Vi e’ mai capitato? Parlare con un oggetto o cercare di capire che anche lui ha un’anima?
Per
fare questo dovete fare tre mesi di mare, grandi nuotate, alla sera
mangiare da Palucci e al pomeriggio sentire Nicola che martella senza
pietà col cagnolino dell'avvocato che abbaia imperterrito.
Parlo
del classico carrello della spesa quello che all’ipermercato lo
vedi implaccato nel culo dell’altro carrello e devi infilarci una
moneta per staccarlo dalla sua posa e ora mi domando perche’ la
gente abbandona i carrelli della spesa in giro dove cazzo vuole?
Forse
perchè gliene frega della monetina che sta all’interno della
gettoniera, gliene frega se tu gli sbatti dentro con la tua macchina
ventennale usata solo per andare e tornare dal mare.
Sembrerebbe
una faccenda da niente, in fondo.
Accidia metropolitana.
Piccole meschinita’ urbane.
Eppure,
ogni volta che vedo un carrello abbandonato a se stesso
il dubbio
mi assale e un po’ mi rode il pallisterio.
Deve
esserci dell’altro.
Al cospetto di queste gabbie scoperchiate
con le rotelle non posso fare a meno di lasciarmi coinvolgere dalle
possibili ipotesi sul loro destino deragliato oltre che dalla
pericolosita’ di investirlo.
Per
quanto banali possano essere.
E’ come se ne avvertissi la pena.
E' il mistero.
Io quei carrelli li compatisco.
Ma li odio, anche.
Specie quando me li ritrovo fra i piedi, distesi su un fianco e con le rotelle a mezz’ aria, ad ingombrare parte dell’ennesimo parcheggio di fortuna recuperato con fatica.
Se e’ vero che il coraggio non e’ che uno strano miscuglio di prudenza e di abbandono, chi ha avuto il coraggio di trascinarti fino a qui povero carrello?
Chi cazzo ha avuto l'animo di svuotarti e buttarti via?
Chi
si e’ concesso il lusso di non recuperare il suo euro di
riscatto
cavandolo da quella tua minuscola serratura che una volta liberata ti
unisce ai tuoi simili e ti permette di incularli e farti inculare
tutti in fila appassionatamente uniti?
E,
a proposito, a chi appartieni adesso che non fai piu’ parte di
quelle inerti cordate che accolgono i clienti all’ingresso
dell’
ipermercato.
Troppe domande vero per un ammasso di ferraglia con ruote, e per cosi’ poco.
Infinite risposte possibili.
Meglio quelle impossibili e vediamo.. porc.. sento la tua risposta…
Sono un carrello del Bennet di Caselle quello piu’ vicino a casa tua parente di quello del Conad di Casalcoso.
Hanno caricato pasta, carne, scatole pesanti, acqua, bottiglie e buste di frutta.
Spingevano a fatica, ma cazzo .. il peso lo portavo io.
Lui l’uomo dalla faccia di culo zoppicava e tirava moccoli.
Lei
gridava con voce da far bloccare le ruote anteriori.
Sembravano
cmq gente perbene.
Abiti
eleganti, macchina grossa, sai quei Suv fatti apposta per rovinare le
altre macchine nei posteggi, specialmente quando
apri le portiere
e pianti la legnata alla macchina vicina.
Perche’ minchia mi hanno lasciato da solo, abbandonato con la mia monetina dentro? Bastardi..
Ogni mattina mi sganciavano per primo ed ero contento di fare il giro all’ipermercato.
Le mie ruote slittavano bene, le monete entravano giuste.
Portavo i bambini sul mio seggiolino.
Sterzavo perfettamente e non tiravo verso destra.
La campana per la raccolta del vetro, qui a due passi, vengono a svuotarla sempre.
Di me non si accorgono mai.
I cani mi annusano e poi mi pisciano addosso.
Dov’e’ finita la mia dignita’?
Non posso andare avanti cosi’.
Ma il peggio e’ che non posso nemmeno tornare indietro.. dai prendimi e saro’ tuo, saro’ il carrello della tua vita, non lasciarmi qui e riportami ad inculare un mio fratello e prenditi la moneta.. te la sei meritata..
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