Blog personale sullo studio della patologia indicata nel testo.
Si dice gammopatia di incerto
significato (per dire che non è per forza benigna), ma al momento
attuale cercherò di fare ogni tre mesi solo esami del sangue
(emocromo, elettroforesi, funzionalità renale, immunofissazione,
calcemia, beta2-microglobulina, LDH) e delle urine (proteinuria di
Bence-Jones ed immunofissazione).
Vedi le % e date in calce e se
dovesse esserci progressione di malattia farò valutare la biopsia,
le RX
Le
gammaglobuline o immunoglobuline (termine abbreviato Ig) sono
anticorpi che servono alla difesa dell'organismo contro agenti
estranei Chimicamente sono proteine e si trovano nel plasma dove
possono essere misurate e studiate con appositi metodi di
laboratorio.
Il termine gammopatia monoclonale indica la presenza nel
siero di immunoglobuline clonali cioè di immunoglobuline
strutturalmente identiche sia come catena pesante che come catena
leggera.
La presenza di una gammopatia monoclonale viene di norma
evidenziata da un comune esame di laboratorio detto elettroforesi
delle sieroproteine con cui si analizzano le frazioni proteiche del
sangue.
Il tracciato elettroforetico, detto comunemente
elettroforesi, mostra in corrispondenza della frazione gamma (dove si
concentrano tutte le immunoglobuline) la presenza di un picco
omogeneo alto e stretto che si definisce comunemente picco
monoclonale o componente monoclonale. Questa alterazione proteica
salta immediatamente all'occhio del medico che ha ordinato l'esame
poiché normalmente la frazione elettroforetica gamma (comprendente
le gammaglobuline o immunoglobuline) è costituita da immunoglobuline
eterogenee per classe e tipo (immunoglobuline policlonali).
Le
immunoglobuline policlonali si distribuiscono nel tracciato
elettroforetico in una zona a base larga (sotto forma di una gobba
arrotondata e non di un picco).
Una gammopatia monoclonale può
essere riscontrata in varie situazioni cliniche e nelle malattie
caratterizzate da una proliferazione clonale di plasmacellule e
cellule linfatiche, cioè delle cellule del midollo osseo e del
sistema linfatico deputate alla produzione di immunoglobuline.
La
trasformazione tumorale di plasmacellule e cellule linfatiche
produttrici di immunoglobuline provoca una proliferazione ed accumulo
di tali cellule e la conseguente comparsa nel siero di una componente
monoclonale di varia entità che rappresenta la spia della loro
abnorme attività.
Come sono fatte le immunoglobuline?
Le
immunoglobuline del siero comprendono 5 classi:
· IgG
· IgA
· IgM
· IgD
· IgE
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Gammapatia
monoclonale significa che i tuoi linfociti B (cioè una parte dei
globuli bianchi che si occupano del tuo stato immunitario) stanno
producendo un solo tipo di Ig (Immunoglobuline) quando invece
dovrebbero produrne più tipi (IgA IgG IgM IgD e IgE). Chiaramente
detta così non significa niente: ecco perchè il tuo medico vuole
prima accertare quale tipo di gammapatia hai sviluppato, perchè e se
effettivamente trattasi di monoclonalità.
E' un tipo di malattia ematologica
dove c'è un aumento di immunoglobuline monoclonali, cioè dello
stesso tipo, e costituite di catene pesanti ( cioè Kappa, mentre le
leggere sono lambda ).
é un pò complicato spiegarlo ma a te
interesserà che sono abbastanza frequenti ad una certa età e non
tutte gravi per fortuna.
I sintomi possono essere a carico del
sangue, con anemia, a carico del rene con Insuff. Renale, a carico
delle ossa con dolori ossei ecc.
A volte i pazienti vanno avanti
solo con controlli periodici senza malattia. Una malattia monoclonale
grave e forse la più conosciuta è il mieloma.
Le
gammopatie monoclonali sono un gruppo di malattie caratterizzate da
una eccessiva produzione di immunoglobuline da parte delle
plasmacellule del midollo emopoietico.
Il termine di
gammopatia si riferisce al fatto che le immunoglobuline sono
evidenziate per la maggior parte nella regione gamma
dell'elettroforesi proteica, che in questi casi presenterà il
cosiddetto "picco", conseguenza dell'eccesso di
immunoglobuline.
Il termine monoclonale indica che queste
proteine sono prodotte tutte da un solo clone di plasmacellule e sono
uguali fra di loro, a differenza delle normali immunoglobuline che
sono policlonali.
Le principali gammopatie monoclonali sono:
la gammopatia monoclonale di incerto significato
il
mieloma multiplo e sue varianti
la macroglobulinemia di
Waldenström
le malattie delle catene pesanti
l'amiloidosi
la malattia da deposito delle catene leggere.
il mieloma
micromolecolare (che produce solo catene leggere)
il mieloma non
secernente (che non produce immunoglobuline)
il plasmocitoma
solitario
la leucemia plasmacellulare.
La causa delle
gammopatie monoclonali è sconosciuta.
Alcune di esse sono delle vere
e proprie neoplasie dei linfociti B, le cellule da cui originano le
plasmacellule.
Nella maggioranza dei casi tuttavia non si
riesce ad identificare la causa o ad evidenziare l'esistenza di una
neoplasia, almeno al momento della diagnosi.
Le gammopatie
monoclonali sono molto frequenti nella popolazione e la loro
incidenza aumenta con l'aumentare dell'età: sono infatti
praticamente sconosciute prima dei 30 anni, per cui è probabile che
molte di esse siano la conseguenza del normale processo di
invecchiamento del sistema immunitario.
Molte persone non
hanno sintomi imputabili ad una gammopatia monoclonale ma hanno una o
più malattie croniche associate: diabete, allergie, infezioni
croniche, neoplasie di altri organi ecc. che, probabilmente,
provocano una stimolazione cronica dei linfociti B che può sfociare,
con il passare del tempo, nell'emergenza di un clone di plasmacellule
molto numeroso che producono tutte la stessa immunoglobulina.
In
molti di questi casi, la gammopatia monoclonale potrebbe
rappresentare il risultato di una intensa risposta del sistema
immunitario a qualche antigene in genere sconosciuto, come dimostrato
dal fatto che, a volte, dopo la guarigione dalla malattia associata,
si può assistere alla scomparsa della gammopatia monoclonale per
eliminazione della stimolazione cronica sul sistema immunitario
Fonti:
In ogni caso ci tengo a sottolineare
che nella maggior parte dei casi puo indicare una malattia cronica nn
grave di tipo infiammatorio...
RICERCA
DELLE PROTEINURE DI BENCE-JONES (obsoleto) si fa invece la ricerca
delle catene kappa e lambda
Allora
la proteinuria delle 24 ore nn e' altro che le proteine che il rene
elimina nelle urine durante le 24 ore
Serve x vedre se ci sono
danni renali.
Infatti esso e' indice di insufficienze renali.
La
proteina di bence jones invece e' una proteina termolabile che
precipita adesso nn ricordo a che temperatura che normalmente e'
assente nelle urine e che le sua presenza invece e' segno di
bruttissime malattie renali ( tumori) questa viene chiesta dai medici
che il paziente deve sottoporsi a esami di TAC oppure RM con metodi
di contrasto
Se negativa e' certamente una cosa molto buona.
Cmq
oggi questo test e' obsoleto ma si
fa invece la ricerca delle catene kappa e lambda.
Per quanto sopra.. Ho
chiesto chiarimenti sulla Gammopatia Monoclonale al Prof. Mario
Lazzarino e Dr Patrizia Zappasodi della Clinica Ematologica, IRCCS
Policlinico San Matteo dell'Università di Pavia.. ed ecco la
risposta..
Gammopatia
monoclonale, MGUS, amiloidosi: nuovi orientamenti di diagnosi e
terapia. Gammopatia monoclonale indica la presenza nel siero di
immunoglobuline clonali cioè di immunoglobuline strutturalmente
identiche. La presenza di una gammopatia monoclonale viene di norma
evidenziata da un comune esame di laboratorio detto elettroforesi che
analizza le frazioni proteiche del sangue. La diagnosi di gammopatia
monoclonale richiede una serie precisa di esami ematologici. Tale
alterazione deve essere seguita nel tempo poiché vi è un certo
rischio di evoluzione verso un mieloma. L'amiloidosi è una patologia
provocata dal deposito nei tessuti di frazioni immunoglobuliniche
strutturalmente alterate. E' una patologia sottodiagnosticata poiché
i sintomi sono molto variabili. Se non riconosciuta precocemente
l'amiloidosi può comportare importanti lesioni cardiache e renali.
Le
gammaglobuline o
immunoglobuline (termine
abbreviato Ig)
sono anticorpi che servono alla difesa dell'organismo contro agenti
estranei Chimicamente sono proteine e si trovano nel plasma dove
possono essere misurate e studiate con appositi metodi di
laboratorio. Il termine gammopatia
monoclonale indica la
presenza nel siero di immunoglobuline
clonali cioè di
immunoglobuline strutturalmente identiche sia come catena pesante che
come catena leggera. La presenza di una gammopatia monoclonale viene
di norma evidenziata da un comune esame di laboratorio detto
elettroforesi delle
sieroproteine con cui si
analizzano le frazioni proteiche del sangue. Il tracciato
elettroforetico, detto comunemente elettroforesi, mostra in
corrispondenza della frazione gamma (dove si concentrano tutte le
immunoglobuline) la presenza di un picco omogeneo alto e stretto che
si definisce comunemente picco
monoclonale o componente monoclonale.
Questa alterazione proteica salta immediatamente all'occhio del
medico che ha ordinato l'esame poiché normalmente la frazione
elettroforetica gamma (comprendente le gammaglobuline o
immunoglobuline) è costituita da immunoglobuline eterogenee per
classe e tipo (immunoglobuline
policlonali). Le
immunoglobuline policlonali si distribuiscono nel tracciato
elettroforetico in una zona a base larga (sotto forma di una gobba
arrotondata e non di un picco). Una gammopatia monoclonale può
essere riscontrata in varie situazioni cliniche e nelle malattie
caratterizzate da una proliferazione clonale di plasmacellule e
cellule linfatiche, cioè delle cellule del midollo osseo e del
sistema linfatico deputate alla produzione di immunoglobuline. La
trasformazione tumorale di plasmacellule e cellule linfatiche
produttrici di immunoglobuline provoca una proliferazione ed accumulo
di tali cellule e la conseguente comparsa nel siero di una componente
monoclonale di varia entità che rappresenta la spia della loro
abnorme attività.
Come
sono fatte le immunoglobuline?
Le
immunoglobuline del siero comprendono 5 classi:
·
IgG
·
IgA
·
IgM
·
IgD
·
IgE
Le
immunoglobuline più rappresentate sono le IgG
(800-1600 mg/dL), seguite dalle IgA
(90-400 mg/dL), e dalle IgM
(40-230 mg/dL). Le IgD e le IgE sono presenti nel plasma in quantità
esigue.
Come struttura
generale, ogni molecola di immunoglobuline è costituita da 2 catene
pesanti legate fra loro e da 2 catene leggere (ciascuna legata ad una
catena pesante). La classe di ogni immunoglobulina è definita dalla
catena pesante
(Y per le IgG, a per le IgA, δ per le IgM, d per le IgD, e per le
IgE). Le due catene leggere
sono di tipo k o di tipo λ.
Ogni
plasmacellula produce una sola classe di immunoglobulina (G, A, M)
con un solo tipo di catena leggera (k o λ).
La
capacità dell'immunoglobulina di riconoscere le proteine estranee
(ad esempio virus, batteri) e quindi di legarle e distruggerle è
affidata alla porzione variabile delle catene la quale è in grado di
legare l'antigene. La porzione variabile di ogni immunoglobulina
viene costruita in modo specifico in risposta ad un determinato
stimolo antigenico.
Il
concetto di clonalità
In
condizioni fisiologiche le molecole immunoglobuliniche sono diverse
fra loro. Infatti oltre a comprendere 5 diverse classi, all'interno
della stessa classe la porzione variabile è presente in innumerevoli
combinazioni pari al numero dei differenti antigeni che ne hanno
indotto la sintesi. In condizioni fisiologiche le immunoglobuline
sono quindi policlonali,
perché generate da una popolazione eterogenea di plasmacellule,
tutte diverse fra loro, cioè policlonali. Nelle gammopatie
monoclonali,
invece, nel midollo osseo si accumulano plasmacellule tutte identiche
in quanto originate tutte da un'unica plasmacellula madre che è
andata incontro ad un processo di proliferazione. Queste
plasmacellule costituiscono un clone
e sono quindi monoclonali. Tutte
le plasmacellule del clone producono la stessa immunoglobulina,
con la stessa struttura chimica. Questa si accumula nel siero e dà
origine alla componente
monoclonale.
Le
immunoglobuline monoclonali
assumono nel tracciato elettroforetico un profilo diverso da quelle
policlonali. Tutte si posizionano in regione γ, ma le Ig monoclonali
hanno un profilo a picco
alto e stretto in quanto
la loro identità strutturale le fa migrare con la medesima velocità
elettroforetica. Le immunoglobuline
policlonali, invece,
essendo strutturalmente eterogenee, hanno un profilo a gobba
con base larga.
La
figura sottostante mostra un tracciato elettroforetico normale (a
sinistra) e quello di un paziente con gammopatia monoclonale (a
destra). In quest'ultimo si osserva la presenza di un picco alto e
stretto in zona γ: la componente monoclonale.
Nell'individuo
normale la sintesi di catene pesanti e leggere avviene in modo
ordinato e nelle quantità opportune. La cellula assembla catene
pesanti e leggere a formare l'intera molecola immunoglobulinica e non
vi sono residui apprezzabili. In alcune patologie delle plasmacellule
come il mieloma, invece, la sintesi di catene leggere può essere
superiore rispetto a quella di catene pesanti. In tal caso grandi
quantità di catene leggere
libere si accumulano nel
plasma. Inoltre, essendo le catene leggere piccole molecole, passano
il filtro renale e vengono eliminate nelle urine dove possono essere
ritrovate anche in grande quantità (si misurano in mg/litro). Le
catene leggere
libere
urinarie
costituiscono la cosiddetta proteinuria
di Bence-Jones.
Non
sempre l'abnorme aumento della frazione elettroforetica gamma è
indice della presenza di gammopatia monoclonale. Infatti alcune
patologie croniche specie le epatiti croniche ma anche le infezioni
croniche, le malattie infiammatorie croniche, le malattie autoimmuni,
possono associarsi ad una ipergammaglobulinemia
policlonale.
Quali
malattie si possono associare ad una gammopatia monoclonale?
Non
sempre il riscontro di una gammopatia monoclonale o componente
monoclonale è sinonimo di malattia tumorale. Infatti vi sono le
cosiddette gammopatie monoclonali di significato indeterminato (MGUS)
che spesso restano invariate nel tempo senza sviluppare un tumore
vero e proprio. Altre volte il riscontro di una gammopatia o
componente monoclonale è la spia di una malattia proliferativa del
sistema che produce le immunoglobuline (mieloma, macroglobulinemia di
Waldenstrom, amiloidosi). Altre volte ancora, la componente
monoclonale è una manifestazione collaterale di un linfoma o di una
leucemia linfatica cronica. In alcune situazioni la componente
monoclonale è di accompagnamento a patologie non ematologiche di
vario tipo. La tabella seguente elenca le malattie che decorrono
obbligatoriamente con una componente monoclonale e quelle che possono
presentare occasionalmente una componente monoclonale.
Malattie con gammopatia
monoclonale
|
Mieloma
multiplo Macroglobulinemia di Waldenstrom Amiloidosi AL
Sindrome POEMS Crioglobulinemia di tipo I e II Malattia
cronica da crioagglutinine Malattia di Castleman
|
Malattie ematologiche che
possono presentare occasionalmente una componente monoclonale
|
Leucemia linfatica cronica
Linfoma splenico della zona marginale Linfoma diffuso a
grandi cellule Linfoma mantellare
|
Malattie non ematologiche
con gammopatia monoclonale di accompagnamento
|
Infezioni (osteomieliti,
pielonefriti, tubercolosi, infezione da HIV, ecc) Neoplasie
epiteliali (intestino, mammella, ecc)
|
Quali
esami occorre eseguire in un paziente con gammopatia monoclonale?
Una
volta sospettata la presenza di una componente monoclonale nel siero
(o nelle urine) è necessario completare lo studio sieroproteico con
appositi esami di conferma. Quindi si eseguiranno una serie di
accertamenti per verificare l'eventuale presenza di una delle
patologie elencate nella tabella e di cui la componente monoclonale
può essere un sintomo. In ordine di probabilità, ma anche in
dipendenza dall'entità della componente monoclonale,
la
prima ipotesi diagnostica è la MGUS (che rappresenta il 65% circa
delle gammopatie monoclonali),
segue
il mieloma (15%), quindi la macroglobulinemia di Waldenstrom,
l'amiloidosi,
e via
via le altre patologie in ordine decrescente di probabilità.
Dato
che la diagnosi di una delle due situazioni più frequenti, MGUS e
mieloma, comporta atteggiamenti terapeutici e prognosi completamente
diversi, non si può tralasciare alcuno degli esami che consentono di
porre una diagnosi di certezza.
Oltre che al proprio medico
curante, l'ematologo
è lo specialista a cui ci si deve rivolgere per impostare gli
accertamenti necessari per porre una diagnosi di certezza e
programmare i successivi controlli.
Dopo la
visita ematologica,
i primi accertamenti sono finalizzati alla tipizzazione della
componente monoclonale.
Di
norma gli esami sul sangue vengono condotti assieme a quelli sulle
urine.
Esami per la
tipizzazione della componente monoclonale
Elettroforesi delle
sieroproteine
Questo
esame distingue e quantifica le frazioni proteiche del siero. Le
varie frazioni proteiche si situano nel tracciato elettroforetico in
bande diverse a seconda del loro peso molecolare ed appaiono come
"onde" o "picchi". Le immunoglobuline migrano in
regione γ (in alcuni casi in regione ß). Mentre nel tracciato
elettroforetico normale la frazione γ appare bassa ed arrotondata,
il tracciato elettroforetico del paziente con mieloma o gammopatia
monoclonale è caratterizzato dalla presenza in zona γ di un picco
alto e stretto (picco monoclonale o componente monoclonale).
L'elettroforesi consente inoltre di quantificare il picco monoclonale
in grammi per decilitro (g/dL).
Dosaggio
delle immunoglobuline
Quantifica
i vari tipi di immunoglobuline (IgG, IgA, IgM). Consente di
quantizzare l'immunoglobulina patologica e di valutare al contempo il
grado di soppressione delle frazioni immunoglobuliniche normali.
Immunofissazione su
siero
Consente la
tipizzazione della componente monoclonale. Identifica la classe della
immunoglobulina (G, A, M) ed il tipo di catena leggera (k o λ).
Quindi, la componente nonoclonale (ed il mieloma corrispondente)
verrà definita ad esempio IgG k, oppure IgA λ, ecc.
Misurazione
delle catene leggere libere circolanti
Misura le catene leggere libere nel siero (non legate alle catene
pesanti) ed il rapporto k/λ
Immunofissazione
su urine (ricerca della proteinuria di Bence-Jones)
Identifica e quantifica la presenza nelle urine di catene leggere
libere k o λ (proteinuria di Bence-Jones). Solo le catene leggere
passano attraverso il filtro renale. Quando la produzione delle
catene immunoglobuliniche è sbilanciata, le catene leggere prodotte
in eccesso restano libere nel plasma (non legate alle catene pesanti
a formare l'intera immunoglobulina), passano attraverso il filtro
renale e compaiono nelle urine.
Altri
esami da eseguire in una gammopatia monoclonale
Esame
emocromocitometrico
È
il conteggio degli elementi del sangue: indica se vi è anemia,
leucopenia, piastrinopenia. In particolare il livello di emoglobina
indica se vi è una compromissione midollare da parte della malattia.
Calcemia
Dosa il calcio nel siero. È un indicatore del calcio mobilizzato
dalle ossa ed è un parametro indispensabile per la stadiazione.
Creatina, VES,
Funzionalità epatica, Proteina C
ß-2-microglobulina
sierica
È un
parametro di massa neoplastica utilizzato come fattore prognostico
nel mieloma.
Aspirato
midollare
Permette di
stabilire se vi è una infiltrazione plasmacellulare midollare, di
valutarne l'entità e le caratteristiche morfologiche. In condizioni
normali le plasmacellule rappresentano meno del 5% delle cellule
midollari. Nel mieloma tale percentuale è di solito superiore al
30%.
FISH su sangue
midollare
È un esame
di citogenetica molecolare che analizza i nuclei delle cellule in
interfase per identificare le alterazioni geniche delle plasmacellule
tumorali.
Radiografia
dello scheletro (cranio, colonna, bacino, ossa lunghe)
Ricerca la presenza di lesioni ossee (osteolisi) a carico dei
segmenti ossei esaminati.
Risonanza
Magnetica della colonna vertebrale
Pur non essendo un esame di screening, in casi selezionati è
utile per identificare precocemente lesioni ossee della colonna che
non hanno ancora dato rarefazioni della struttura ossea evidenziabili
con la radiografia standard. È l'esame più accurato per valutare
un'eventuale compressione del midollo spinale.
Radiografia
del torace ed ecografia dell'addome
Al termine di tali accertamenti l'ematologo potrà concludere per
una gammopatia monoclonale
di significato indeterminato (MGUS),
oppure stabilirà la presenza di un mieloma
multiplo o di una
macroglobulinemia di
Waldenstrom, oppure
sospetterà una amiloidosi,
oppure diagnosticherà una delle altre patologie che abbiamo
elencato, che si possono accompagnare a componente monoclonale.
Le
gammopatie monoclonali di significato indeterminato
(MGUS:
Monoclonal Gammopathy of Unknown Significance)
Si tratta di una condizione clinica in cui l'unico riscontro
anormale è di tipo laboratoristico: la presenza isolata del tutto
asintomatica di una componente monoclonale sierica e/o urinaria, in
genere di modesta entità e che resta stabile nel tempo.
La MGUS
è dovuta alla presenza nel midollo osseo di un clone
di plasmacellule il cui
prodotto di sintesi è appunto la componente monoclonale. La
gammopatia è detta "di significato indeterminato" poiché
è incerta la sua origine e la sua evoluzione. Infatti, mentre in
alcuni casi può evolvere verso una neoplasia ematologica ben
definita (il mieloma multiplo o la macroglobulinemia di Waldenstrom),
in molti altri casi la gammopatia persiste immodificata per decenni
senza influenzare né la qualità di vita né la sopravvivenza. In
passato veniva definita "benigna", termine ora abbandonato
poiché al al momento della diagnosi non è possibile prevederne
l'evoluzione.
Qual
è la sua incidenza? È
più frequente nell'anziano: l'età media dei pazienti con MGUS è
di circa 67 anni. È rara nei soggetti più giovani. Si osserva in
entrambi i sessi con una discreta prevalenza negli uomini (M: 60%,
F: 40%).
Quali
sono le cause? Le cause
non sono note né si sa cosa distingue dal punto di vista biologico
le forme evolutive da quelle stabili. Come per il mieloma, sono
stati considerati i fattori ambientali (esposizione a pesticidi o
altri agenti chimici, radiazioni, agenti infettivi), ma per nessuno
è stata definitivamente comprovata la responsabilità. È probabile
che anche la perdita di efficienza del sistema immunitario, che
aumenta con l'età, abbia un ruolo patogenetico.
Qual
è la sua evoluzione naturale?
La MGUS nella maggioranza dei casi resta stabile per parecchi anni,
ma vi è un certo rischio di evoluzione in una malattia
proliferativa come il mieloma o la macroglobulinemia di Waldenstrom.
Il rischio di trasformazione può essere stimato nell'1% per anno.
In uno studio a lungo termine su 1384 casi di MGUS diagnosticati e
seguiti negli USA dalla Mayo Clinic tra il 1960 ed il 1994, la
probabilità di evoluzione neoplastica è stata del 10% a 10 anni,
del 21% a 20 anni, del 26% a 25 anni. Tra i fattori predittivi di
trasformazione vi è il livello iniziale della componente
monoclonale ed il tipo IgA.
Quali
sono le caratteristiche cliniche?
Il paziente con MGUS ha un quadro clinico del tutto asintomatico. In
particolare, sono assenti tutte le alterazioni che caratterizzano il
quadro clinico del mieloma. L'unica alterazione è di laboratorio e
cioè la presenza di una componente monoclonale sierica e/o
urinaria, di solito riscontrata casualmente nel corso di
accertamenti per altri motivi. Nelle tabelle seguenti sono
illustrati i criteri diagnostici necessari per porre diagnosi di
MGUS e le sue differenze rispetto al mieloma multiplo.
Esiste
una terapia? Una MGUS non
richiede alcun trattamento ma solo periodici esami di follow-up per
monitorare una possibile evoluzione. È fondamentale che il paziente
comprenda la necessità di effettuare controlli periodici pur in
assenza di sintomi. La frequenza dei controlli verrà fissata dallo
specialista ematologo. Un possibile schema è: controlli ogni 4 mesi
nel primo anno, poi ogni 6 mesi e quindi, in presenza di stabilità,
ogni 6-12 mesi.
Quali
esami occorre effettuare per l'inquadramento di una MGUS?
Alla
prima valutazione di un paziente che presenta una componente
monoclonale sierica all'elettroforesi delle sieroproteine è
necessario effettuare i seguenti accertamenti:
Visita
ematologica: nella MGUS è
negativa, in particolare il paziente è asintomatico
Elettroforesi
delle sieroproteine
Dosaggio
delle immunoglobuline: quantifica
i vari tipi di immunoglobulina (IgG, IgA, IgM). Consente di
stabilire se sono ridotte le frazioni immunoglobuliniche normali
Immunofissazione
su siero: identifica la
classe della immunoglobulina monoclonale (G, A, M) ed il tipo di
catena leggera (k o λ)
Misurazione
catene leggere libere circolanti:
misura le catene leggere libere nel siero (non legate alle catene
pesanti) ed il rapporto k/λ
Immunofissazione
su urine (ricerca della proteinuria di Bence-Jones):
identifica e quantifica la presenza nelle urine di catene leggere
libere k o λ (proteinuria di Bence-Jones
Aspirato
midollare: permette di
stabilire presenza ed entità dell'infiltrazione plasmacellulare
midollare. In condizioni normali le plasmacellule rappresentano meno
del 5% delle cellule midollari. Nella MGUS le plasmacellule
midollari sono meno del 10%
FISH
su sangue midollare:
analizza i nuclei delle cellule in interfase per identificare
alterazioni geniche
Esame
emocromocitometrico:
nella MGUS i valori di emoglobina, leucociti e piastrine sono
normali
Calcemia:
nella MGUS è normale
Esami
di routine (VES,
funzionalità renale ed epatica, beta-2-microglobulina, proteina C,
ecc)
Radiografia
dello scheletro (cranio,
colonna, bacino, ossa lunge): identifica eventuali lisi ossee
(osteolisi). Nella MGUS sono assenti
Radiografia
del torace
Ecografia
dell'addome
Dopo la
conferma della diagnosi di MGUS
è importante seguire nel tempo il paziente.
Ogni 4 mesi nel primo anno e quindi semestralmente è necessario
controllare le proteine sieriche ed urinarie (emocromo, funzionalità
renale, calcemia, elettroforesi delle sieroproteine, dosaggio
immunoglobuline, misurazione catene leggere libere nel siero e nelle
urine (ricerca e dosaggio della proteinuria di Bence Jones). In
seguito, se la malattia dimostrerà stabilità ed il paziente rimarrà
asintomatico, i controlli potranno proseguire a cadenza annuale.
Le
più frequenti domande dei pazienti con MGUS
Che
cos'è la gammopatia monoclonale di significato indeterminato o MGUS?
·
È una patologia caratterizzata da un modesto accumulo di
plasmacellule monoclonali nel midollo osseo. Queste producono una
piccola quantità di immunoglobuline clonali (tutte uguali fra loro)
che vengono evidenziate all'elettroforesi delle proteine sieriche
come un picco (picco o componente monoclonale). Non vi sono sintomi
né alterazione della funzione dei vari organi.
Quali
sono le cause della MGUS?
Le
cause non sono note ma probabilmente diversi fattori (predisposizione
genetica, fattori ambientali che provocano una stimolazione
antigenica cronica) agiscono come concausa in modo non prevedibile.
Cosa
induce a sospettare una MGUS?
Il
riscontro, di solito casuale, di un picco monoclonale
all'elettroforesi delle proteine sieriche, usualmente di entità
inferiore ai 3 grammi per decilitro (g/dl), oppure di una proteinuria
di Bence Jones di entità inferiore a 1 g/dl.
Quali
sono gli accertamenti indispensabili per porre diagnosi di MGUS?
Indagini
sul sangue: elettroforesi delle sieroproteine, immunofissazione,
dosaggio delle immunoglobuline, emocromo, calcemia ed esami di
routine
Indagini
sulle urine: ricerca e dosaggio di catene leggere libere (proteinuria
di Bence Jones)
Esami
specifici: esame del midollo osseo (mieloaspirato)
Radiografia
dello scheletro
A
parte la presenza della componente monoclonale, nella MGUS tutti gli
altri esami sono nella norma
Qual
è il decorso clinico?
Nella
maggioranza dei casi la MGUS resta stabile per parecchi anni, ma vi è
un certo rischio di evoluzione in una malattia proliferativa come il
mieloma o la macroglobulinemia di Waldenstrom. La probabilità di
trasformazione è stimata essere del 10% a 10 anni, del 21% a 20
anni, e del 26% a 25 anni.
I
pazienti con MGUS devono ricevere un trattamento?
No.
Ma devono essere seguiti con periodici esami di laboratorio per
monitorare l'evoluzione della componente monoclonale e cogliere
precocemente eventuali segni di trasformazione.
L'amiloidosi
AL: cosa è, la diagnosi clinica e di laboratorio, la terapia
Cosa
è l'amiloidosi? Il
termine amiloidosi indica patologie legate ad una alterata
conformazione di proteine autologhe le quali aggregano in fibrille
che si depositano nei tessuti e li danneggiano. L'amiloidosi AL
(light-chain amyloidosis), o amiloidosi primaria, è il tipo di
amiloidosi più frequente, con una incidenza di circa 0,8 casi ogni
100.000 abitanti per anno. È una patologia clonale dovuta al
deposito nei tessuti di
fibrille formate
dall'aggregazione di catene
leggere immunoglobuliniche
strutturalmente anormali.
Il
clone amiloidogeno:
Responsabile della sintesi di queste catene leggere amiloidogene
è un clone di plasmacellule midollari che produce catene leggere
strutturalmente alterate. Questo disordine della conformazione
proteica provoca l'aggregazione delle catene leggere prodotte in
fibrille di amiloide che si depositano progressivamente nei tessuti.
Il clone plasmacellulare midollare è solitamente esiguo cosicché
può sfuggire al semplice esame morfologico del midollo se non si
impiegano tecniche particolari. L'amiloidosi AL condivide con la MGUS
la presenza di una piccola componente monoclonale ed il basso numero
di plasmacellule midollari, ma l'evoluzione è ben diversa.
Fortunatamente, solo in pochi casi le catene leggere hanno la
capacità di formare fibrille di amiloide. Infatti, su 1384 pazienti
con gammopatia monoclonale seguiti alla Mayo Clinic per una media di
15 anni, solo 10 hanno sviluppato amiloidosi. La maggior parte delle
catene leggere in grado di formare amiloide appartengono al tipo
λ. Nei pazienti con
mieloma, una minoranza stimata attorno al 15% presenta depositi di
amiloide nei tessuti.
Le
fibrille di amiloide posseggono
una particolare capacità di depositarsi
a livello di molteplici tessuti, con particolare predilezione per
organi vitali come cuore, reni, fegato,
nervi, che ne risultano progressivamente danneggiati. Da ciò la
necessità di una diagnosi precoce dell'amiloidosi per poter iniziare
tempestivamente le cure prima che il danno d'organo diventi
incontrollabile.
La
diagnosi di amiloidosi
La
diagnosi clinica di
amiloidosi può essere difficile dato che la malattia si presenta
spesso in modo subdolo. La variabilità dell'esordio dipende dal
fatto che molteplici organi possono essere interessati dal deposito
di amiloide ed in misura diversa l'uno dall'altro. Sicché i sintomi
di esordio possono essere i più vari. Oltre il 50% dei pazienti con
amiloidosi ha interessamento renale o cardiaco; il 20% circa ha
neuropatia; ed in oltre 2/3 dei casi si registra il coinvolgimento di
più di un organo. I sintomi che possono far sospettare un'amiloidosi
sono numerosi ed alcuni sono tipici della malattia: una proteinuria
(che può procedere verso una sindrome nefrosica), disturbi del ritmo
cardiaco ed ipertrofia del ventricolo sinistro all'ecocardiografia,
ipotensione ortostatica, sincope, vertigini, epatomegalia senza cause
apparenti, polineuropatia, sindrome del tunnel carpale, porpora
periorbitale per fragilità capillare dovuta a deposito vascolare di
amiloide, macroglossia. La comparsa di stanchezza e dimagramento
inspiegabili è un sintomo frequente nel paziente con amiloidosi.
Specie se uno di questi sintomi si associa al riscontro di una
componente monoclonale anche esigua nel tracciato elettroforetico, la
possibilità di un'amiloidosi deve essere tenuta ben presente e gli
esami di screening devono essere avviati tempestivamente. L'impatto
prognostico maggiore è dato dalla presenza e dall'estensione
dell'interessamento cardiaco. Inoltre il grado dell'interessamento
cardiaco condiziona la
possibilità di impiegare terapie intensive quali il trapianto di
cellule staminali ed aumenta il rischio di complicanze della terapia.
I depositi di amiloide che infiltrano il miocardio sono causa di
insufficienza cardiaca e di disturbi della conduzione con rischio di
crisi di tachi-aritmia atriale o ventricolare. Data la frequenza e
l'importanza diagnostica e prognostica del coinvolgimento cardiaco,
l'ecocardiogramma
è un esame particolarmente utile alla diagnosi. Un aspetto tipico è
l'aumentata ecogenicità miocardica con caratteristico aspetto
granulare. Uno spessore del
setto interventricolare
pari o superiore a 15 mm è tipico dell'amiloidosi cardiaca. La
misurazione della concentrazione sierica di NT-proBNP
o di BNP
(B-type Natriuretic Peptide) è un marker sensibile di disfunzione
miocardia che può essere utile anche per monitorare i risultati
delle cure.
La diagnosi
di laboratorio richiede la
dimostrazione della componente monoclonale, la dimostrazione a
livello midollare del clone plasmacellulare amiloidogeno, nonché la
dimostrazione istologica di depositi di amiloide nei tessuti.
la
ricerca, tipizzazione e dosaggio della componente monoclonale
richiedono: elettroforesi sieroproteica, immunofissazione su siero
ed urine, misurazione delle catene leggere libere circolanti.
la
dimostrazione del clone plasmacellulare
amiloidogeno richiede l'esame citologico dell'aspirato midollare con
immunofluorescenza per catene k e λ
la
dimostrazione istologica di depositi di amiloide nei tessuti
è essenziale per la diagnosi. Il test diagnostico si basa sul fatto
che i depositi di fibrille di amiloide colorate con rosso Congo
hanno una caratteristica birifrangenza verde sotto luce polarizzata.
Per quest'esame, la biopsia di organi quali rene e fegato (che
potrebbero facilmente sanguinare) può essere vantaggiosamente
sostituita dall'esame del
grasso periombelicale
ottenuto per aspirazione con ago sottile, o alternativamente, dalla
biopsia di ghiandole salivari minori.
Terapia
dell'amiloidosi
Lo
scopo della terapia è ridurre o arrestare nel più breve tempo il
deposito di catene leggere amiloidogene negli organi vitali e
possibilmente ristabilirne le funzioni. Si sa infatti che i depositi
di amiloide possono essere almeno in parte riassorbiti, consentendo
un miglioramento della funzione degli organi colpiti. Quindi la
terapia deve essere mirata alla soppressione
del clone plasmacellulare midollare produttore delle catene leggere
anomale. Bisogna
ricordare, infatti, che alla base della malattia vi è sempre un
clone di plasmacellule, che rimane molto pericoloso anche se appare
di piccola entità.
La rapidità della risposta alle cure è un
fattore essenziale nell'amiloidosi AL. L'efficacia della terapia nel
sopprimere la sintesi della catena leggera amiloidogena può essere
valutata mediante misurazioni seriate delle catene leggere libere nel
siero mediante immunofissazione.
In analogia con il trattamento
del mieloma multiplo, il Melphalan
ad alte dosi seguito dal
trapianto autologo di
cellule staminali
periferiche è considerato il trattamento più efficace per il
paziente con amiloidosi AL di età inferiore a 65 anni. Ma a
differenza del mieloma, sia la procedura di raccolta di cellule
staminali sia le alte dosi di Melphalan comportano un significativo
rischio di complicanze. Il rischio è maggiore in presenza di
insufficienza cardiaca o renale, o di interessamento amiloidotico
multi-organo. Quindi un'accurata selezione dei pazienti da avviare
all'autotrapianto è cruciale per il successo delle cure. I pazienti
con normali livelli sierici di troponina e di NT-proBNP sono
candidati all'autotrapianto come trattamento front-line ed
eventualmente ad un secondo autotrapianto se la risposta al primo è
insufficiente.
Nei pazienti non eleggibili per l'autotrapianto
un'opzione terapeutica efficace (tutta per via orale), è la
combinazione Melphalan +
Desametasone(MEL-DEX) in
cicli di 4 giorni ripetuti ogni 4 settimane. Tuttavia, dato che un
trattamento prolungato con Melphalan riduce sostanzialmente la
possibilità di raccogliere successivamente cellule staminali, nei
casi in cui la controindicazione all'autotrapianto potrebbe essere
transitoria, si può optare per la sola mobilizzazione e
crioconservazione di cellule staminali prima di iniziare i cicli di
MEL-DEX, oppure per un trattamento iniziale con solo Desametasone
riservandosi di riconsiderare in seguito l'esistenza delle condizioni
permettenti per la mobilizzazione ed il trapianto autologo.
La
Talidomide, in analogia
con il mieloma, può essere un trattamento utile per sopprimere il
clone amiloidogeno. La combinazione Talidomide + Desametasone ha
mostrato efficacia nei pazienti con amiloidosi primaria. Tuttavia,
stante la particolare fragilità dei soggetti con amiloidosi, la
talidomide somministrata alle dosi di 200-400 mg/die appare poco
tollerata da questi pazienti di cui oltre il 50% denuncia importanti
effetti tossici del farmaco, tra cui bradicardia sintomatica, stipsi,
astenia. Quindi la combinazione Talidomide + Desametasone sembrerebbe
meglio adatta alla terapia di seconda linea. L'analogo della
talidomide Revimid
e l'inibitore del proteasome Velcade
rappresentano ulteriori
opzioni di terapia la cui sperimentazione nei pazienti con amiloidosi
è in corso.
Ultimo
aggiornamento: marzo 2005
Esami
da fare prima di andare dal’EMATOLOGO:
IMMUNOELETTROFORESI
/ IMMUNOFISSAZIONE
(per
determinare le proteine totali nel sangue)
ELETTROFORESI
/ DOSAGGIO IMMONUGLOBLINE
BETA-MICROBULINEMIA
RICERCA
DELLA PROTEINA DI BENCE-JONES NELLE URINE 24 ORE
(sembra
obsoleto in quanto si fa una ricerca nella catene Lambda e Kappa)
DOSAGGIO
CATENE L E LAMBDA NEL SIERO
EMOCROMO
COMPLETO CON CONTAPIASTRINE CALCEMIA
l'Ematologo
stabilira’ se effettuare BIOPSIA MIDOLLARE.
Dr.
Vito De Carlo
Igiene
e Medicina Preventiva
Patologia
Clinica
HO
DECISO..NON FACCIO NULLA PER 10 ANNI E POI RICONTROLLERO’ LA
PERCENTUALE IGMK ZONA GAMMA, QUINDI APPUNTAMENTO PER DICEMBRE 2020.
RIMANDATO
AL 2022 CAUSA COVID
RIMANDATO
AL 2025 VEDI ESAMI PRESCRITTI Dr. BALLESIO
da
parte mia controllero' solo la percentuale e ricordo che erano:
17/09/09
3,3%
15/10/09
4,0 %
17/12/09
4,8 %
09/12/10
5,0 %
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Allego anche esiti degli esami del 7/12/2010