Avviso per i naviganti …Chi va di solito al vespro delle cinque o e’ minorenne o bigotto/a, non deve continuare la lettura del post, mi sarebbe dispiaciuto non pubblicare la farneticazione di cui sotto (cui e non qui), ma che ci volete fare, non tutti riescono ad esprimere il loro stato d’animo e di certo questo di Marshall (mio giovane vecchio lettore) non e’ da educanda in quanto e’ piu’ indicato alla classica vulvivendola che lavora nei chiavisteri e fa straordinari sulla tangenziale ovest, cmq e’ talmente espressivo il suo esternarsi che quasi fa tenerezza, la classica tenerezza di chi pesta la merda nascosta dalla foglia autunnale in quel di Casalcoso lasciata dal cane di turno sul marciapiede, tanto si dice che porta fortuna no? E la fortuna e’ quella di non trovare il proprietario dello stesso cane legato all’altro capo del guinzaglio..fortuna per il proprietario ovvio, cosi’ puo’ evitare di farsi dare due punti dove ci si infilano le supposte, avevo messo in bilancio di non pubblicare piu’ gli scritti del balengo e quindi mi rimangio il bilancio e domani cerchero’ di tornare quello di prima sempreche’ non capitino avvenimenti che possano farmi ritardare l’abbandono degli scritti di Marshall tipo questo sotto..e leggete con un occhio solo..i riferimenti a fatti o cose, sono puramente casuali e se per caso qualcuno si sente tirato in gioco..son biip suoi..
Una
vita non basta e non ti basterà mai…
Oggi cambia tutto. Perché
non mi basta. Perché questo delirio non è quello che voglio. Perché
la tua puzza di merda mi ha stufato.
Vaffanculo e rinasci.
Sono
fragile. Sono un cazzo di gigante di vetro che non aspetta altro che
una piccola crepa.
Cin cin.
Mi affogo. Affogo voi, te, il mio
mondo, il mondo che mi vorresti vendere.
Una vita non basta.
Tutto
brucia e io brucio con lui. Fondamentalmente ingenuo. Inconsapevole.
Impaurito. Incazzato e con uno sguardo a quello che ho lasciato per
strada.
Ho perso tanto nel corso del tempo. Ho perso tante
speranze, ho fallito tante prove. La vita mi sfida e io crollo sulle
ginocchia. Lentamente mi lascio scivolare nella mia tana scavata
nella sabbia.
E cambiano i ritmi. La musica si fa isterica, poi
nevrotica, poi armoniosa. Poi si spegne. Si abbassa il sipario. Io
non capisco. Ma si abbassa. Un delirio. La fine del mondo concessa
solamente a chi è pronto a spingersi fino al più degradante livello
di se stesso. In quello strato lontano e oscuro in cui fanno le tane
i topi, in cui restano a marcire i rifiuti.
È una guerra ma io
sono un kamikaze. Figlio di puttana.
Tutti hanno un dramma. Tutti
hanno una storia da raccontare. Tutti hanno qualcosa per cui vale la
pena ascoltarli tipo Carlo alias togotuentinain. Tutti hanno un
senso. Io non ho nemmeno un’idea originale. Non ho un singolo
racconto che non sia già stato narrato.
Provo a dormire. Non ci
riesco. Provo a mettermi davanti ad un foglio e a disegnar
l’infinito. Non ci riesco. Provo a disegnare il mio volto. Non ci
riesco.
Prendo fiato. Stacco la spina.
Buio. Silenzio sopra
tutti i mobili dell’arredamento.
Infine esplodo.
Frasi
pensieri lacrime bestemmie grida sperma rabbia occhi sgranati vene
occhi gelidi. Amore.
La vita come un palco. Io incapace di
ricordare le battute del mio copione. Io che improvviso.
Vado a
braccio.
Un altro bicchiere di vino.
Senza paura ma solo con
certezze semplicemente inventate.
E se non ti piace non leggere. E
se mi disprezzi vaffanculo. E se ti credi meglio di me evidentemente
avrai ragione. Io sono\sarò\voglio essere\spero di essere\sono una
semplice candela che brucia lentamente. Dall’alto verso il basso.
Noiosamente. Dall’alto verso il basso.
Una goccia alla
volta.
Cera.
C’era.
Non lo so se il mondo è perfetto.
Un
altro bicchiere di vino. Ormai è caldo.
Non lo so se il mondo è
perfetto. Forse sì. La colpa non è del mondo ma mia. Pace.
Pazienza. Che delirio. Che cazzo di parole in fila come una bianca
striscia di cocaina.
Eppoi su per il naso dritto nel cervello poi
attorno ad esso fino a quando non si attacca alla parte più
delicata, più morbida, più gustosa da distruggere, del tuo
cervello. Ti spinge ti violenta. Ti spreme l’anima, ti comprime
l’osso del collo eppoi ti lascia in terra con la sensazione,
credetemi sgradevole, di aver appena consumato il tuo ultimo tasto.
Umiliato. Ogni schiaffo dato ne esige cento ricevuti.
In un
cinema. Da solo. Lo schermo non ha vita questa volta. È tutto nero.
In mezzo allo schermo c’è un taglio. Una figa? No. Forse un
sorriso deforme. Com’è che vorrei tutto meno quello che ho? Com’è
che mi taglio le vene? Come? Come se. Scivola corre come
un’autostrada. Poi arrivi al casello. Timbri, paghi il dazio:
delusioni, sofferenze, la tua migliore amica che ti accoltella,
l’amore che finisce, gli amici che ti abbandonano.
La
sbarra si alza.
Sei morto.
Nessun commento:
Posta un commento