mercoledì 5 dicembre 2018
Calendario Pirelli 2019.
Il
Calendario Pirelli 2019 vede all'opera Albert Watson che col suo mono
occhio ha fissato immagini di Laetitia Casta, Julia Garner, Misty Copeland
e Gigi Hadid ed e' stato presentato oggi presso Pirelli Hangar alla
Bicocca di Milano.
sabato 1 dicembre 2018
Prendiamo esempio dal branco di Lupi.
Il
post e' dedicato a chi trascorre piu' ore sul lavoro che a casa e
pensa di essere un vero Leader e dovrebbe prender esempio dal branco
di Lupi nella foto di cui sopra.
1 - I
tre avanti sono vecchi e malati, camminano in avanti per regolare il
ritmo del gruppo in caso di corsa, in modo da non rimanere indietro.
2 - I
prossimi cinque sono i piu' forti e i migliori, hanno il compito di
proteggere l'avanguardia in caso di attacco.
3 - Il
gruppo in mezzo rimane cosi' sempre protetto contro ogni attacco.
4 - I
cinque dietro di loro sono anche tra i piu' forti e i migliori...
essi sono incaricati di proteggere il retro in caso di attacco.
5 - L'ultimo..
il capo, si assicura che nessuno sia lasciato indietro, mantiene il
gruppo unificato sulla stessa strada ed e' sempre pronto a correre in
qualsiasi direzione per proteggere e servire da "Guardia del
corpo" a tutto il gruppo.
Questo
e' come si deve comportare davvero un leader, non si tratta di stare
davanti ma significa prendersi cura di tutto il gruppo.
Ebbene
siete convinti di quanto esposto sopra? Allora vi dico che la
troverete da parecchie parti ed e' la classica bufala con tanto di
foto che nel dicembre 2015 furono lo Scoop di Laqtv emittente regionale d'Abruzzo e pubblicate su "Il Messaggero" in
merito all' invasione a Campo Imperatore nel gruppo del GranSasso di 25
lupi dei Carpazi dovuti al ripopolamento organizzato da una
fondazione Olandese tra i cui soci spicca anche Alberto di Monaco e
pensare che questa foto faceva parte di un documentario della BBC
girato nel Canada del nord...
.. ciao neh giovedì 29 novembre 2018
Compagnìa dei defunti.
Ci
ho pensato spesso, in questi ultimi settantasei anni.
E
se dovessi descrivere il funerale ideale, lo sognerei senza dolore e
senza addolorati, addolorandi e senza funerale.
Odio
andare ai funerale specialmodo il mio.
Converrebbe
ad onor del falso, aver lasciato di se una traccia di allegria cosi’
potente da controbilanciare l’assenza nel caso si sentisse.
Un
segno di leggerezza da consumare anche postumo.
Il
funerale deserto andrebbe proprio bene.
Non
sono fra quelli che piagnucolano per la serie ricordati di me. Dimenticati di me, piuttosto, ma, soprattutto non soffrire.
Mi
farebbe piu’ male del morire.
Ma
come cazzo si fa?
O
muori cosi’ vecchio, ma cosi’ vecchio che le persone che ami o
dovresti
amare
si sentirebbero iperstufate dal vederti ancora li’ stipendiato
dall’INPS ex INPDAP.
Insomma,
ne avrebbero avuto piu’ che a sufficienza dal trovarti sempre
tra
le palle.
Oppure,
sempre nel desiderio di non lasciare dolore dietro di
se’,
tramutarsi, se non lo si e’ gia’, in un essere detestabile e
malvagio e
iperscassacazzi,
cosi’ perfido da far tirare un sospiro di sollievo a chi resta.
E
poi ho poca voglia che l’uomo continui a concedere alla morte la di
lei
capricciosa, ostinata supremazia…e’ piu’ dolorosa l’attesa
dell’arrivo
E
che magnifichi se stessa in consessi preficanti dall’organizzazione
paramilitaresca.
Se
proprio fosse necessario, lascerei sfilare dietro il feretro i
volontari
dell’addio
a tutti i costi.
Il
ricordo del beneamato dovrebbe essere sparpagliato il piu’
possibile e
senza
le dimensioni strette e obbligatorie di una cerimonia con corteo
semiordinato.
Incrocio
di sguardi interrogativi e rumorino di suole che strascicano
ghiaietta e pensieri a caso.
Ma
la convenzione vuole che alla morte si debba rispetto e al morto
onore e saluti.
Cosi’,
oggi, appare molto sconveniente una preghiera funebre univocale
del
celebrante.
Si
e’ stabilito che sia sempre preferibile un rito con ondulazione
corale,
abbastanza
nera.
Un
rito composto, religioso comunque.
La
parola deve essere multipla.
Le
strampalate regole tramandate della pietas sembrano avvertirci che il
de cuius, solo dopo la morte, non debba essere solo per la
serie..tutti insieme a salutare il rompiballe che si e’ levato di
mezzo e ci permettera’ di fare le ferie senza complessi di colpa
dell’abbandono o peggio ancora senza interrompere le ferie per
tornare a salutare il vecchio pirla rimbambito che pur di stracciarci
i pendenti ha deciso di andarsene mentre eravamo a Ibiza.
Strana
pietas.
Da
morto, dicevo, qualcuno deve pure piangerlo.
Vanno
bene legionari smaniosi di macabri eroismi cosi’ come prezzolati
professionisti
del piagnisteo o le famose piagnimuerto nordafricane.
Ora
arrivo al titolo del post dicendo che Don Marcello Colcelli,
della
parrocchia di Sant’Egidio
dell'Orciolaia, si e’ stancato dei funerali deserti e ha deciso
di varare la ..compagnia dei defunti…
Questa
compagnia (accento sulla i) invita uomini e donne alla supplenza nel
caso non ci fosse nessuno a soffrire attorno ad una bara.
Il
vantaggio della solitudine non deve essere concesso mai e cosi' e'
stato superato l'enpasse di non esser soli nell'ultimo viaggio con la
modica cifra d'iscrizione di un paio di euro e l'incombenza di
partecipazione a qualche funeralata.
Compagnìa dei defunti.
Ci
ho pensato spesso, in questi ultimi settantasei anni.
E
se dovessi descrivere il funerale ideale, lo sognerei senza dolore e
senza addolorati, addolorandi e senza funerale.
Odio
andare ai funerale specialmodo il mio.
Converrebbe
ad onor del falso, aver lasciato di se una traccia di allegria cosi’
potente da controbilanciare l’assenza nel caso si sentisse.
Un
segno di leggerezza da consumare anche postumo.
Il
funerale deserto andrebbe proprio bene.
Non
sono fra quelli che piagnucolano per la serie ricordati di me.
Dimenticati di me, piuttosto, ma, soprattutto non soffrire.
Dimenticati di me, piuttosto, ma, soprattutto non soffrire.
Mi
farebbe piu’ male del morire.
Ma
come cazzo si fa?
O
muori cosi’ vecchio, ma cosi’ vecchio che le persone che ami o
dovresti
amare
si sentirebbero iperstufate dal vederti ancora li’ stipendiato
dall’INPS ex INPDAP.
Insomma,
ne avrebbero avuto piu’ che a sufficienza dal trovarti sempre
tra
le palle.
Oppure,
sempre nel desiderio di non lasciare dolore dietro di
se’,
tramutarsi, se non lo si e’ gia’, in un essere detestabile e
malvagio e
iperscassacazzi,
cosi’ perfido da far tirare un sospiro di sollievo a chi resta.
E
poi ho poca voglia che l’uomo continui a concedere alla morte la di
lei
capricciosa, ostinata supremazia…e’ piu’ dolorosa l’attesa
dell’arrivo
E
che magnifichi se stessa in consessi preficanti dall’organizzazione
paramilitaresca.
Se
proprio fosse necessario, lascerei sfilare dietro il feretro i
volontari
dell’addio
a tutti i costi.
Il
ricordo del beneamato dovrebbe essere sparpagliato il piu’
possibile e
senza
le dimensioni strette e obbligatorie di una cerimonia con corteo
semiordinato.
Incrocio
di sguardi interrogativi e rumorino di suole che strascicano
ghiaietta e pensieri a caso.
Ma
la convenzione vuole che alla morte si debba rispetto e al morto
onore e saluti.
Cosi’,
oggi, appare molto sconveniente una preghiera funebre univocale
del
celebrante.
Si
e’ stabilito che sia sempre preferibile un rito con ondulazione
corale,
abbastanza
nera.
Un
rito composto, religioso comunque.
La
parola deve essere multipla.
Le
strampalate regole tramandate della pietas sembrano avvertirci che il
de cuius, solo dopo la morte, non debba essere solo per la
serie..tutti insieme a salutare il rompiballe che si e’ levato di
mezzo e ci permettera’ di fare le ferie senza complessi di colpa
dell’abbandono o peggio ancora senza interrompere le ferie per
tornare a salutare il vecchio pirla rimbambito che pur di stracciarci
i pendenti ha deciso di andarsene mentre eravamo a Ibiza.
Strana
pietas.
Da
morto, dicevo, qualcuno deve pure piangerlo.
Vanno
bene legionari smaniosi di macabri eroismi cosi’ come prezzolati
professionisti
del piagnisteo o le famose piagnimuerto nordafricane.
Ora
arrivo al titolo del post dicendo che Don Marcello Colcelli,
della
parrocchia di Sant’Egidio
dell'Orciolaia, si e’ stancato dei funerali deserti e ha deciso
di varare la ..compagnia dei defunti…
Questa
compagnia (accento sulla i) invita uomini e donne alla supplenza nel
caso non ci fosse nessuno a soffrire attorno ad una bara.
Il
vantaggio della solitudine non deve essere concesso mai e cosi' e'
stato superato l'enpasse di non esser soli nell'ultimo viaggio con la
modica cifra d'iscrizione di un paio di euro e l'incombenza di
partecipazione a qualche funeralata.
E
non dimenticate che juventus, ventus ma che comunque improba vita
mors optabilior.
lunedì 26 novembre 2018
L'Hajj.(Pellegrinaggio)
L'Hajj
si e' svolto inoltre in piena guerra con lo Yemen, dove l'Arabia
Saudita era impegnata contro i ribelli houthi sostenuti dall'Iran,
grande rivale regionale di Riyad. Per il secondo anno consecutivo il
Qatar si e' lamentato del fatto che i suoi cittadini siano stati
privati della possibilita' dell'Hajj sullo sfondo della crisi
diplomatica con Riyad. Ma i sauditi, dal canto loro, hanno accusato
Doha di ostacolare gli spostamenti dei suoi cittadini verso i luoghi
sacri dell'islam. Secondo un sistema di quote ripartite per Paese, in
teoria al pellegrinaggio avrebbero dovuto poter partecipare circa
1.200 cittadini del Qatar, ma dei qatarioti hanno denunciato di non
avere potuto compiere l'iscrizione sul sito web del ministero saudita
per il Pellegrinaggio.
Il
pellegrinaggio di quest'anno inoltre e' avvenuto mentre l'Arabia
Saudita, regno ultraconservatore, e' in piena trasformazione con
riforme che riguardano le donne, che sono state finalmente state
autorizzate a guidare.
Dall’Italia
sono partiti 3.200 musulmani pellegrini, dalla Francia 30.000,
dall’Austria 3.000, dalla Germania 17.000, dall’UK 25.000 la
parte maggiore e’ dall’Indonesia e Pakistan e vengono concessi
permessi uno ogni mille abitanti per evitare come in passato e’
successo nel 1.990 un sovraffollamento che ha causato la morte di
1.426 persone e su questi trasferimenti il Riad e’ inflessibile sul
numero dei pellegrini che possono partecipare.
Altro
evento e’ la festa del sacrificio che ricorda come Abramo fosse
pronto a sacrificare il figlio Islam per obbedire a Dio e per
l’occasione sono stati sgozzati 12 milioni di agnelli solo
nell’Arabia Saudita.
Il
Hajji ha le seguenti caretteristiche:
come
prima tappa Mina che sta vicino alla Mecca, dove i pellegrini
piantano le tende e fanno scorta di acqua. La seconda e’ il monte
Ararat, luogo sacro in cui Maometto pronuncio’ l’ultimo discorso
prima di morire. Segue la lapidazione di Satana nella valle di Mina,
durante la quale vengono lanciati sassolini contro tre Steli che
rappresentano il demonio. La conclusione e’ alla Mecca con i sette
giri attorno alla
Kaaba che e’ un edificio cubico situato piu o meno al centro
del grande cortile della moschea.. nel suo lato orientale e’
collocata la pietra nera che e’ un blocco di minerale di colore
nero e di origine sconosciuta (la tradizione vuole che l'abbia
portata sulla terra l'arcangelo Gabriele dal paradiso terrestre) gia’
sacro ad Abramo e agli arabi preislamici, a cinque piedi dal suolo,
in un castone d'argento. Essa e’ oggetto di venerazione ma non di
adorazione e dopo aver completato i giri (il tawaf), i pellegrini
pregano preferibilmente alla stazione di Abramo dove lui costrui’
in origine la Ka’aba, qui si beve l’acqua della sorgente di
Zamzam e poi l’ultimo rito del pellegrinaggio e’ la corsa (sa’y)
che ricorda l’affannosa e disperata corsa fra due colline rocciose
di safah e Marwa da parte di Hagar la madre di Ismaele che trovo’
l’acqua della fonte di ZAmzam indicatale dal piedino del piccolo.
Ora il pellegrinaggio e’ concluso e il pellegrino e’
completamente desacralizzato e volendo puo’ visitare la Moschea del
profeta alla Medina e visitare la tomba del Profeta e dei suoi nobili
compagno nella forma prevista dall’Islam. Tornando al Hajji occorre
precisare che il primo dovere dell'Hajj
e’ l'Ihram (l'ingresso in stato di purezza e consacrazione
rituale). Il musulmano pellegrino deve conoscere il luogo ed il
momento per l'Ihram. Si devono anche conoscere le cose da fare prima
di entrare in stato di Ihram, il suo significato e le preghiere che
dovrebbero essere recitate prima e dopo l'Ihram.
Riassumo
e concludo con cio’ che si deve e non si deve fare durante lo stato
di Ihram in modo da essere pronto.
-
Lavare interamente il corpo, rimuovendo ogni traccia di sporcizia e
sudore. - Gli uomini devono togliersi qualsiasi abito cucito, od
abiti attillati od aderenti a qualsiasi parte del corpo (ad. es.
camicie e calze) e coprirsi con due teli da avvolgere intorno al
corpo. Si possono portare, senza calze, qualsiasi tipo di sandali
(anche se hanno cuciture) o scarpe che non coprano le caviglie. E'
desiderabile che i due teli siano bianchi e puliti (appena lavati o
nuovi).
- Le donne devono togliersi tutto cio’ che e’ fatto per coprire la faccia, ma tenere i capelli ben coperti e nascosti con un velo non trasparente. Secondo quanto ha tramandato il Profeta il viso e le mani devono restare scoperti ad eccezione di indumenti ed ornamenti destinati a renderle attraenti. Alcuni credono che le donne debbano portare abiti di colore verde. Tale opinione e’ una balla. Non vi sono colori prescritti.
- Dopo il bagno, ci si deve profumare, se possibile, il corpo. Non si deve profumare, tuttavia, l'abbigliamento Ihram. Le donne devono usare il profumo con moderazione, per evitare di attrarre l'attenzione su di loro.
- Le donne devono togliersi tutto cio’ che e’ fatto per coprire la faccia, ma tenere i capelli ben coperti e nascosti con un velo non trasparente. Secondo quanto ha tramandato il Profeta il viso e le mani devono restare scoperti ad eccezione di indumenti ed ornamenti destinati a renderle attraenti. Alcuni credono che le donne debbano portare abiti di colore verde. Tale opinione e’ una balla. Non vi sono colori prescritti.
- Dopo il bagno, ci si deve profumare, se possibile, il corpo. Non si deve profumare, tuttavia, l'abbigliamento Ihram. Le donne devono usare il profumo con moderazione, per evitare di attrarre l'attenzione su di loro.
domenica 25 novembre 2018
I Promessi Sporci.
In quel ramo del lago di Como
c’e’ un freddo che gela ogni uomo:
tra promontori, boscaglie e torrenti
ti treman le palle e ti sbattono i denti,
addirittura nel borgo di Lecco
la Sammontana ci fa il Maxistecco.
Un freddo mattino, Abbondio il curato,
camminava pianino perche’ anchilosato,
si procacciava il suo poco salario
con un monte di seghe e poco breviario;
ma nonostante cappello, sciarpa e guanti
rimase diacciato con i Bravi davanti.
E il Bravo: “Fermati, che di culo hai la faccia,
apri le orecchie a questa minaccia!
C’e’ Don Rodrigo il nostro signore
che ha voglia di scopare ogni due ore
ed ha deciso che vuole un pompino
dalla ragazza di Tramaglino…
quindi pretaccio… non al matrimonio
senno’ scateniamo un pandemonio!”
Abbondio rispose con poche parole:
“Dite a Rodrigo che faro’ quel che vuole “.
Il curato entro in casa e scanso’ le vivande
perche’ piene di merda avea le mutande,
racconto’ alla serva ubbidiente
la cattiveria di quel prepotente ;
fu la Perpetua a dir: “Che crudele!”
mentre solerte gli puliva le mele.
Il prete l’indomani parlando latino
prendeva in giro il pover Tramaglino,
che irato sbotto’: “Ti infilo nel frigo!”
Abbondio s’arrese: “Lo vuole Rodrigo!
Non lo posso fare il matrimonio…
senno’ e mi mettano in pinzimonio!”
Renzo usci’ furente sbattendo la porta
e ando’ al negozio a disdire la torta ;
poi racconto' tutto alla demente Lucia
che consiglio’ tutti di pregare Maria.
Le speranze non eran che rimasugli…
poteva qualcosa Azzeccagarbugli?
Ma questi disse a Renzo: “Io… un vo’ beghe!
Dai retta figliolo, fatti tre seghe”.
Ma la coppia promessa non s’era arresa
ed architetto’ delle nozze a sorpresa,
un’azione di forza per gente decisa:
niente rinfresco, prima notte ad Incisa.
Entrarono in chiesa e nel buio assoluto
volaron pestoni, gambette ed uno sputo ;
atterrito Abbondio cerco’ di scappare
e Renzo si scaglio’ dritto sull’altare,
sbaglio' però presa e agguantò Gesu'Cristo,
il prete fuggendo: “Un ti sposo… hai visto!”
Successe un putiferio in tutto il paese
e fu la Lucia a farne le spese:
spalla lussata, versamento a un ginocchio
ed un disgustoso catarro in un occhio.
Si recarono quindi dal Padre Cappuccino
che organizzo’ la fuga per evitar casino:
si mimetizzarono come camaleonti
e con varie bestemmie salutarono i monti.
Che notte per Renzo: ne’ figa ne’ ano ,
Lucia parti’ per Monza e lui per Milano.
La sposa promessa tra il freddo ed il vento
giunse stremata fino ad un convento,
dove comandava una tale Gertrude,
la porcona-monaca con vulva che prude
che godeva a Monza, il Manzoni accenna,
facendosela scicanare da Prost e da Senna.
Appena Rodrigo udi’ dell’accaduto
mollo’ na scoreggia e tiro’ un grosso sputo,
urlo’ agli scagnozzi: “Voglio Lucia!
Cercatemela e portatemela, ovunque sia!”
Nel frattempo a Milano giungeva lo sposo
poco contento e abbastanza furioso,
ragionava tra se’: “Ma mondo stoppino…
non trombo Lucia e qui fo’ il cretino!”.
Ma giunta era l’ora di far colazione
ed agognando Renzo un bel bombolone
si reco’ presso il Forno alle Grucce….
Tiro’Briosce per aria come cartucce:
peggio della guerra di’ quindici-diciotto
volavan panini, schiacciate e un biscotto ;
la gente mirava davvero a far male:
sette contusi per un filone integrale.
Dopo un paio d’ore arrivarono i celerini
che sedarono il tutto tirando crostini.
Renzo si rifugio’ in un’osteria
e si sbronzo’ alla facciaccia di Lucia.
Avrete gia’ inteso che allora a Milano
c’era la crisi della farina e del grano
ma il pover Renzo sapeva n’accidenti
che li’ scarseggiavano questi frumenti.
Passeggiava pel centro con un sacco gigante
quando fu controllato da una volante,
fu perquisito e di poi arrestato:
detenzione e spaccio di cantucci di Prato.
Ma non finisce qui l’avvincente romanzo,
Renzo scappo’ verso l’ora di pranzo:
“Quasi quasi vo’ a Bergamo, si’ la città l’e’ brutta,
speriamo almeno un’ si tirin la frutta!
Proprio di mele c’ho dietro du’ torte…
se mi piglian stavolta c’e’ la pena di morte!”
Don Rodrigo in tachicardia
senza il pompino della Lucia,
esclamo’: “Perche’ non c’ho pensato?
Basta che avverta l’Innominato!”.
Parti’ al galoppo, valicava ogni valle
una mano alle briglie ed una alle palle
e appena il cavallo casco’ sulla ghiaia
apparve il cartello “Villa Calcinaia”.
Rodrigo all’Innominato: “Mio amicone,
con speranza ti chiedo ’sta commissione .
Rapiscimi Lucia, tranquillo e con calma
se non la trovo mi verra’ il cardiopalma!”
L’Innominato con cinque teppisti
entrò nel convento senza esser visti:
da tutte le suore Lucia era appartata
il Grifo la vide e le diede una bastonata,
la colpi’ con forza, un po’ sotto il collo,
lei si squaglio’ come il pane in ammollo.
Per piu’ di sei giorni la pora Lucia
rimase sdraiata per l’anestesia ;
la poveretta piangeva, piangeva e pregava:
“Madonna… fo’ un voto… nessuno mi chiava,
rinuncio ad ogni uomo, niente bambini
da qui finche’ non muoio saran ditalini!”.
Cosi’ lei giuro’ sperduta nel Chianti
quando le apparve l’Innominato davanti:
“Pora Lucia, ti vedo un po’ pesta,
che hai fatto alla spalla e li sulla testa?
Davvero mi vergogno e ti chiedo scusa…
non chiamo Rodrigo e ti mando a Ragusa!”.
Ma lei torno’ al paesello natale
e nel borgo scoppio’ un gran carnevale:
baci ed abbracci, strappi di camicia…
nemmeno in curva quando c’era Derticia,
ma si blocco’ di colpo la citta’
quando seppe del voto di castita’.
Lucia grido’: “Che Renzo si metta in pace…
il suo uccello lo piglio solo alla brace!”.
Milano intanto senza che si sapesse
fu colpita da una forma di aiddiesse:
i rotoli di carta furon presto esauriti
e la gente si puliva il culo coi diti.
Il contagio avveniva stringendosi le mani
e cosi’ fu moria tra i popolani.
Rodrigo fu colpito da una forma violenta
salutando uno zio che cacava polenta:
vane le cure con aspirina e chinino…
e mori’ senza ricevere quel beato pompino.
Ed ecco proprio che da questo momento
riapparve Renzo dall’isolamento:
da Bergamo a Lecco in un battibaleno,
superando le carrozze nientedimeno,
arrivo’ da Lucia che tutta emozionata
gli disse che lui non l’avrebbe trombata.
E Renzo rispose, di rabbia assai empio:
“Lucia te c’hai il VOTO… ed io lo riempio!”.
Questo e’ il finale: ma quale provvidenza…
i mugolii echeggiarono ben oltre Vicenza.
Il mio romanzo e’ terminato,
ripongo la penna e vo’ a bere un Moscato
perche’ io soprattutto di questo Manzoni
mi son veramente scassato i coglioni!
e come ogni domenica ecco il Marketing di Salvini secondo lo Ste.
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