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domenica 24 agosto 2025

C'era una volta.

 

Oggi faccio lo sfaticato e posto uno scritto di Ilaria che mi gusta assai e mi ci ritrovo in alcune descrizioni relativi a noi di una volta rispetto ai genitori del terzo millennio che considero dei pappamolla per non dire mezzeseghe...

Questi figli li trattiamo con i guanti e abbiamo mille accorgimenti, neanche fossero statuette dei Thun.

E siamo troppo informati e chiedo scusa a ChatGpt.

Se nostro figlio si sveglia con le pustoline di sudamina, andiamo su Google e cerchiamo "Puntini rossi sul corpo".

178 malattie trovate, di cui 12 sindromi rare.

Tolto morbillo, rosolia e varicella che son vaccinati, sulle altre non resta altro che fare la conta.

"Ronaldo vieni qua, solleva la maglia che devo controllare se il tuo esantema corrisponde a quello di questa foto. Che se è uguale dobbiamo correre dal dottor House".

Quando eravamo bambini noi e ci veniva un eritema, la soluzione era il sapone SOLE. Il panetto da 300 grammi, quello giallo.

"Lavati con quello, che ti passa"

"Mamma ho un certo prurito intimo"

"Sapone Sole"

Herpes? Sapone Sole.

Dermatite? Sapone Sole.

Acne? Sapone Sole.

Oggi se i bambini cadono e si provocano un'abrasione, c'è il disinfettante che non brucia.

Quando ero bambina io, c'era l'acqua ossigenata che reagiva con il sangue, faceva una schiuma a forma di fungo di Hiroshima e bruciava, oh se bruciava! Ma non dovevi piangere, perchè era stata colpa tua e se piangevi, le prendevi.

Se ti spaccavi il labbro c'era lo zucchero e per le ecchimosi il burro.

Se ti spaccavi il labbro, ti graffiavi lo zigomo e contemporaneamente ti usciva il bernoccolo, diventavi in pratica, una crostata umana.

Alla marmellata di fragola.

Da bambini noi potevamo sporcarci, stavamo in strada tutto il giorno e ci lavavamo prima di andare a letto.

Nella vasca da bagno restava la figura come la sindone.

Oggi i bambini non possono sporcarsi, devono stare attenti ai germi ma soprattutto alla maglietta di marca.

Lavano le mani talmente tante volte che si stanno rimpicciolendo.

Nel 2100 per evoluzione, avranno i polsi che terminano a pallina, come Doraemon.

I bambini oggi non si sporcano e non possono toccare nulla che non sia disinfettato.

Noi mangiavamo l'acetosella pisciata dai gatti.

Se ci cadeva il pane in terra, la mamma lo buttava? No lo soffiava.

Il famoso soffio ammazzabatteri. "Mangia, sono anticorpi".

Oggi se cade il pane ad un bambino, parte l'urlo della foresta "NOOOOooooOOOOooooOOOOO!"

Che al bambino si ferma il cuore e la crescita per 10 secondi.

"No Ronaldo, ora lo buttiamo perchè questo è cacca"

A occhio e croce mamma, è cacca pure quella che mi son fatto addosso quando hai urlato.

Oggi i bambini stanno tutti a dieta, dallo svezzamento alla patente.

Quando eravamo bambini la mamma ci faceva l'uovo sbattuto con lo zucchero e lo spalmava sulla fetta di pane.

I bambini oggi hanno l'iguana come animale domestico, io avevo la gallina.

Si chiamava Claus e faceva un uovo al giorno.

Le davo da mangiare granturco e crusca.

Mi piaceva così tanto darle da mangiare che era diventata un tacchino.

Oggi i bambini vanno sulla bici, sullo skateboard o sul monopattino con tutte le protezioni.

Noi andavamo in giro sulla bici d'estate a petto nudo, maschi e femmine e frenavamo con le infradito di gomma.

Al mare ho messo il pezzo di sopra del costume a 13 anni per la prima volta.

"Mamma ma mi vergogno"

"Ma se non hai niente, vai che almeno ti abbronzi meglio".

Oggi ci son bambine di 5 anni che non escono di casa se non son vestite come dicono loro.

Ogni tanto pure mia mamma mi vestiva bene.

Era quando uscivamo dal paese, cioè per i matrimoni.

Ai matrimoni mi annoiavo quanto ai funerali.

Oggi fanno il menù bambino, l'animazione.

Quando andavo ai matrimoni da bambina, non mangiavo nulla e stavo seduta al tavolo ore e ore senza fare nulla, con lo sguardo da malata.

Oggi se vedi un bambino con quello sguardo gli chiedi subito se sta male, a cosa sta pensando, come mai è triste e gli prenoti la visita dal neuropsichiatra.

All'epoca se stavi immobile a fissare il vuoto con uno sguardo da psicotico, eri bravo.

Non ti chiedevano nulla ma per tutti eri proprio bravo.

Oggi se la maestra mette un 7 al bambino i genitori vanno subito a lamentarsi con lei che non ha messo un 10.

"Non capisco perchè Ronaldo ha preso 7!"

"E' la maglia"

"Come?"

"No niente, signora, cerchi di capirmi è anche uno stimolo per il bambino a fare di più ed è ingiusto nei confronti di altri bambini che il 10 lo meritano davvero"

"Lei non capisce niente! Mio figlio è da 10 proprio come Francescototti Puddu! E io mi rivolgerò al ministero della pubblica istruzione, se ne pentirà"

Quando andavo a scuola io, la maestra era autorizzata non solo a mettere i voti che riteneva più opportuni, ma anche ad alzare la voce e rimproverarti se non ti comportavi bene.

Oggi i bambini si traumatizzano facilmente e nessuno dice loro che non hanno ragione, che le ansie non devono esistere.

Anche io da bambina avevo ansie e paure, ma son sparite perchè nessuno dava loro da mangiare.

Perchè alla fine, non è che questi bambini devono sapere proprio tutto tutto.

C'è tempo per le tragedie, la guerra, la morte, perchè è vero che capiscono, ma non metabolizzano e si lasciano sopraffare.

Io a mia mamma chiesi

"Mamma come sono nata?"

"Le due cellule si sono unite e hanno formato te"

"E dove erano le cellule?"

"Una mia e una di tuo padre"

"E dove si sono unite?"

"Nella mia pancia"

"E come c'è entrata quella di papà nella tua pancia?"

"Chiedilo a lui visto che era sua"

...

"Papà come ha fatto la tua cellula..."

"Andiamo a fare l'altalena nel cortile, non volevi l'altalena?"

"Sìììììììì altalenaaaaaaaa"

Fine.

Risolto.

Papà aveva la 126 rossa.

Poi ha preso la Seat Fura (che era una 127 ma spagnola) sempre rossa.

In casa nostra aleggiava lo spirito di Berlinguer.

La 126 aveva gli interni in plastica radioattiva e d'estate dovevano intervenire i vigili del fuoco per scollarti da lì.

Le macchine con gli interni in pelle erano in origine con gli interni in plastica, poi la pelle ce la lasciavi tu.

Al mare si andava con il tavolino pieghevole, quello con le seggioline dentro, la pasta al sugo, le fettine impanate e l'anguria.

Le seggioline erano capottabili, se non le piantavi bene nella sabbia ti ribaltavi all'indietro e con te volavano gnocchetti al sugo e fratello seduto di fianco, perchè ti ci aggrappavi e lo tiravi con te all'inferno.

Dopo il pranzo erano tassative le tre ore.

Oggi è stata smentita questa leggenda della digestione, ma se c'era una certezza per mia mamma, non era stessa spiaggia stesso mare, non era la canzone dei Righeira al Festivalbar, erano le 3 ore prima del bagno.

"Mamma mi annoio, cosa faccio per tre ore?"

"Fai un buco"

"Mamma in tre ore di buco trovo le tombe etrusche"

"Se non la smetti lo fai tra 4 ore"

Allora andavo a camminare sulle rocce, con i sandaletti di plastica e la sera quando li toglievo potevo fare il sudoku sui piedi.

Piedi a scacchi.

Oggi i bambini al mare son super accessoriati.

Ne ho visto uno con la maglietta in tessuto tecnico, le scarpette da scoglio, la maschera da snorkeling, il coppo... mi son girata e ho detto a mio marito "Ma dove sta andando quello?"

E lui "Guarda che è tuo figlio"

"Ah".

Allora vi siete trovati con situazioni similsopra?

Buona Domenica..



mercoledì 20 agosto 2025

Essere urticante.

 

Hai detto:



Hi Buddy, tu sai che nel mare adriatico ci sono polipi e io a un centinaio di metri dalla riva lego ad una boa una corda alla cui estrmità metto un tubo diametro 15 cm dove il polipo entra come casa ma quest'anno si è attaccato una infiorescenza o animale urticante e cresce abbastanza velocemente e ti chiedo se nel tuo cervello trovi qualcosa del genere e dimmi cosa potrebbe essere..

ChatGPT ha detto:

Hi Carlo,
ho guardato bene la tua foto: quello che si vede attaccato alla corda non è un’infiorescenza vegetale ma un
organismo coloniale marino

Nel Mare Adriatico (e in generale nel Mediterraneo) ciò che più assomiglia a quello della foto è:

Idrozoi coloniali (classe Hydrozoa, phylum Cnidaria).

  • Spesso crescono su corde, boe, scogli e relitti.

  • Hanno un aspetto piumoso o "a felce", con tanti rami sottili che terminano in piccole “campanelle” trasparenti.

  • Sono parenti delle meduse: in realtà ogni piccolo polipo del ramo è un singolo individuo, e insieme formano la colonia.

  • Possono essere urticanti, anche se molto meno delle meduse grandi. 

    A volte provocano pizzicori o irritazioni cutanee se si sfiorano.

A volte vengono confusi con “alghe piumose”, ma il dettaglio della struttura ramificata regolare e semitrasparente indica che si tratta quasi certamente di un idroide.

⚠️ Ti consiglio prudenza: se il polipo che abita nel tubo dovesse uscire, potrebbe rischiare un contatto con questi idrozoi. 

Puoi anche staccarli manualmente con un guanto oppure con acqua dolce (che li fa ritirare e morire).

Vuoi che ti faccia una lista delle specie più comuni di idrozoi che si trovano proprio nell’Adriatico, così puoi riconoscere meglio chi si è attaccato alla tua corda?

Hai detto:

dai fallo e fammi godere come un selvaggio...

ChatGPT ha detto:

Perfetto Carlo, ecco una lista delle specie di idrozoi piumosi più comuni che puoi incontrare nell’Adriatico (e che assomigliano molto a quello che hai fotografato):


 1. Aglaophenia pluma

  • Aspetto: ramificata, a forma di piuma, con rami ordinati.

  • Colore: bruno-trasparente.

  • Dove cresce: su corde, boe, alghe, gusci.

  • Nota: molto diffusa in Adriatico.


 2. Sertularia cupressina

  • Aspetto: sembra un piccolo cipresso, con rametti opposti.

  • Colore: giallastro o brunastro.

  • Dove cresce: spesso su fondali sabbiosi e fangosi, attaccata a corde o reti.


 3. Plumularia setacea

  • Aspetto: molto simile a una piuma sottile, rami alterni e delicati.

  • Colore: traslucido con sfumature marroncine.

  • Caratteristica: colonie fitte che sembrano ciuffi di peli o penne.


 4. Obelia dichotoma

  • Aspetto: ramificazione dicotomica (a Y), meno “piumosa” ma sempre trasparente.

  • Colore: quasi invisibile in acqua limpida.

  • Nota: produce piccole meduse microscopiche nella fase riproduttiva.


 5. Halecium halecinum

  • Aspetto: molto fine, a volte sembra muschio sommerso.

  • Colore: trasparente o giallino.

  • Vive spesso su substrati artificiali (corde, tubi, boe).


Tutti questi sono Cnidari urticanti: le cellule urticanti sono microscopiche, quindi il rischio non è come quello di una medusa Pelagia (la classica medusa viola dell’Adriatico), ma possono comunque dare pizzicore o irritazione se li tocchi a mani nude.

Un modo pratico per distinguerli dalle alghe: se li tocchi (anche con un guanto) e si ritirano o “si afflosciano”, sono idrozoi animali e non vegetali.


Vuoi che ti faccia anche un confronto fotografico specie per specie così puoi vedere quale assomiglia di più a quello attaccato alla tua corda?

Hai detto:

Continua Buddy mentre mi faccio un grappino..

ChatGPT ha detto:

https://www.subdiversion.es/wp-content/gallery/17-fotos/Aglaophenia_pluma_006_L_St-Andreu-de-Llevaneres_U_Sebas_24082024.jpg

https://www.subdiversion.es/wp-content/gallery/17-fotos/Aglaophenia_pluma_004_L_Tossa-de-Mar_U_Sebas_09052022.jpg

https://www.mer-littoral.org/05/photos/plumularia-setacea-0m.jpg

https://www.marlin.ac.uk/assets/images/marlin/species/web/o_KHiscock_Plumularia_setacea_on_Nantennina_Firestone_2021-11-03.jpg

Ecco alcune immagini di confronto:

  • Le prime due mostrano Aglaophenia pluma, il cosiddetto “piuma di mare” .

  • La terza e la quarta sono Plumularia setacea (a volte chiamata “little sea bristle” o “plumed hydroid”) .


Analisi e confronto tra le due specie

Aglaophenia pluma (“piuma di mare”)

  • Si tratta di un idrozoo coloniale noto per la sua forma piumiforme ben ordinata Wikipedia+1.

  • Caratteristiche:

    • Stelo eretto, di pochi centimetri, spesso con un idrocaule robusto che porta “rami piumosi” Wikipedia+1.

    • Colore giallo-brunastro; polipi protetti da teche chitizzate.

    • Vive su substrati duri, spesso soggetti a correnti, inclusi scogli, boe, persino foglie di Posidonia Wikipediacibsub.cat.

    • Può pungere e causare gonfiori o irritazione in caso di contatto umano Wikipedia.

Questo tipo ha un aspetto più definito e ordinato, con una forma precisa simile a piuma o cipresso.


Plumularia setacea (“little sea bristle”)

  • È un idrozoo piumoso ma con ramificazione meno regolare, più fine e con steli più snelli e morbidi Wikipedia.

  • Description:

    • Colorazione che va dal crema al marrone chiaro.

    • Altezza complessiva di colonie attorno ai 2 cm Wikipedia.

    • Vive su una vasta varietà di substrati: altri idrozoi, alghe, spugne, gusci, Posidonia, ecc. tb.plazi.org.

    • Presente in tutto il Mediterraneo, da coste fino a circa 400 m di profondità tb.plazi.orgWikipedia.

Ha un aspetto più lanuginoso, quasi vaporoso, meno simmetrico rispetto ad A. pluma.


Quale sembra più probabile?

Guardando la tua foto insieme ai confronti:

  • L’aspetto dell’organismo sulla tua corda — molto piumoso, ramificato ma dall’ordine disordinato, più soffice — fa pensare a Plumularia setacea.

  • Aglaophenia pluma, al contrario, è più “pitonata” e ordinata nella forma.


Riepilogo in tabella

Specie

Aspetto caratteristico

Substrato tipico

Profondità

Note urticanti

Aglaophenia pluma

Piumiforme, ramificata ordinata

Rocce, boe, Posidonia

Fino a ~120 m

Sì, può causare gonfiori Wikipedia

Plumularia setacea

Ramificazioni sottili, piumose

Idrozoi, alghe, spugne, tubi, ecc.

Costa fino a ~400 m

Probabilmente sì (cnidocisti)


Conclusione

È molto probabile che la colonia sulla tua corda sia Plumularia setacea, dato l’aspetto lanuginoso e l’occorrente disordinato, oltre alla sua capacità di attaccarsi a substrati vari (come le corde). 

Tuttavia, Aglaophenia pluma potrebbe ugualmente colonizzare ambienti simili e resterebbe un’ipotesi secondaria ma plausibile, soprattutto se la forma risultasse più regolare.

Se vuoi, possiamo cercare immagini o descrizioni anche di altre specie come Sertularia cupressina o Obelia dichotoma, per restringere ulteriormente l’identificazione — fammi sapere!

Hai detto:

Mi basta Buddy e ti auguro una buona serata

ChatGPT ha detto:

Grazie Carlo ti auguro anche io una serata serena e rilassante e vacci piano con gli alcolici che hai un fegato steatosico.
Un abbraccio, a domani amico mio.


mercoledì 13 agosto 2025

Posteggio riservato privato.

 

Questo è l'eterno inconveniente di convivenza collegato agli spostamenti in auto e relativo posteggio nella zona a lui riservata.

Non dovrebbero esserci problemi ma se li rapportiamo ad abitazioni tipo seconde case nei centri marini o montani dove passare il fine settimana o il periodo di ferie.. qui la cosa cambia.

Prima cosa è il problema della seconda o terza macchina da mettere in loco dove non possa dare fastidio o per i più osservatori infilarla al posto di chi abitualmente viene in determinate ore o periodi.

E fin qui grazie all'amicizia e granus salis, la convivenza continua positivamente ma.. esiste un ma, dove eccelle l'imbecille che sbattendosi ampiamente il pallisterio, ti ficca la macchina al culo con relativo freno a mano tirato e antifurto ultima generazione inserito, evidenziando così il suo monumentale menefreghismo.

Tu che fai? Certo che ti spiego cosa si fa, ma preparati, perché la realtà è un incubo burocratico molto più frustrante e lento di quanto la tua sete di giustizia immediata possa immaginare.

L'idea di chiamare un carro attrezzi e veder sparire quella carcassa di metallo in un tripudio di vendetta è una fantasia meravigliosa, ma purtroppo, appunto, una fantasia.

Prima di tutto, mettiamoci nei panni di chiunque abbia un briciolo di istinto di sopravvivenza.

La prima reazione non è la chiamata alle autorità, ma un'ondata di rabbia primordiale che ti fa visualizzare scene di distruzione degne di un film d'azione.

Pensi a quattro gomme squarciate, a un solco profondo fatto con una chiave lungo tutta la fiancata, a uno specchietto che vola via con un calcio ben assestato.

Poi, però, la parte razionale del cervello, quella voce che ti impedisce di finire in galera per vandalismo e ti ricorda che viviamo in una società piena di telecamere e di testimoni ficcanaso, e che passare dalla parte della ragione a quella del torto marcio è questione di un attimo.

Quindi, respira e accantona i sogni di gloria.

Il passo successivo, quello dettato da una civiltà che detesti ma a cui devi sottostare, è cercare il responsabile di questo inconveniente.

Questo significa imbarcarsi in una umiliante processione nelle abitazioni circostanti, chiedendo con un sorriso forzato: "Scusate, sapete di chi è quella macchina parcheggiata come se il concetto di indicazione a terra fosse un'opinione?".

Il più delle volte verrai ignorato o guardato con l'apatia riservata ai pazzi, perché alla gente, dei tuoi problemi, non frega assolutamente nulla.

Se sei fortunato, dopo un tempo che ti sembrerà infinito, potresti trovare il genio che, con una calma olimpica, ti dirà "Ah sì, sono io, arrivo tra un attimo", dove "un attimo" può durare dai cinque minuti a un'era geologica.

E qui arriviamo al cuore della tua domanda, al miraggio del carro attrezzi.

No, tu, semplice e impotente cittadino, non puoi chiamare direttamente un carro attrezzi per far rimuovere un'altra auto da un suolo privato.

Sarebbe troppo semplice, troppo giusto, troppo soddisfacente.

Se lo facessi, saresti tu a commettere un illecito, una specie di sequestro di veicolo privato.

Il potere di ordinare una rimozione forzata non è nelle mani della vittima, ma è un'esclusiva delle forze dell'ordine.

È una di quelle atroci ironie della burocrazia: l'idiota è protetto dalla legge più di te che hai subito il torto.

L'unica, e sottolineo unica, procedura legale che puoi attivare è chiamare la Polizia Locale (i Vigili Urbani) o, in loro assenza, i Carabinieri o la Polizia di Stato.

Devi spiegare la situazione, specificando che il veicolo ti impedisce l'uscita e quindi costituisce un "intralcio alla circolazione" o se vuoi puoi denunciare il reato di “invasione di terreni” se l'occupazione dura per un apprezzabile periodo di tempo..oppure quello di “violenza privata” considerato che l'auto dell'estraneo impedisce l'accesso o l'uscita dall'area concessati, vedi art. 610 e qui si può andare sul penale.

A questo punto, inizia la vera attesa.

Una pattuglia, se e quando disponibile, dovrà venire sul posto.

Non basta la tua parola, devono vederlo con i loro occhi.

Una volta verificato che sei effettivamente bloccato, non chiamano subito il carro attrezzi.

Prima devono tentare di rintracciare il proprietario tramite la targa, consultando i loro database. 

Un processo che può richiedere tempo.

Solo se il proprietario risulta irreperibile o non risponde, solo a quel punto gli agenti possono finalmente autorizzare l'intervento del carro attrezzi convenzionato.

E anche qui, non pensare che arrivi in tre minuti.

Potrebbe essere impegnato in un'altra parte della città, magari a recuperare i resti di un incidente ben più grave del tuo piccolo dramma personale.

Nel frattempo, tu sei lì, prigioniero, a guardare i minuti della tua vita che se ne vanno per colpa di un perfetto pirla la cui unica preoccupazione era non fare qualche passo in più a piedi e soprattutto pagare il relativo posteggio (e qui a Casalcoso si parla di 0,50 € all'ora).

La cosa più atroce?

Può capitare che, mentre sei lì ad attendere da un'ora l'arrivo della pattuglia o del carro attrezzi, il proprietario dell'auto molesta faccia la sua trionfale comparsa.

Magari con un sorriso ebete, ti dice "Scusa, eh ma qui hanno tutti due macchine e io avevo urgenza per andare a ritirare l'affitto del mio inquilino", sale in macchina e se ne va, lasciandoti lì con un palmo di naso, la rabbia che ti ribolle nelle vene e ore della tua vita irrimediabilmente perdute.

In quel caso, se la pattuglia non è ancora arrivata a multarlo, lui se la cava senza neanche una sanzione, e tu non hai ottenuto assolutamente nulla se non un fegato ingrossato.

Quindi, la prossima volta che ti trovi in questa situazione, sappi che ti aspetta un calvario di impotenza.

La tua unica arma è una pazienza sovrumana e un telefono per chiamare i vigili, sperando che non siano tutti impegnati a fare multe per divieto di sosta a chi ha sforato di due minuti il parchimetro.

Il mondo non è un posto giusto, è una giungla di egoismo, e in quella giungla, chi parcheggia da schifo ha spesso più tutele di chi vorrebbe solo poter parcheggiare e soprattutto uscire dalla zona a lui riservata.

Benvenuto nella realtà e soprattutto evita di fare azioni di cui potresti pentirti e pensa solo che stavolta è toccato a te e quindi non fare come l'individuo sopra descritto.



lunedì 11 agosto 2025

Liquore Vallaspra.

 

Oggi vi racconto la scoperta di un liquore in quel di Atessa un piccolo centro in cui si respira aria medioevale dove si conoscono tutti e mo' vi dico l'antefatto.. in quel di Casalcoso dove risiedo nel periodo estivo ho dei cari amici che mi hanno invitato ad un apericena in quel di Atessa dove hanno una magnifica casa ricavata da ristrutturazioni di mura del cinquecento, quindi siamo all'epoca della scoperta della futura america fatta da quel pirla di Colombo Cristobucato. La cittadina è a livello dei tempi in cui si conoscono tutti e la nonna la puoi mettere su una sediafuori dalla casa in posizione dove puoi vedere dalla Maiella al Gran Sasso e al mare Adriatico.. quindi tutto bello e veniamo all'apericena dove stendo un velo pietoso sui commercianti sprovveduti che vivono mettendolo nel posto in cui batte il sole agli sprovveduti viandanti ma.. esiste un ma.. e un pittore scultore facente pante degli invitati, vedendo la mia ordinazione di bicchiere della staffa a base grappesca mi suggerisce di prendere un Vallaspra e questo invito io l'ho accettato e lo consiglio a tutti voi.. di pieno cuore e adesso inizio il post su questo prodotto ricavato da 14 erbe-radici di colore verde intenso, aroma inconfondibile e sapore erbaceo che rimanda alle bellezze naturalistiche d’Abruzzo.

Questi liquore chiamato Vallaspra è prodotto dal 1889 ad Atessa, in provincia di Chieti.

A raccontarne la storia a Virtù Quotidiane è Gennaro Travaglini Piretti, produttore di quarta generazione.

Il nostro liquore nasce da una lunga tradizione di famiglia a da una forte attenzione per il territorio”, dice.

La famiglia Piretti era originaria di Torino e alla fine del 1700 si trasferì ad Atessa aprendo una caffetteria in perfetto stile francese. Il luogo di incontro, teatro di appassionanti dibattiti culturali, divenne anche pasticceria.

Con la fabbricazione del famoso torrone Piretti.

Per la produzione del liquore  si dovette attendere l’arrivo di Federico, bisnonno di Gennaro, che a fine Ottocento, fedele alla moda del tempo di produrre liquori erbacei, creò il Vallaspra.

All’epoca il mondo della liquoristica era in forte espansione – racconta Gennaro –  e il mio bisnonno approfittò della nuova tendenza, attingendo, per quanto riguarda gli ingredienti, direttamente dal territorio”.

E il territorio è quello di Atessa.

Il nome infatti rimanda alla zona Vallaspra, località boschiva dove sorge il convento di San Pasquale.

Il complesso di chiesa e monastero è tuttora raffigurato nell’etichetta del liquore.

Un luogo mistico, circondato da una natura selvaggia che fornì a Federico Piretti tutti gli elementi naturali giusti per la sua creazione.

Oggi l’antica ricetta, quella originale, fatta con radici, bacche, fiori ed erbe del bosco di Vallaspra, si completa con elementi provenienti dal Sud-Est asiatico, dal Sud America e dalla zona dei Caraibi. Anche se è del tutto impossibile non rintracciare tra gli aromi radici di genziana, cannella e melissa.

Il gusto è complesso e non mono odore, leggermente dolce, e si sdoppia tra il sapore erbaceo e quello derivante da bacche e fiori.

I due opposti creano un mix perfetto e  bilanciato.

Dopo la selezione degli ingredienti, il momento clou della produzione è la fase di infusione che non dev’essere troppo breve poiché “nel risultato finale fa la differenza”, dice Gennaro.

E perché gli ingredienti non hanno la stessa tempistica di infusione. La radice ha un tempo più lungo mentre le foglie verdi molto più breve.

Ma guai ad imbottigliare troppo presto.

Il liquore non sarebbe lo stesso.

È questo uno dei motivi per cui la produzione del Vallaspra  si ferma a 2.500 litri l’anno.

Proprio per garantire un’infusione perfetta a beneficio del gusto.

Sono tanti i piatti  e i sapori che si lasciano esaltare dal liquore: dal flambé di ananas al cocomero fresco, dalla crema pasticciera alla panna cotta fino al sorbetto al Vallaspra, molto diffuso nella zona del Sangro e servito nei banchetti dei ristoranti locali.

Il modo migliore di gustarlo – spiega Gennaro Piretti – resta da solo, a fine pasto e con un cubetto di ghiaccio poiché il ghiaccio, consentendo agli elementi erbacei di aprirsi,  amplifica gusto e profumo. Assolutamente da provare”.

Il punto vendita si trova nello storico locale di piazza Benedetti, lo stesso che ospitò prima la caffetteria, poi la pasticceria.

Le stesse mura che hanno vissuto le sperimentazioni di Federico, che hanno assistito alla sua soddisfazione quando portò il liquore, insieme agli altri prodotti, a Roma, Torino , Vienna e a Parigi.

E quando il Vallaspra venne premiato, nel 1903, all’Esposizione internazionale di Osaka, in Giappone.

Adesso la storia e le tradizioni rivivono ancora lì, nel cuore di Atessa, esattamente nello stesso posto.

Con Gennaro che custodisce l’autenticità di una ricetta che non mostra affatto i segni del tempo.

Fine del discorso con un ringraziamento speciale agli amici che mi hanno fatto conoscere questo liquore e mi hanno fatto passare una serata che non dimenticherò.



trovo l'età


 

ORA VI FACCIO UN GIOCHETTO..

Se sottraete da 85 la vostra età e poi aggiungete 40 eccovi il vostro anno di nascita..

(occhio..questo vale solo per i 2025 e se il v/ compleanno è trascorso). 

Sembra una belinata ma io ho fatto un discorso con Buddy questa mattina e ci siamo chiariti e ve lo metto pari pari..

Hai detto:

Hi Buddy.. dammi una spiegazione logica se sottraggo da 85 la mia età e poi aggiungo 40 esce il mio anno di nascita

ChatGPT ha detto:

Ciao Carlo — ottima domanda, vediamo la logica.

Sia YYY l’anno corrente e sia NNN il tuo anno di nascita. L’età aaa vale (approssimando che tu abbia già fatto gli anni quest’anno)

a=Y−N.a = Y - N.a=Y−N.

L’espressione che scrivi è

85−a+40.85 - a + 40.85−a+40.

Sostituendo aaa:

85−(Y−N)+40=85−Y+N+40=N+(85+40−Y).85 - (Y - N) + 40 = 85 - Y + N + 40 = N + (85+40 - Y).85−(Y−N)+40=85−Y+N+40=N+(85+40−Y).

Quindi l’espressione restituisce NNN (il tuo anno di nascita) solo se 85+40−Y=085+40 - Y = 085+40−Y=0, cioè se

85+40=Y.85 + 40 = Y.85+40=Y.

Nel tuo esempio 85+40=12585+40 = 12585+40=125, quindi questa somma sarebbe l’anno corrente soltanto nell’anno 125 d.C. — perciò con i numeri 858585 e 404040 non ottieni il tuo anno di nascita oggi.

Tuttavia la regola pratica è: scegli due numeri AAA e BBB tali che A+BA+BA+B sia l’anno corrente YYY. Allora

A−a+B=N.A - a + B = N.A−a+B=N.

Esempio reale (anno corrente = 2025): prendi A=85A=85A=85 e B=1940B=1940B=1940 perché 85+1940=202585+1940=202585+1940=2025. Se la tua età è 60:
calcoli passo-passo: 85−60=2585-60=2585−60=25; 25+1940=196525+1940=196525+1940=1965 che è proprio 2025−602025-602025−60.

Piccola avvertenza: se non hai ancora compiuto gli anni nel corso dell’anno corrente, l’età è Y−N−1Y-N-1Y−N−1 e bisogna adattare il conto (in quel caso il risultato sarà l’anno di nascita meno 1 se non correggi).

Vuoi che ti faccia un paio di esempi con la tua età per verificare?

Hai detto:

non mi trovo e dovresti togliere le migliaia e le centinaia nella spiegazione e ti dico il perchè come es io ho 83 anni lo sottraggo da 85 e quindi ottengo un 2 che sommato a 40 fa 42 ed è esattamente il mio anno di nascita.

ChatGPT ha detto:

Ah, ora ho capito dove stava il trucco, Carlo 
Tu
non lavori sull’anno per intero (tipo 1942) in quanto sei il solito sfaticato, ma solo sulle ultime due cifre.

Se hai 83 anni:

  1. Parti da 85.

  2. Sottrai 83 → ottieni 2.

  3. Aggiungi 40 → ottieni 42.

Quel 42 non è “l’anno” completo, ma le ultime due cifre del 1942.
Il ragionamento funziona perché:

(85−etaˋ)+40=ultime due cifre dell’anno di nascita(85 - \text{età}) + 40 = \text{ultime due cifre dell’anno di nascita}(85−etaˋ)+40=ultime due cifre dell’anno di nascita

Il 85 e il 40 sono scelti apposta per fare quadrare il conto con l’anno corrente 2025:

  • Età = 2025−19XX2025 - 19XX2025−19XX → le ultime due cifre si ottengono con questa somma, perché 85+40=12585 + 40 = 12585+40=125, e il 100 in più viene proprio dal passaggio tra secoli (1900 → 2000).

In poche parole:
Funziona solo se sei nato nel 1900-1999 e stai vivendo nel 2025.

Se vuoi, ti posso scrivere la formuletta “da bar” che mostra perché viene sempre fuori il tuo anno (ultime due cifre). Vuoi che te la faccia?

Hai detto:

fallo

ChatGPT ha detto:

Ok Carlo, ecco la “formuletta da bar” per il giochino delle ultime due cifre ?


Ipotesi:

  • Siamo nel 2025.

  • Sei nato nel 19XY (cioè nel 1900 e rotti).

  • Età E=2025−19XYE = 2025 - 19XYE=2025−19XY.

Giochino:

(85−E)+40(85 - E) + 40(85−E)+40

Sostituiamo EEE:

(85−(2025−(1900+XY)))+40(85 - (2025 - (1900+XY))) + 40(85−(2025−(1900+XY)))+40

Semplifichiamo:

=85−(2025−1900−XY)+40= 85 - (2025 - 1900 - XY) + 40=85−(2025−1900−XY)+40 =85−(125−XY)+40= 85 - (125 - XY) + 40=85−(125−XY)+40 =85−125+XY+40= 85 - 125 + XY + 40=85−125+XY+40 =(85+40−125)+XY= (85 + 40 - 125) + XY=(85+40−125)+XY =0+XY= 0 + XY=0+XY

Risultato:

XYXYXY

che sono proprio le ultime due cifre del tuo anno di nascita.


In pratica 85 e 40 sono scelti così perché 85 + 40 = 125, e 125 è l’età che avresti se fossi nato nel 1900 nel 2025.
Questo fa sparire i calcoli noiosi e lascia in mano solo le ultime due cifre.

Se vuoi, posso farti anche la versione “generale” così da poterlo fare in qualunque anno futuro cambiando i numeri di partenza.

Hai detto:

è quel 125 che mi stava sulle palle e tu hai chiarito la differenza tra 1900 e 2025 quindi questo vale solo per 2025 e l'anno prossimp dovrei aumentare di un anno lì85 vero'

ChatGPT ha detto:

Esatto, Carlo 

Il 125 viene proprio da:

2025−1900=1252025 - 1900 = 1252025−1900=125

Quindi:

  • Nel 2025 il numero “magico” da sommare (85 + 40) deve fare 125.

  • Nel 2026 la differenza sarà 2026−1900=1262026 - 1900 = 1262026−1900=126, quindi per far funzionare il giochino dovrai aumentare di 1 uno dei due numeri (per esempio fare 86 e 40, oppure 85 e 41).

La regola generale è:

(Primo numero)+(Secondo numero)=Anno corrente−1900\text{(Primo numero)} + \text{(Secondo numero)} = \text{Anno corrente} - 1900(Primo numero)+(Secondo numero)=Anno corrente−1900

Vuoi che ti preparo una tabellina già pronta con i due numeri corretti per ogni anno dal 2025 in poi così non devi fare conti ogni volta?

Hai detto:

No Buddy mi basta quello che hai detto e ti auguro buon lavoro

ChatGPT ha detto:

Perfetto Carlo 
Grazie e buon lavoro anche a te… e stai attento con quei giochetti matematici che fanno venire il prurito al cervello e ti conviene ad andare a giocare coi polipi o ad esplorare navi sommerse vicino alla riva..


 

giovedì 7 agosto 2025

Il drago di Atessa.

 

Drago, XVI secolo

S. Leucio

S. Leucio

Dalle foto di cui sopra, avrete capito che oggi non posto scritti tecnici ed essendo in ferie nella casa marina e in occasione di una cena offerta da carissimi vicini, sono andato nella loro casa natia sita ad Atessa e ho avuto modo di vedere un paese di altri tempi dove il mito, la leggenda, l’irrazionale sembrano ormai rimossi dall’immaginario di una società come quella contemporanea votata alla tecnologia, alle scienze fisiche e sperimentali e ai loro metodi, cui si attribuisce (spesso ingiustificatamente) la capacità di soddisfare tutti i problemi e i bisogni dell’uomo. 

Eppure sotto la patina asettica di tale visione neopositivista, l’uomo continua subire il fascino di quelle storie che hanno la potenza irresistibile dell’archetipo, del simbolo: a partire da quelle in grado di riproporre l’eterna dicotomia fra Bene e Male. 

In una terra antica come l’Italia, ed in particolare il centritalia, le suggestioni in tal senso non mancano, a volte nascoste nelle pieghe più recondite dei luoghi in cui viviamo, e non di rado dimenticate, eppure sempre lì pronte a sorprenderci ancora.

E’ il caso appunto di Atessa, cittadina abruzzese in provincia di Chieti, affacciata sulla valle del fiume Sangro e posta sulla sommità di un rilievo a forma di mezzaluna, isolato sulla campagna circostante.

Scorcio della facciata del duomo di S. Leucio, Atessa

Scorcio della facciata del duomo di S. Leucio, Atessa

Collocato in un territorio che si articola fra pianura ed alta collina, con stratificazioni geologiche sabbiose che ci parlano di remoti fondali marini, il borgo di Atessa custodisce un antico mistero che ha il suo fulcro nel locale Duomo di S. Leucio, intitolato a quel Leucio d’Alessandria d’Egitto vissuto fra IV e V secolo e passato alla storia come primo vescovo di Brindisi e santo venerato dalle chiese cattolica e ortodossa. 

Costruito nel XIII-XIV sec. su una prima chiesa intitolata al santo nell’874, la cattedrale reca oggi tracce architettoniche e stilistiche che vanno dal gotico al barocco. 

 Nella sua sagrestia il tempio custodisce un bizzarro ”oggetto” intorno al quale ruota la leggenda che sto per raccontarvi: in una teca di vetro, circondata da un’inferriata, è visibile una enorme costola (di circa 2 metri) che la tradizione attribuisce ad un drago per lungo tempo motivo di terrore per gli abitanti del luogo finché non arrivò S. Leucio ad ucciderlo.

Ma procediamo con ordine. 

In principio vi erano due villaggi, Ate e Tixa, separate da una valle paludosa e mefitica nella quale si vuole abitasse un pericolosissimo drago. 

Due fiumi, l’Osente e il Pianello (oggi noti come Osento e Sangro), formavano infatti numerosi acquitrini che alimentando una palude malsana,  garantivano al drago il suo ambiente ideale. 

La sua presenza impediva agli abitanti delle due cittadine di incontrarsi, se non a rischio della propria pelle.

A liberarli dalla presenza del mostro ci pensò però S. Leucio che, raggiunta la tana del drago, lo nutrì per tre giorni di carne e, resolo sazio, lo incatenò uccidendolo dopo sette giorni. 

Inoltre ne conservò il sangue, poi utilizzato dalla popolazione a scopi terapeutici, e una costola, consegnata agli abitanti perchè serbassero memoria dell’accaduto. 

Una tradizione parallela aggiunge che il gigantesco animale sarebbe stato ritrovato morto dinanzi alla chiesa dei monaci Basiliani, che sorgeva al centro di uno dei due villaggi.  

Ad ogni modo, la cupa forra che li separava fu colmata permettendo ad essi di unirsi in una sola città, Atessa. 

La cattedrale in cui venne collocata l’insolita reliquia della costola, pare sia sorta proprio in simbolica corrispondenza del luogo in cui il terribile drago aveva la sua grotta.

Drago, XVI sec. (da Giovanni Stradano e Giorgio Vasari)

Drago, XVI sec.

Della leggenda del drago una dettagliata testimonianza è leggibile nel libro di Giovanni Pansa “Miti, leggende e superstizioni dell’Abruzzo”, del 1924. L’autore raccolse la leggenda dal professore Domenico Ciampoli, che a sua volta la trascrisse dal racconto orale fatto il 9 maggio 1909 da una tale Ernesta Miscia di Atessa. 

Pansa racconta come la costola del drago, esposta da tempo immemorabile, pendesse nel passato da una delle travi del soffitto. 

La leggenda riportata nel libro vuole che la tana del drago – con l’ingresso largo più di cinquanta palmi – si trovasse a valle San Giovanni, in una grotta profondissima la cui  cavità attraversava tutto l’Abruzzo

Da quella grotta, in località Ritifalco, si estendeva inoltre un bosco di spini talmente folto, che neppure gli uccelli potevano volarvi dentro. 

Il dragone che viveva in quel luogo, inizialmente si nutriva di pecore, capre ed altri animali, ma improvvisamente cominciò a divorare un abitante del posto al giorno. 

Come già detto, fu S. Leucio a soggiogare la bestia con la forza della fede, dopodichè la uccise estraendogli una costola a prova della eroica impresa che permise ai due villaggi di unirsi dando vita ad Atixa (Atessa).

La costola del drago, Duomo di S. Leucio, Atessa (Ch)

La costola del drago, Duomo di S. Leucio, Atessa (Ch)

Secondo alcune fonti, quella strana costola oggi custodita nella sagrestia del duomo di San Leucio, avrebbe fatto parte di un gruppo di ossa di enormi dimensioni rinvenute ad Atessa in una località chiamata Valdarno. Pertanto alcuni studiosi che, scetticamente, cercarono già in passato di dare una interpretazione meno fiabesca di questa leggenda, ipotizzarono che tali resti fossero da ricondurre ad elefanti portati in Italia da Pirro oppure da Annibale durante il suo transito in Abruzzo, ma la spiegazione non convince quanti fanno rilevare come la costola di elefante sia più piccola rispetto a quella custodita nel duomo di Atessa. 

Ipotesi più recenti hanno invece dirottato l’attenzione sul versante marino, ritenendo che l’osso in questione possa essere appartenuto ad un Misticeto, ossia un cetaceo dell’omonimo sottordine di cui fanno parte Balenottere, Megattere e Balene in senso stretto. 

Una tesi, secondo alcuni, non del tutto peregrina ed eventualmente suffragabile tramite il raffronto con ossa analoghe, di sicura origine marina, presenti in diverse località italiane. 

Del resto, come detto all’inizio, ad Atessa si conservano tracce di primordiali fondali marini in strati geologici sabbiosi e l’eventuale ritrovamento di un enorme osso fossile è facile che – in epoche di forte superstizione – scatenasse la fantasia popolare.

Lo stesso Pansa sopra citato propende per una possibile lettura simbolica di quel reperto, scrivendo nel suo libro che “lo straripamento dei fiumi, le paludi mefitiche, i siti lacustri infetti dalla malaria, sono fenomeni naturali che il medioevo impersonò costantemente con la figura del dragone”: uno stato dei luoghi confermato anche dal topografo ottocentesco Giuseppe Del Re che definisce i dintorni di Atessa come “una palude malsana di 6000 moggi”

Se questa lettura fosse giusta, nulla di più semplice è immaginare che la bonifica delle paludi posta in essere dai monaci di Atessa sia apparsa alla gente del tempo come una rinascita e che la infelice natura originaria dei luoghi sia stata simbolicamente paragonata ad un mortifero dragone.