Davanti a un’emozione, il parlante, attonito, rimane a corto di parole e ricorre a un intercalare, o a un’espressione che ha piu’ valore di mille parole messe insieme.. e’ quell’emozione che, essendo tale, non si riesce a verbalizzare in altro modo se non rifacendosi a un’espressione che, pero’, molto spesso, risulta volgare.
martedì 8 maggio 2012
Parolacce.
Ora
apro il post seriamente dicendo che sono le parole brutte, sporche, quelle
sconce, usate per offendere, piu’ conosciute come parolacce, che esprimono il linguaggio delle emozioni.
Sono
quelle espressioni che danno voce all’inesprimibile.. la rabbia, la sorpresa,
la paura.
Un
insulto, un’esplosione verbale che oltraggia, un’ingiuria, un improperio,
un’insolenza.. il turpiloquio e’ una costante del comportamento umano, una
corrente elettrica che attraversa da sempre il linguaggio individuale e
collettivo, che compare dagli esordi della comunicazione verbale, in ogni
civilta’.
Davanti a un’emozione, il parlante, attonito, rimane a corto di parole e ricorre a un intercalare, o a un’espressione che ha piu’ valore di mille parole messe insieme.. e’ quell’emozione che, essendo tale, non si riesce a verbalizzare in altro modo se non rifacendosi a un’espressione che, pero’, molto spesso, risulta volgare.
Davanti a un’emozione, il parlante, attonito, rimane a corto di parole e ricorre a un intercalare, o a un’espressione che ha piu’ valore di mille parole messe insieme.. e’ quell’emozione che, essendo tale, non si riesce a verbalizzare in altro modo se non rifacendosi a un’espressione che, pero’, molto spesso, risulta volgare.
Se
da una parte le parolacce diventano un segno di poverta’ lessicale, dall’altra
il giusto peso, nonche’ uso, del significato sono prerogativa del parlante
nativo.
..interrompo
e nota di servizio, qui il tag virgolette nn funge quindi dato che il
colloquio e' tra me e stefania devo togliere virgolette e mettere..io e
st.
io - Cazzo
ma mi vedi a parlare cosi’ cara Stefania?Trasecolo. Sbalordisco. Sbarabaquakko,
ma e’ vero quello che mi hai accennato?.
st - Certo che e’ vero caro mio… dire le “parolacce” e’ reato.
io - Oh,
minchia. Non ci posso credere,tutte cazzate.
st - No Carlo, e’ la Cassazione
che lo dice.
io -Tutte Cassate (da
Cassazione, l’hai capita?eheh).
st - Fai… fai dell'ironia idiota. Guarda che tu non avrai altro futuro
che la galera. Leggi qua, talpaccia ottusa. La condanna e’ per le parolacce
evocative (richiamanti) degli organi sessuali.
io -Sarebbe?
st -Che non si possono dire quelle che c'hanno di mezzo riferimenti a
organi di sesso.
io-Tipo?
st -Tipo che testa di cazzo non si puo’ dire ma faccia di merda si’.
io - Mmmm…Non
sarei cosi’ sicuro tu mi prendi per il culo.
st - Lo dice la Cassazione. Leggi il labiale. Stronzo si puo’ dire
mentre non mi rompere i coglioni no...e tu ce l’hai sempre in bocca sta frase..
io - Basta.
Ho capito. Non e’ il caso di fare altri esempi poi ho gia’ smesso di fumare,
vorra’ dire che smettero’ anche di dire le parolacce, ma non credo di farcela
sai?.
st - Devi resistere Carlo. Mordi il fazzoletto.
io - E' che
non reggo proprio l'astinenza. Non vendono neanche le gomme da masticare come
quelle alla nicotina per chi vuole cessare il fumaggio.
st - Basta fare con le parolacce come per le sigarette.
io - Cioe’?
st - Ne dici solo tre al giorno. Una dopo pranzo, una dopo cena e una
la sera guardando la tv. Quella te la godi proprio. Ti metti in poltrona, in
pigiama e via che ti liberi. Il programma di Vespa in TV di solito fa venire
molta voglia.
io - Cazzo…Il
problema e’ che io sono un'estimatore della parolaccia. Ci sono momenti nella
vita in cui la parolaccia e’ d'obbligo. E' proprio necessaria. E non parlo
della bestemmia che non mi sfagiola. La parolaccia vera, liberatoria,
autentica. Quella che scarica i nervi, spegne la furia, scioglie il magone ti
slega i coglioni insomma. Odio quelli che dicono.. porco tubo, vaffanbrodo,
acciderba, mi stai rompendo i cosiddetti, porca puzzola, cazzarola… Ma che
tristezza. Ma di’ sta parolaccia e falla finita. E liberati. Altrimenti godi
solo a meta’ e’ come una sega fatta col preservativo. Oppure non dirle proprio.
st - E' una scelta. Anzi, sai che li stimo quelli che le parolacce non
le dicono mai. Mai mai mai.
io - Come quel
gecopiteco della tua collega.
st - Chi?
io - Luisa, quella
mezza camerlenga, la segretaria tuttofare, quella che va’ vestita da preside
laica in un collegio di suore.
st - Quella che chiamate Nilla Pizza?
io - Lei. La
noiosa. Ieri, con un colpo di gomito distrattamente le ho rovesciato il caffe’
sul tabulato che stava controllando.
Certo, distrattamente. E lei?
io - Lei ha fatto
solo una specie di risucchio-sibilo... Un fischio all'indietro, tipo
Shhhhhhttttt.
st - E poi?
io - Poi ha detto
solo.. Acciderba che guaio.
st -Beh, geniale ha certo un bel controllo di nervi io ti avrei rotto
il culo.
io -Si’ ma lei come
femmina non fa testo. Luisa e’ un androide. E' una da caffe’ decaffeinato.
st - Beh, pure io.
io - E' fissata.
Paurosa. Mangia le ciliege a morsettini per fare le indagini e scovare il verme
e se compra l'insalata gia’ lavata la rilava».
st - Pure io.
io - Minchiaaaaa.
Siete due incutite affette da cretinita’ permanente. Vabbeh dai… Io ho gia’
approntato un piano d'emergenza-parolaccia. Non usero’ piu’ riferimenti sessuali.
Diro’ solo.. Non farmi girare i Bumbastik, merdarola e Vacheron Constantin.
io - Ma quella e’ una marca di orologi.
io - Si’, ma vien
bene come parolaccia.
st - E basta?
io - Anche
vaffancul, con la u francese, poetica. Di quella parolaccia li non posso
proprio farne a meno.
st - Hai ragione Carlo. Ci sono cose nella vita che si risolvono solo
con un vaffancul e chiudiamola qui.
(anche
se ho cercato di evidenziare col corsivo, il dialogo diventa rognoso
estranamente il tag non viene preso, e' una pecca del server)
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