale)..il cambio marce non era effettuato a manubrio ma direttamente sul motore..quel pomeriggio il tempo non era dei migliori in quanto si preannunciava un temporale classico estivo, il cielo si faceva sempre piu' buio rischiarato da lampi.. e quindi mi stavo accingendo a ritornare a casa quando in alto puntando lo sguardo verso il campanile ho visto accendersi un aereo e ad un certo punto qualcosa si è staccato e sembrava una di quelle foglie che cadono dagli alberi che cadeva a vite e l'aereo era poi nascosto alla mia vista dal campanile ma non ho visto dove fosse andato. Al momento non mi sono reso conto cosa stesse succedendo e cominciava a piovere quindi ho proseguito il mio rientro e mentre entravo nel portone di casa sentivo gridare delle persone che dicevano “è cascato un aereo”.. Erano le cinque e mezza pomeridiane del 26 giugno 1959.
Il giorno successivo mi sono reso conto di aver assistito agli ultimi minuti di vita di 70 persone su un aereo colpito dal fulmine e le notizie allora si ricevevano dal giornale radio e non erano immediate.. ad ogni modo sono andato nella zona dove è caduto l'aereo e conoscendo i posti
son riuscito ad eludere i blocchi stradali e sono arrivato attraversando i boschi vicino alla cascina dove era caduta la fusoliera.. i vigili del fuoco stavano ancora spegnendo i rottami e mi sono avvicinato col mio motom sino alla cascina dove la fusoliera è caduta..
qui un carabiniere mi ha fatto cambiare direzione e ancora oggi la puzza di cherosene, legna bruciata e altro..mi è rimasta nel naso.
Ho proseguito poi la mia ricerca andando nel campo di mais dove una parte dell'aereo (ala destra)
era caduta e anche da li mi hanno fatto allontanare e dalle indicazioni di chi era sul posto mi son recato dove era cascata la tricoda (timone)...
sempre con le indicazioni di chi era li sono andato anche dove era caduto un motore (tranciando tralicci e cavi dell'alta tensione)...Questi sono i miei ricordi di quel disastro che sono poi terminati con la visione nei giorni successivi di tutte le bare messe in fila nella chiesa di BustoArsizio...
Ora dopo 63 anni ho letto i dettagli di quel disastro e mi colpisce il fatto che le persone ufficiali erano 68 piu' un clandestino e un feto ancora nel grembo materno...
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Report dal sito https://www.olgiateolona26giugno1959.org
IL DISASTRO AEREO DEL 26 GIUGNO 1959 A OLGIATE OLONA
Lo Starliner L-1649A della TWA numero di registrazione N7313C fotografato all’Aeroporto di Roma Ciampino.
Olgiate
Olona, venerdì 26 giugno 1959, ore 17.33: mentre infuriava un
violento nubifragio, un quadrimotore Lockheed Super
Constellation
L-1649A
Starliner (numero di registrazione N7313C, msn 1015, nome
assegnato Star
of the Severn)
della compagnia aerea statunitense Trans World Airlines (TWA)
decollato alle 17.20, con quindici minuti di ritardo, dall’aeroporto
Milano-Malpensa (aveva fatto scalo con ventuno passeggeri a bordo,
imbarcandone altri quaranta) e diretto, come stabilito dalla rotta
del volo
891, prima a Parigi-Orly (con arrivo previsto alle ore 19, sbarco
di ventotto passeggeri, partenza alle ore 20) e poi a Chicago-O’Hare
(con arrivo alle ore 6.40 del giorno successivo), dopo aver
comunicato alle ore 17.32 la posizione al radiofaro di Saronno, nel
cielo sopra il paese venne colpito da un fulmine, esplose, si
incendiò, si disintegrò in varie parti che precipitarono in un
raggio di centinaia di metri, sotto lo sguardo della gente attonita
richiamata da sinistri rumori e forti bagliori.
Il volo TWA 891
era cominciato ad Atene alle 10.15 con il Lockheed Super
Constellation
L-1649A numero N8083H con sei passeggeri a bordo. Dopo l’atterraggio
a Roma-Ciampino alle 12.15, l’aereo venne sostituito dal numero
N7313C e vi fu il cambio di parte dell’equipaggio come da
programma. A Roma si imbarcarono altre quindici persone.
A terra,
i resti del velivolo furono rinvenuti assai distanti tra loro: i
timoni sul muro di cinta di uno stabilimento tessile, i quattro
motori tra Marnate e Castellanza, fusoliera
e carrello a Olgiate Olona nella zona boschiva di via per
Marnate, a pochi metri da cascina Agnese, la
semiala destra a oltre cinquecento metri di distanza dalla
fusoliera in
un campo di granoturco nel territorio di Marnate.
L’arrivo
delle Forze dell’ordine e dei soccorritori fu tempestivo, ma i
Vigili del fuoco riuscirono a dominare le fiamme solo alle ore 21
circa.
Si precipitò sul luogo dello schianto il sindaco di
Olgiate Olona, cavalier Carlo Ferrari (che sul fatto relazionò
dettagliatamente parlando
al Consiglio comunale di Olgiate Olona e con lettera
alla Prefettura di Varese), accompagnato dal segretario comunale,
ragionier Giovanni Capozza, e dall’ufficiale sanitario, dottor
Lorenzo Fraenza.
Verso le venti sotto furiose raffiche di pioggia
giunse sul luogo della tragedia accompagnato dal parroco olgiatese
don Aldo Zecchin (che descrisse la
sciagura sul Liber
Chronicus
parrocchiale),
anche l’arcivescovo di Milano, cardinale Giovanni Battista Montini,
che partì da Milano dopo aver appreso la notizia: impartì
la benedizione ai resti delle vittime intrappolati tra le lamiere
accartocciate della fusoliera.
La sera stessa arrivarono a Olgiate
Olona alcuni familiari delle vittime; i parenti dei morti appresero
quasi tutti la notizia dai mass media i cui operatori - giornalisti e
fotoreporter - giunsero in poco tempo davanti ai resti della
sciagura.
Giornalisti
e fotoreporter di tutti gli organi di stampa e radiotelevisivi
giunsero a Olgiate Olona mentre il nubifragio imperversava; il fatto
era notizia di rilevanza internazionale, non solo per compagnia aerea
e velivolo coinvolti nel disastro e per il numero delle vittime, ma
anche per la loro provenienza: sedici italiane, tra cui la sorella
del celebre scienziato Enrico Fermi e noti imprenditori, trentasette
statunitensi (quattordici nate in Italia o di origini
italo-americane), sette francesi, quattro britanniche, tre cilene
(moglie e figli del console cileno a Tokyo), una tedesca, una
israeliana (milanese di adozione), una egiziana.
Giornalisti e
fotoreporter raccolsero il drammatico e concitato racconto dei
testimoni ancora sotto choc: i componenti le quattro famiglie
residenti a cascina Agnese (le due famiglie Adobati, i Barbieri, i
Facchinetti), il sindaco di Busto Arsizio, Giovanni Rossini (al
momento dell’incidente si trovava a poche decine di metri), i
vigili del fuoco di Gallarate, i bersaglieri della caserma di
Solbiate Olona, la popolazione che in vari punti del paese aveva
assistito, impietrita, alla caduta del velivolo della TWA.
L’evento
determinò pure lavoro e spese extra per la macchina
amministrativa comunale di Olgiate Olona chiamata a gestire una
eccezionale emergenza.
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