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martedì 4 marzo 2025

Trump non sta distruggendo niente: è solo il sintomo di un impero in declino.

 


Per capire il presente bisogna guardare indietro. L’Occidente, e in particolare gli Stati Uniti, ha costruito il proprio dominio su un imperialismo economico raffinato. 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre le vecchie potenze coloniali europee entravano in declino, gli Stati Uniti si imponevano come egemoni del nuovo ordine mondiale. 

Controllavano l’economia globale attraverso il sistema finanziario, il dollaro come valuta di riferimento, le istituzioni sovranazionali come FMI e Banca Mondiale. Mantenevano l’ordine con la forza militare e con l’imposizione, diretta o indiretta, di governi amici nei paesi strategici. 

L’Occidente prosperava, ma a quale costo?

A un costo che oggi è diventato insostenibile. 

Il modello economico americano non si è mai basato su una crescita reale e produttiva, ma su un’economia di rapina con un solo obbiettivo: Fare gli interessi della classe dirigente. 

Le multinazionali hanno delocalizzato la produzione nei paesi a basso costo, riducendo gli Stati Uniti a un’economia di servizi e finanza, sempre più dipendente dall’estero per la produzione materiale. 

Per mantenere il proprio potere, il sistema ha fatto affidamento su guerre, destabilizzazioni, sanzioni, colpi di stato. 

Ma tutto questo non poteva durare per sempre.

Nel frattempo, la Cina ha fatto qualcosa di diverso. Mentre l’America saccheggiava risorse e imponeva il suo ordine, la Cina ha costruito. 

Ha assorbito tecnologia, ha investito in istruzione, infrastrutture e manifattura avanzata. 

Ha sviluppato un’economia reale basata su produzione e innovazione, anziché su speculazione finanziaria e parassitismo economico. 

Oggi è il principale partner commerciale di decine di paesi, offre prodotti tecnologicamente avanzati a costi inferiori e ha superato gli Stati Uniti in numerosi settori scientifici.

Di fronte a tutto questo, il vecchio modello non regge più. 

Il neoliberismo, che per quarant’anni ha garantito enormi profitti alla classe dominante americana, sta mostrando le sue crepe. 

Il dominio finanziario non basta più. 

L’America non può più mantenere il proprio status solo con la propaganda e la forza bruta, perché c’è un’altra potenza che, silenziosamente, ha costruito qualcosa di più solido e duraturo.

Trump non è la causa di tutto questo. 

È solo il riflesso del panico di una borghesia che vede il proprio impero scricchiolare. 

Non è un genio politico né un rivoluzionario: è semplicemente il volto più scomposto e reazionario di un sistema in declino. 

Il protezionismo che ha tentato di applicare, le guerre commerciali, la retorica nazionalista, non sono mosse di forza, ma tentativi disperati di fermare un processo irreversibile.

Eppure c’è chi continua a credere che il problema sia solo una questione di immagine, di narrazione. 

Si pensa che l’America stia perdendo il suo prestigio perché Trump ha reso tutto più volgare, meno sofisticato. 

Ma questa è una lettura ingenua. 

L’impero non sta crollando perché il suo leader è un uomo rozzo e incoerente. 

Sta crollando perché le sue fondamenta economiche e geopolitiche non reggono più il peso della realtà.

Il declino degli Stati Uniti non è una questione di storytelling, è una questione materiale. 

La storia non la fanno le parole, ma le forze economiche e sociali. 

E quelle, oggi, stanno trascinando l’America verso la fine della sua egemonia.

Trump non ha distrutto niente. 

Ha solo reso visibile ciò che era già inevitabile.

Benvenuti nel secolo cinese.

Quello che avrebbe dovuto fare..

vieni da mamma dai..
e tu Trampino continua così...

 


 

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