sabato 19 giugno 2021
E col pan flute interrompo sino a settembre il blog...vaccinatevi
domenica 13 giugno 2021
AstraZeneca ritorno..
Siamo nel marasma completo col dubbio Amletico della faccio o non la faccio? Se tutto va bene..siamo rovinati secondo il pensiero di Nat e il mio..
E vabbuo' sollazziamoci con le vignette dello Stefano e tralascio il post che volevo pubblicare..sono nel preparativo di trasferimento marino trimestrale...
Ad ogni modo ecco come si comportano i vaccini:
I Virali:
Gli RNA
venerdì 11 giugno 2021
Errore
Ad un certo punto, mentre cammini,
ecco lo incontri, forse ti aspettava,
ti si avvicina, inizia a parlare,
non sembra un tipo pericoloso,
facciamo pure un po’ di strada con lui.
Poi, d’improvviso ti dice chi e'.
Lui e' cio' che non si dice, cio' che non si fa',
cio' che non si deve nemmeno pensare.
Lui e' l’errore, e insieme a lui
E' arrivata la vita.
Non l’avevi mai incontrato, vero?
Ne' lui, ne' la vita.
Lui e' un demone buono, non vuole farti male.
Svolge solo il suo compito,
un compito ingrato.. quello di pasticciare
un’esistenza perfetta,
perche' lui lo sa bene, e ora lo sai anche tu,
che una vita perfetta, senza un errore,
e' solo una morte vestita a festa.
E a proposito di errore ecco cosa pensa Nat sull'Astrazeneca
ogni riferimento e' puramente casuale e non si sa cosa ci riservera' il futuro e il buon Laurenti sta cantando..devi morireee.. tocco ferro e anche l'attributame e non vorrei essere nei panni dell'over sessanta che domani farà il richiamo
Ad ogni modo ecco come si comportano i vaccini:
I Virali:
Gli RNA

domenica 6 giugno 2021
In illo tempore..niente anglicismi (quando c'era LUI)
In merito agli anglicismi a cui siamo abituati, mi sovviene un articolo di Giovanni Canzanella che sette anni fa fece in occasione di un progetto cinematografico dell'Istituto Luce che e' il maggior archivio storico italiano, proietto' alla Mostra del Cinema di Venezia dal titolo “Me ne frego” riferito alle trasformazioni cui la lingua italiana venne sottoposta durante il ventennio dell'ascesa di Mussolini dal 1923 sino alla sua deposizione (25 luglio 1943).
Me ne frego! ed era un ritratto approfondito ed ironico delle trasformazioni cui la lingua italiana venne sottoposta durante il Ventennio, dall’ascesa di Mussolini.
Via gli anglicismi, simbolo dell’influenza della «perfida Albione» (come all’epoca veniva chiamata l’Inghilterra); via le espressioni troppo effeminate ,come il darsi del «Lei» che venne sostituito con il «Voi», più virile e sintomatico del «machismo» fascista.
E basta con quegli inutili dialetti, simbolo di un Italia arretrata e incivile.
Non sono gli anglicismi, ma qualsiasi parola dal sapore straniero veniva bandita.
Non si andava più in vacanza a Courmayeur, bensì nella italica Cormaiore; poi la sera si andava a prendere un aperitivo con gli amici…ma non certo un effemminato cocktail! Meglio un arlecchino, più vicino ai gusti del maschio fascista.
E se si voleva ascoltare un po’ di musica, si andava in un negozio di dischi ad ascoltare l’ultimo 45 giri del grande trombettista Louis Armstrong.
«Louis Armstrong?» avrebbe risposto il negoziante «forse parlate di Luigi Fortebraccio! »
Già, perché a partire dal 1936 si diffuse una circolare del Partito Fascista che impose ai giornali di tradurre in italiano tutti i termini stranieri contenuti nelle canzoni, compresi i nomi degli artisti.: così il clarinettista Benny Goodman diventava il bonario Beniamino Buonuomo, l’attrice e show-girl Wanda Osiris diventava più semplicemente Vanda Osiri.
Nel 1938 la musica jazz, ormai dilagante, veniva bollata come musica negroide e bandita completamente dalle programmazione radiofoniche.
Ma gli intellettuali, i professori e i linguisti cosa pensavano di questa grottesca «rivoluzione»? Ecco un estratto dal Il Popolo d’Italia del 10 luglio 1938:
«Dobbiamo ritornare alla nostra tradizione, dobbiamo rinnegare, respingere le varie mode di Parigi, o di Londra, o d’America. Se mai, dovranno essere gli altri popoli a guardare a noi, come guardarono a Roma o all’Italia del Rinascimento… Basta con gli abiti da società, coi tubi di stufa, le code, i pantaloni cascanti, i colletti duri, le parole ostrogote»
Nel 1938 la musica jazz, ormai dilagante, veniva bollata come musica negroide e bandita completamente dalle programmazione radiofoniche.
Persino una mente
brillante e all’avanguardia come quella di Giovanni
Gentile,
il filosofo che diede il suo nome alla riforma scolastica più
importante mai varata in Italia (forse l’unico lascito degno di
merito di quel ventennio), diede il suo appoggio, e con lui altri
intellettuali come Filippo Marinetti (l’inventore della corrente
letteraria nota come Futurismo)
, Luigi Federzoni, Alessandro Pavolini. E le testate nazionali si
adeguarono subito, iniziando a stilare liste di nomi «assolutamente
da evitare» o da «italianizzare».
A proposito dell’introduzione
del «voi» al posto del «lei», c’era anche chi guardava il lato
comico della faccenda, come l’attore comico Totò
che
parlando del noto astronomo Galileo Galilei, lo chiamava Galileo
Gali-voi.
Anche i dialetti tra i banchi di scuole erano
teoricamente banditi. Teoricamente perché in realtà, il 90% della
popolazione continuava ad usare il dialetto della propria regione, o
città, in barba ai decreti del Duce.
Ma la lingua «se ne frega» delle leggi e dei decreti.
La lingua italiana è
un organismo vivo che segue le sue proprie leggi , difatti della
«rivoluzione» linguistica fascista, oggi non è rimasto molto, se
non l’involontaria comicità che oggi genera negli italiani del XI
secolo e pensare che nel percorso scolastico Mussolini si beccò 10 giorni di sospensione per le sue idee che bistrattavano l'italiano nei confronti di altre materie, per la serie "il tempo è moneta percio' vado a casa a studiare geometria"..
Per chi non riesce lumare la jpg di cui sopra in quanto opera col cellulare traduco lo scritto..
giovedi' mattina 3 andante, il Suo signor Figlio aveva lezione di storia, d'italiano, di calligrafia e di scienza.
Mancando per giusta causa il professore si storia, l'insegnante di italiano assegno' agli alunni della 3a classe tecnica il seguente tema "il tempo e' danaro".
Poco dopo Suo figlio consegno' all'assistente un pezzetto di carta dove si legge "il tempo e' moneta. Percio' vado a casa a studiare la geometria avvicinandosi l'esame. Non le pare piu' logico?.B.Mussolini
Il consiglio dei professori riunendosi d'urgenza per mantenere alto il prestigio della scuola e il rispetto per le persone che lo frequentano, ha sospeso Suo Figlio per dieci giorni.
La prevengo di questo perche' Ella voglia provvedere acciocche' il Figlio Suo non resti inoperoso per tanto tempo.
il Direttore Valf. Carducci
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Dando uno sguardo al calendario vedo che siamo gia' al corpus Domini e quindi devo prepararmi pscicologicamente al trasferimento nella casa marina e considerata la festivita' religiosa lascio spazio al buon Stefano che oggi si cimenta in lingua spagnola...
sabato 5 giugno 2021
Chi e' stato i primo a dare il nome alle cose?
Secondo l'apogetica e filosofia cristiana con la conclusione prettamente Togolana, la capacità umana di dare un nome alle cose risale a quando Dio, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli avrebbe dato.
L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi e questo lo si legge nella bibbia Genesi 2:20-21-22 e precisamente:
20 L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui.
21 Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d'essa.
22 Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all'uomo, formò una donna e la condusse all'uomo. .
"Dare un nome", nella cultura biblica, è molto più che un arbitrario esercizio estetico e poetico.
In sintesi questo riferimenti biblici, ci parlano così delle capacità e delle responsabilità umane di dare nome alle cose ma siccome l'uomo (secondo il punto 20) ha avuto defaillance, impietosì il Creatore, che sempre stando al punto 22 di cui sopra, gli trovò l'aiuto richiesto e grazie a sta donna formata dalla costola dell'ominide, a tutte le cose diedero nomi appropriati mentre sta donna vegana mangiava la mela (ma questa è un'altra storia scritta in inglese/togolano)..
Chiedo perdono del post semiserio e mi inginocchio su gusci di noce cospargendomi la capa di cenere recitando tre pater-ave-gloria.
giovedì 3 giugno 2021
Borsa Hermes Kelly in regalo..naaaaa
Un post di WhatsApp, invita a cliccare su un link per partecipare a questa sorta di concorso, con regalo assicurato per tutti.
Come sempre avviene in questi casi, però, è importante capire che si tratta di una truffa.
In pratica, la bufala della borsa Hermes Kelly in regalo per 184esimo anniversario invita le persone ad accedere ad una pagina web che non ha nulla a che vedere con l’azienda.
Partecipando ad un semplice questionario, si avrà la sensazione di aver vinto e, alla fine, verrà richiesto un piccolo pagamento per la spedizione del prodotto.
Il truffato, in quel preciso istante, consegnerà in modo inconsapevole i dati della propria carta di credito al truffatore, che in poche ore andrà a prosciugare il credito disponibile.
lunedì 31 maggio 2021
Remember the telephone tokens?
Mentre fottingavo passando accanto alla cabina telefonica ho visto un cartello.. mi sono avvicinato e ho letto la decuiussata della stessa.. anche la cabina se ne va, ormai poche persone la utilizzano e mi ha fatto rimembrare che una ventina d'anni or sono era stata decretata la fine del gettone telefonico..ve lo ricordate?…
C’era una volta…il gettone telefonico, era nato nel 1927, per inaugurare i primi sei telefoni a gettone installati presso la Fiera Campionaria del mio paese a Milano, ed e’ morto al 31 dicembre 2001 alla veneranda eta’ di 74 anni; in tutti questi anni non cambio’ mai il conio.
Il gettone serviva per dare il resto in mancanza delle monetine (incettate dai giapponesini che le utilizzavano per fare le casse degli orologi), serviva anche per bloccare la levetta del calciobalilla al fine di prolungare la partita in quanto le palline continuavano a scendere, e qualche volta sto gettone serviva anche per telefonare.
Parecchi miei coetanei ne conoscono il sapore dato che mettendoli in bocca assieme ad una caramella zuccherata, una volta infilati nella canalina del telefono pubblico, incollandosi alla parete impediva la discesa degli stessi e prolungavano la telefonata all’infinito (i piu’ raffinati ecologisti praticavano dei forellini nel gettone per infilarvi una cordicella di nylon, sempre allo scopo di non farlo cadere nella cassetta della gettoniera).
L’impiego telefonico del gettone era complesso, per svariati motivi a partire dall’ardua combinatoria gettone-telefono.
Situazione namber uan: il barista ti dava il gettone, ma sul telefono campeggiava un enorme cartello con scritto “GUASTO”.
Situazione namber ciu (scusate lo sputacchio), il telefono era in servizio, ma sul banco del bar c’era un foglio con scritto “ NON ABIAMO GETONI”.
Situazione namber tfrii (mannaggia alla dentiera): avevi il gettone, l’apparecchio fungeva, ma era occupato da un cliente abituale, tale Tonino detto “Il Bestia”o anche “el Ciulun”, una specie di armadio vivente che con un solo gettone telefonava ininterrottamente per diciassei ore ( la Tariffa Urbana a Tempo era allora un virus sconosciuto), alzando la testa solo per ordinare birre, panini e per sputare sul cartello “Telefonate Brevi” e nessuno osava protestare. E che altro dire delle interurbane?
Per fare un’interurbana arrivavi alla cabina zavorrato da decine di gettoni stipati nelle tasche dei pantaloni (da cui la famosa frase pronunciata dalla ragazza che abbracciavi: “mmmm Sei contento di vedermi o devi fare l’interurbana?”, li infilavi ad uno ad uno nel telefono, poi facevi il numero con la rotella e non appena dall’altra parte alzavano il ricevitore o cornetta, i gettoni precipitavano con la velocita’ ed il rumore di uno sten tipo raffica di mitra.
Se invece non rispondeva nessuno, potevi premere il tastone di plastica per farti restituire in un colpo tutti i gettoni sentendoti cosi’, per una volta, come un vincitore alla slot machine.
E chi di voi non ha recuperato gettoni passando davanti alle gettoniere, tentando la fortuna di recuperare i gettoni che precedenti persone non erano riusciti ad avere per la fretta.. luogo ideale le stazioni ferroviarie con treni in partenza… oppure variante di ladrocinio inserendo uno straccio nel foro di caduta per impedirne la giusta restituzione ed il successivo castigo da parte del trucido trafficone che toglieva l’impedimento e intascava il malloppo.
Unica alternativa erano i bar con il telefono a scatti, dove pero’ il contatore cominciava a girare come un frullatore Girmi appena entravi, quindi da scartare assolutamente.
Al gettone e’ legato l’unico fruttuoso investimento della mia vita: un guadagno netto del 100%.
Stavo ammassando gettoni per concedermi una telefonata alla Gabriella di Busto Arsizio grande gnocca con un sorriso splendido e una mini da capogiro; un giorno arrivo’ la notizia dell’aumento del telefono; il gettone era radicalmente raddoppiato come prezzo. Guardai il mio gruzzolo: tredici gettoni, una sopravvenienza attiva di ben milletrecento lire (0.67 €); offrii una ghiacciatina mentorzata alla vicina di casa di nome Maria e dimenticai per sempre la Gabriella di Busto Arsizio.
Addio Gabriella e addio Caro Gettone.. ti ricordo con very nostalgia.
P.S. Sui siti di vendita online ci sta un gettone marchiato 7607 alla modica cifra di... lumatelo da voi e sappiate che ne ho un paio..